Giornata nazionale del Braille a Cosenza con la poesia di Pascoli
Lunedì 20 febbraio alle ore 10:30 nella sala Giacomantonio della Biblioteca Nazionale di Cosenza verrà inaugurata una mostra bibliografica dedicata a Giovanni Pascoli nel centenario della morte dal titolo di una sua poesia “il fringuello cieco”. Tale manifestazione, è progettata e coordinata da Massimo De Buono responsabile della sezione Braille della Biblioteca Nazionale di Cosenza e da Rita Fiordalisi, responsabile della Mediateca dello stesso Istituto, con il patrocinio della Provincia di Cosenza-Assessorato alla Cultura, dall'Unione Italiana dei ciechi e degli ipovedenti Onlus Regionale Calabria e Provinciale Cosenza, dall'Unione Nazionale Italiana Volontari Pro Ciechi Onlus, sezione di Cosenza, rientra nel programma della Giornata Nazionale del Braille (21 febbraio – Legge 3 Agosto 2007, n°126) che vuole celebrare il valore della scrittura in braille per i non vedenti.
Quest’anno si è voluto arricchire questa ricorrenza ricordando il centenario pascoliano attraverso le sue poesie e con l’evento: Pascoli ed il plurilinguismo a 100 anni dalla morte promosso e progettato dalla Direzione Generale per i Beni Librari, gli Istituti culturali e il Diritto d’autore del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. A corredo della mostra bibliografica le schede illustrative saranno realizzate sia nella scrittura in nero, a caratteri ingranditi per ipovedenti, che nella scrittura braille per non vedenti. Il convegno che inaugura la mostra tratta della poesia pascoliana dedicata alla cecità.
Saluti: Elvira Graziani, direttore BNCS Maria Francesca Corigliano, Assessore alla Cultura Provincia di Cosenza Pietro Testa, Presidente UICI Onlus Cosenza Interventi di: Anna Maria Palummo, Presidente UICI Regione Calabria Emilia Bruno, Ricercatrice Dipartimento di Storia Università della Calabria Pierfranco Bruni, responsabile progetto nazionale Mibac "Pascoli ed il plurilinguismo a 100 anni dalla morte" ed coautore del libro “Nel mare di Calipso” Brani letti da Ciccio De Rose Proiezione video RAI su "Pascoli ed il plurilinguismo a 100 anni dalla morte" Coordina Rita Fiordalisi, Responsabile Sezione Mediateca BNCS.
La figura del cieco ha sempre ispirato grande fascino nella letteratura, perché sembra che si accompagni alla sua menomazione fisica nel campo visivo, una sensibilità maggiore in altri campi, quello poetico e musicale, in modo particolare. Grandi autori hanno sempre avuto uno sguardo particolare verso la cecità. Nella letteratura greca si ritrovano varie figure di ciechi-sapienti come Omero, il primo poeta greco, cieco secondo la tradizione. Del Pascoli Omerico parlerà Pierfranco Bruni, autore insieme a Marilena Cavallo del volume Nel mare di Calipso. La dissolvenza omerica e l’alchimia mediterranea in Giovanni Pascoli, (Pellegrini Editore). Il volume rientra nel Progetto sul Plurilinguismo, le immagini etnoletterarie, le visioni mediterranee e i codici dialettici nella poetica di Giovanni Pascoli tra il centenario della morte e i processi culturali contemporanei curato da Pierfranco Bruni per conto della Direzione Generale per le Biblioteche, gli Istituti culturali e il Diritto d’autore del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Tale iniziativa, apre un confronto tra le radici omeriche e mediterranee, la cultura islamica e la classicità nella tradizione del Novecento letterario italiano. Protagonista è, comunque, Giovanni Pascoli (nato a San Mauro di Romagna il 31 dicembre del 1855 e morto a Bologna il 6 aprile del 1912).
La cecità è un tema cruciale nella poesia di Pascoli. Egli scrisse I ciechi per la raccolta ”Miricae”e Il cieco per la raccolta “Primi poemetti”, prima di comporre Il fringuello cieco per la raccolta “Canti di Castelvecchio”. Per Pascoli la cecità è una metafora della condizione del poeta che sostituisce la visione alla vista, la singolare pienezza del “mirare” alla povertà del semplice vedere. Nel poema conviviale “Delias”, il Pascoli riprende la leggenda del cieco Omero, poeta errante in visita al santuario di Apollo a Delo. La cecità, scrive Ambrosoli, è la condizione per potere vedere ‘oltre’, vedere ciò che è nascosto a ‘chi crede di vedere’, che è mascherato o sommerso nello spietato ‘gioco’ dell’esistenza.