Uccellagione con reti, 5 denunce nel reggino

Reggio Calabria Cronaca

Sorpresi dal personale del Corpo forestale dello Stato in flagranza di reato mentre esercitavano l’uccellagione con l’impiego di reti, attività questa vietata dalla vigente normativa per la protezione della fauna omeoterma, cinque persone sono state deferite alla competente Autorità Giudiziaria in due distinte operazioni effettuate nel trascorso fine settimana. Poste sotto sequestro penale attrezzature utilizzate per l’esercizio di tale attività illecita, nonché diversi esemplari morti di fauna selvatica.

In particolare, nella località “Covaluta” in agro del comune di Galatro (RC), il personale del Comando Stazione di Giffone, durante un servizio finalizzato al controllo e alla repressione dei reati ambientali nonché al dilagante fenomeno dell’uccellagione in ambito del territorio giurisdizionale, ha sorpreso in flagranza di reato tali P.P. di anni 65 e C.D. di anni 78. I due soggetti si trovavano all’interno di un bosco di leccio, in prossimità del punto più alto del crinale, disposti a breve distanza uno dall’altro e tendevano ad arte ciascuno una lunga rete a maglia stretta sorretta da due canne. In una delle due reti è stato anche rinvenuto un esemplare di fringuello morto, appena ucciso cruentamente dallo stesso bracconiere. Sia l’attrezzatura utilizzata che la fauna selvatica rinvenuta sono state sequestrate e poste a disposizione dell’Autorità Giudiziaria competente per territorio.

Con modalità analoga, durante un controllo congiunto del territorio effettuato dal personale dei Reparti di Cittanova e San Giorgio Morgeto, quest’ultimo afferente al Coordinamento Territoriale per l’Ambiente per il P.N. dell’Aspromonte, sono stati bloccati e denunciati, in stato di libertà, D.A. e C.G. entrambi di anni 64 e C.A. di anni 71. Gli indagati sono stati sorpresi contemporaneamente mentre esercitavano l’uccellagione con rete nella località “Catena”, in agro del comune di Cittanova, ben nascosti nelle proprie postazioni costruite all’interno di un bosco di leccio di cui avevano modellato ad arte le chiome. Per di più a C.G., a seguito di perquisizione personale, sono stati riscontrarti, all’interno della tasca del giubbotto, due esemplari morti di fringuello, specie protetta in base alla legge 157/92 sulla caccia.

Durante le operazioni, inoltre, uno degli indagati ha fornito false dichiarazioni sulla propria identità personale. Per tale motivo, dopo essere stato condotto in caserma ed a seguito degli accertamenti di rito, a D.A. è stato anche contestato il reato di cui all’art. 496 del Codice Penale.

L’attività di uccellagione diffusa in tutta l’area pedemontana è una vera e propria piaga nella salvaguardia dell’ambiente e nella protezione delle varietà di specie di volatili che popolano il nostro territorio. La tecnica utilizzata per la cattura, molto semplice ma altrettanto efficace, consiste nella realizzazione lungo i crinali montani e all’interno di boschi di leccio e castagno, di veri e propri corridoi larghi anche una decina di metri, ottenuti mediante il taglio delle piante. Nel tratto terminale del corridoio creato ad arte per costringere i volatili a passare al suo interno, il bracconiere realizza una postazione ove, con l’ausilio di canne o verghe, colloca verticalmente una rete di colore scuro che sbarra l’uscita. I volatili, che si spostano principalmente all’alba alla ricerca di cibo, ed al tramonto per trovare un posto dove trascorrere la notte, percorrono a gran velocità tali corridoi rimanendo impigliati nella rete. Al momento dell’impatto, il bracconiere chiude la rete avvicinando le canne, senza lasciare alcuna possibilità di fuga agli uccelli impigliati e li uccide in seguito in maniera cruenta tramite schiacciamento della testa o rottura delle vertebre del collo.

Si è accertato che, tale pratica illegale, oltre a determinare un notevole ed indiscriminato danno alla fauna selvatica, alimenta ingenti proventi illeciti a chi dovesse porre illegalmente in vendita gli esemplari così catturati. I cinque bracconieri fermati nelle due distinte operazioni descritte sono stati deferiti, in stato di libertà, alla competente Autorità Giudiziaria per violazione della legge 157/92 relativa alla protezione delle specie omeoterme. P.P. e C.G., inoltre, dovranno rispondere anche di maltrattamento di animali, considerate le barbare modalità con cui hanno ucciso gli esemplari di selvaggina caduti nella rete. E’ in corso di accertamento la possibilità che, in considerazione di quanto sancito da recenti sentenze della Corte di Cassazione, venga loro contestato il reato di furto venatorio.