Confartigianato Crotone, per le imprese l’accesso al credito è ai minimi storici
Confartigianato Imprese Crotone da tempo ribadisce con grande forza, tramite vari sondaggi effettuati anche in questi primi mesi dell’anno, che il rapporto in maniera generale tra banche e imprese è sempre più labile o quasi inesistente.
I dati scaturiti dalle nostre indagini ci hanno sottoposto l’aumento delle preoccupazioni per l’attuale crisi finanziaria che ha generato una stretta creditizia generalizzata estremamente pesante nel nostro territorio, a cui si aggiungono altre problematiche correlate, l’emorragia di liquidità, il crollo dei fatturati, l’allungamento dell’incasso dei crediti con la pubblica amministrazione.
In un recentissimo articolo, l’autorevolissimo quotidiano economico, Il sole 24 ore, riporta le analisi del “Centro Europa Ricerche” che afferma che nel 2012 è prevista una riduzione per i nuovi impieghi di 200 miliardi, e quella di Prometeia che prospetta il fallimento di 25 mila aziende che finiranno tecnicamente in default e bruceranno 625 mila posti di lavoro. Inoltre da queste indagini emerge la tensione crescente nel rapporto fra banca e impresa, sintetizzata dal peggioramento riscontrato negli ultimi due anni anche dall'Istat che ha fissato nel 12% la quota di imprese che non ha ottenuto credito dalle banche, mentre il 33% ha visto diventare più onerose le condizioni. Tenendo conto di queste graduatorie nazionali si comprende benissimo la situazione tragica delle nostre imprese che nell’ambito di queste graduatorie negative sono sempre e comunque ai primi posti.
Pertanto, Confartigianato Crotone anche in virtù di queste prospettive nazionali drammatiche, in questi giorni ha effettuato un nuovo sondaggio che entrava più nello specifico in tematiche inerenti all’erogazione di finanziamenti e quindi di puro accesso al credito. L’analisi fatta ci da un quadro (scontato) sempre più tragico per il nostro territorio.
Infatti secondo la nostra analisi, il 70% degli intervistati ha dichiarato una riduzione degli affidamenti in essere rispetto all’anno scorso o addirittura la chiusura di linee di credito. Per il 15% i fidi sono rimasti invariati, mentre il 7% ha richiesto e ottenuto un aumento. Solo l’ 8 % delle imprese ha stipulato recentemente nuovi mutui: metà per investimenti e metà per garantire liquidità alle proprie aziende, con uno spread medio applicato del 3,4% con un tasso massimo che in alcuni casi ha toccato il 7%.
Il 72% degli intervistati alla domanda sul rapporto delle loro imprese con gli istituti di credito con cui lavorano hanno dichiarato che è peggiorato, mentre il 28% lo ha dichiarato invariato. Nessuna però delle aziende intervistate ha dichiarato un miglioramento, anzi.
Il panorama che emerge mostra quindi un nuovo peggioramento complessivo di una situazione già comunque quasi insostenibile. Il sistema del credito, la politica e le organizzazioni che rappresentano le imprese si devono confrontare urgentemente per cambiare questo stato di cose che sta portando alla morte le nostre aziende e prospettare progetti seri e concreti sul tema del sostegno al credito.
Bisogna mettere in campo urgentissimamente misure ed iniziative destinate a «dare ossigeno» alle aziende (in particolare alle Pmi), che maggiormente hanno subito i danni della crisi e che nel contempo rappresentano l’unica possibilità di ripresa.