Manifesto per Crotone: “Difendere la provincia per difendere la nostra storia e il nostro futuro”
"L’annunciata soppressione delle Province e, in attesa di questa soluzione definitiva, la riduzione a funzioni puramente irrilevanti della loro potestà amministrativa sono provvedimenti che violano le disposizioni costituzionali in materia ordinamentale e recano una ferita profonda al tessuto istituzionale, alla rappresentanza democratica, ai principi del decentramento, della sussidiarietà e persino dell’economicità e dell’efficienza. - Comunica una nota stampa - E’ un pericoloso e inaccettabile ritorno al passato, a una logica centralistica che riduce i poteri di autonomia territoriale e colpisce i delicati equilibri dell’architettura dello Stato.
Con malcelata ipocrisia etica e culturale si vuole individuare nelle Province lo sbocco terminale del dissesto finanziario della pubblica amministrazione. Questo serve a nascondere i veri sprechi, le vere fonti di spesa inutile e incontrollata, cioè quella pletora di enti inutili, di baracconi clientelari e parassitari, che a nulla servono se non all’assegnazione di cariche e prebende e al mantenimento delle reti clientelari e degli apparati di consenso della casta politica.
Le Province erogano servizi essenziali ai cittadini, tanto più necessari quanto più aderiscono ai problemi del territorio, sviluppano capacità progettuali, mettono in campo conoscenze e competenze.
La Provincia di Crotone, per restare nel campo di nostro interesse immediato, lavora sui piani d’ambito dei rifiuti, delle risorse idriche, delle risorse energetiche, della riorganizzazione della rete scolastica, gestisce la riserva marina, ha avviato il progetto “Kroton Parchi”, cura la rete stradale provinciale, l’edilizia scolastica, l’osservatorio per le malattie oncologiche, lo sportello provinciale per le attività produttive, i finanziamenti comunitari, l’andamento dei flussi turistici e la promozione dell’offerta, le iniziative culturali e le attività sportive. L’elenco potrebbe continuare, ma già questo basta a dare l’idea che l’attività delle Province accorcia la distanza tra cittadini ed amministrazione. Non a caso esse sono definite “enti intermedi”, perché, in un quadro di progressiva aderenza delle articolazioni democratiche alla territorialità, svolgono un ruolo di identità sociale, di autogoverno e di coesione culturale e civile che è prezioso in tempi di crisi di valori e di grave recessione economica. - Continua la nota - Le Province, in sostanza, contribuiscono alla complessiva tenuta democratica del Paese e, semmai, ne va ulteriormente rafforzata la funzione di ente cerniera che raccorda e conduce a sintesi unitaria le diverse competenze e i molteplici livelli istituzionali. La permanenza di questi enti non è uno spreco, ma un’opportunità della democrazia di organizzarsi in maniera moderna e di migliorare la propria efficienza. Occorre, però, che non venga interrotto o annullato il processo di decentramento, di trasferimento di poteri e competenze che in Calabria è sempre precario e incerto.
La lunga lotta delle popolazioni del crotonese per vedere riconosciuta la propria autonomia territoriale e identità mediante la nascita della loro Provincia è stata la conferma che da un punto di vista storico e sociologico l’ente è qualcosa di più di un semplice pennacchio: esso è fattore di integrazione sociale ed elemento di dinamismo economico.
Se il territorio dovesse subire-dopo la chiusura delle fabbriche, il mancato avvio della bonifica, il declassamento del porto e della ferrovia, il peggioramento della qualità della vita-anche la scomparsa della Provincia, sarebbe scritta la parola fine su qualsiasi speranza di ripresa economica, civile e sociale. Il futuro dei nostri giovani perderebbe anche l’ultimo ancoraggio. Andare via diventerebbe una necessità di vita, perché essi verrebbero espropriati del diritto a progettare sulla loro terra, in autonomia, il loro avvenire.
La Regione Calabria e tutte le rappresentanze istituzionali, politiche e sociali devono promuovere le iniziative idonee a scongiurare questo pericolo mortale, d’intesa con le altre Province italiane e calabresi, ma anche nella consapevolezza che per la nostra comunità provinciale c’è una specificità derivante dalla condizione economica, dalla marginalità politico-sociale del territorio, dalla lunga storia delle battaglie per il riconoscimento della Provincia, avvenuto dopo decenni di mobilitazioni popolari.
Tutto ciò giustifica anche l’adozione di misure straordinarie e clamorose, che accompagnino le altre iniziative istituzionali unitarie, prima fra tutte il ricorso davanti alla Corte Costituzionale, che ci auguriamo venga prontamente deciso e inoltrato da parte della Regione Calabria, e che servano a destare dal torpore una classe politica e dirigente, nel senso più ampio del termine, che non sembra percepire l’importanza della posta in gioco.
Ricordiamo a tutti e a ciascuno che si è in determinate funzioni e cariche per mandato dei cittadini e per tutelarne gli interessi. Le carriere e le ambizioni personali sono assolutamente irrilevanti davanti al possibile disastro storico. - Conclude la nota - Bene ha fatto il presidente Stano Zurlo a esprimere con toni accalorati la sua preoccupazione e la sua insoddisfazione per l’inadeguatezza delle proposte avanzate da più parti per trovare una via d’uscita. Ci riteniamo pienamente impegnati a perseguire ogni tentativo di legittima difesa davanti ad una volontà del Governo che riteniamo immotivata e drammaticamente funesta.
Le popolazioni del crotonese siano vigili e disponibili per tutte le forme di opposizione che si riterranno opportune."