Catanzaro: abuso e falso, chiesta condanna per dirigente Asp
Si e' conclusa con una richiesta di condanna ad un anno ed otto mesi di reclusione la requisitoria della pubblica accusa nell'ambito del giudizio abbreviato a carico di Giuseppe De Vito, 58 anni, di Jacurso, accusato nella sua qualita' di direttore dell'Unita' operativa igiene e sanita' pubblica del dipartimento di Prevenzione dell'Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, di presunti illeciti connessi all'affidamento dell'incarico di referente per il coordinamento dell'ufficio. Accuse di atti persecutori, abuso d'ufficio, falso in atto pubblico e rifiuto in atti d'ufficio rispetto alle quali il pubblico ministero ha chiesto al giudice dell'udienza preliminare di Catanzaro di riconoscere la pena responsabilita' di De Vito, proprio come ha fatto l'avvocato di parte civile, prima che il giudizio abbreviato - che in caso di condanna comporta lo sconto di pena di un terzo - fosse rinviato per l'arringa del difensore dell'imputato, l'avvocato Francesco Fodaro. Per la sola accusa di abuso d'ufficio e' stato in precedenza scagionato un secondo indagato, Guglielmo Merante, 60 anni, di Catanzaro, colui il quale fu nominato referente per il coordinamento dell'ufficio diretto da De Vito, all'udienza del 6 maggio scorso quando il suo difensore, l'avvocato Mario Cilurzo, ottenne dal gup un proscioglimento "perche' il fatto non sussiste". Secondo l'impianto accusatorio formulato dal sostituto procuratore Giampaolo Boninsegna, De Vito avrebbe proceduto alla nomina di Merante in violazione di leggi e contratti di lavoro che avrebbero richiesto per la qualifica in questione il possesso del master di primo livello in management. La nomina del 60enne, ancora, secondo la Procura avrebbe penalizzato un dipendente in possesso dei requisiti previsti che, invece, sarebbe stato sottoposto ad un ordine di servizio per rotazione di personale giudicato dall'accusa immotivato e privo di preventiva comunicazione alle rsu ed ai sindacati. Anche l'accusa di atti persecutori ipotizzata a carico di De Vito deriva dal fatto che, sempre stando alle tesi della Procura, il dirigente avrebbe sottoposto il dipendente che non ebbe la nomina ed un suo collega ad una serie di presunte vessazioni, non impiegandoli nelle mansioni superiori cui avrebbero avuto diritto, disponendone piu' volte il trasferimento, e contestando violazioni disciplinari che la Procura ritiene prive di fondamento. Per ritorsione, inoltre, i due dipendenti sarebbero stati impiegati in mansioni mortificanti come il controllo delle deiezioni canine, e minacciati allusivamente di essere danneggiati professionalmente. Una situazione di tensione all'interno dell'ufficio che, secondo la Procura, avrebbe costretto i due dipendenti a sottoporsi anche a cure farmacologiche. L'ipotesi di falso e rifiuto di atti d'ufficio, infine, e' legata all'elaborazione di relazioni di competenza dell'ufficio diretto da De Vito ed a presunti mancati interventi di controllo sulle condizioni igieniche di una struttura dell'Asp in via Acri.