La denuncia: detenuti calabresi lavorano poco. L’Ugl non ci sta
“Rimaniamo stupiti dalle dichiarazioni rese qualche giorno fa da un Sindacato minoritario della Polizia Penitenziaria, secondo cui i detenuti della regione Calabria lavorano poco. In Italia esiste una disoccupazione tra gli under 25 che si attesta al 30%, e la forbice che separa il Trentino Alto Adige dalla Calabria è di oltre 24 punti, mentre in Europa la media dei giovani sotto i 25 anni in cerca di occupazione è del 17%. Inoltre, l’Osservatorio Svimez ha stimato che la Calabria è la regione d’Europa con il più alto tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) registrando il tasso record del 27%. Per cui, ci sembra veramente eccessivo che un Sindacato possa demarcare tale problematica solo per una classe poco fortunata”.
Lo sostiene Walter Campagna, delegato regionale e consigliere nazionale dell’Ugl, il sindacato della Polizia Penitenziaria. Campagna sostiene inoltre che “E' vero che un detenuto che lavora ha più probabilità di reinserimento nella società e che l'espletamento di un'attività lavorativa smussa certe conflittualità esasperate ed atteggiamenti dannosi all’interno degli istituti di pena; ma da qui a lanciare un grido di allarme ce ne passa!”.
“Esistono già gli strumenti per migliorare ed agevolare il reinserimento sociale dei detenuti. La legge prevede, infatti - prosegue l’Ugl - sgravi fiscali per le imprese che assumano detenuti o che svolgano attività formative nei loro confronti; in particolare le cooperative sociali hanno l'obbligo di assumere nella misura del 30%, usufruendo di agevolazioni contributive. Perché allora – si domanda Campagna - non sfruttare tali strumenti rispetto a chi non sa proprio dove arrampicarsi?”.