Armignacca, il Consiglio di Stato censura l’ex amministrazione di centro sinistra
In relazione alla vicenda del Piano Strutturale Comunale di Catanzaro, interviene il consigliere provinciale Nicola Armignacca, già assessore comunale alla Cultura nella giunta Traversa:
"Il Piano Strutturale di Catanzaro (ex PRG) ha subito un percorso concorsuale (2 bandi di gara) incomprensibile essendosi smarrito nel nulla per la seconda volta. In entrambi i bandi casualmente si è classificato al primo posto un gruppo di professionisti coordinati dal prof. Oliva di Pavia. Si è scoperto però, dopo l’aggiudicazione del secondo bando, a seguito del ricorso del gruppo Cervellati (secondo classificato), che il professore non aveva i requisiti. Si sarebbe quindi dovuto scorrere la graduatoria della gara affidando l’incarico al secondo classificato, che aveva i requisiti, o diversamente ad uno degli altri numerosi gruppi concorrenti. Stranamente così non è stato.
Il gruppo Oliva, privo dei requisiti, si è ritirato dalla competizione giudiziaria, a cui invece non si è mai sottratto il Comune Capoluogo che di fatto ne ha assunto la difesa, affidandosi ad un legale esterno. La normalità sarebbe stata che la vicenda giudiziaria restasse limitata ai due gruppi concorrenti (gruppo Oliva e gruppo Cervellati), essendo eventualmente il Comune parte lesa se un concorrente, nel caso aggiudicatario, (fosse risultato privo dei requisiti per partecipare). Cosa della quale, avrebbe dovuto essere avvertita l’Autorità di Vigilanza sui Lavori Pubblici.
Una vicenda pirandelliana dunque visto che il Comune di Catanzaro, paradossalmente, accertata l’impossibilità di aggiudicare la redazione del PSC al gruppo Oliva, ha revocato per la seconda volta il bando di gara, evitando così, di aggiudicare la redazione del PSC al secondo classificato, che ha proseguito nella procedura giudiziaria, conclusasi di recente, difendendo le sue ragioni. Il primo bando era stato revocato a seguito della contestazione da parte dell’Autorità di Vigilanza sui Lavori Pubblici a causa di irregolarità commesse dal Comune di Catanzaro nella procedura di gara.
I due bandi, quindi, hanno sortito solo l’effetto di far spendere molti soldi al Comune Capoluogo senza alcun concreto risultato La revoca dell’ultimo bando è però degna di grande attenzione e meditazione a cominciare dai risultati (nessuno) ai quali sino ad oggi è pervenuta la redazione del PSC della Città di Catanzaro Capoluogo di Regione, nonché per le supposte ragioni che l’hanno ispirata.
La vicenda, a tutt’oggi infatti, ha sortito l’esito certo della mancata redazione del PSC, che non è ancora giunto nemmeno alla sua fase preliminare, mentre la Città Capoluogo di Regione resta priva anche del vecchio PRG, ormai decaduto, con grave pregiudizio e danno per i cittadini, per gli operatori, e per l’immagine e lo sviluppo della Città stessa, e per di più con il superamento dei termini via via fissati dalla normativa urbanistica regionale per l’avvio e la conclusione della stesura del PSC e quindi per le incertezze giuridiche nelle quali sono stati coinvolti i pochi operatori ignari della reale situazione urbanistica.
Peraltro lo scarno gruppo di tecnici comunali interni (oggi formato da due soli professionisti) dei quali la Giunta di Centro-sinistra, a seguito della revoca del bando di gara, ha inteso inopinatamente avvalersi per la redazione del PSC, obiettivamente non è in condizioni di agire, né può essere integrato delle numerose ed essenziali professionalità mancanti in tutti i settori (pur limitando lo sguardo solo a quelle che il Comune stesso aveva individuato, dotate dei requisiti necessari, nel bando revocato), a mezzo di consulenti esterni scelti arbitrariamente dovendosi invece attivare a tal fine, per legge, una nuova procedura concorsuale lunga e costosa (art. 10 DPR n. 207/2010 e art 69 della legge urbanistica regionale). D’altra parte se il Comune avesse avuto le figure idonee al suo interno perché ha sperperato tanto tempo e tanto denaro ricorrendo per ben due volte a procedure concorsuali esterne? Per legge non avrebbe potuto farlo!!!.
Catanzaro, Capoluogo di Regione, avrebbe dunque meritato ben altra attenzione e sorte, e ben altra sensibilità ed impegno stante le gravissime problematiche sociali, economiche, urbanistiche e di integrazione che l’affliggono da troppo tempo (la cui soluzione è sempre più urgente), affidandosi ad esperti della disciplina, di alto livello.
Lascia davvero esterrefatti al proposito l’ultima Sentenza del Consiglio di Stato n° 05084/2011 del 23.01.2012 sulla vicenda, nella quale il Collegio giudicante esprime pesanti apprezzamenti sulle Responsabilità Amministrative e sulle illegittimità commesse dall’Amministrazione di centro sinistra dell’epoca nella gestione della vicenda; tutte da valutare scrupolosamente e responsabilmente in ogni sede: da parte della Giunta, del Consiglio Comunale, degli Uffici tecnici e legali interni, al fine di individuare effetti, responsabilità e conseguenze. La sentenza peraltro stride con le stravaganti esultanze di qualche assessore della ex Giunta di centro-sinistra che avrebbe fatto meglio a meditare sui suoi contenuti che costituiscono un’autentica vergogna dell’operato comunale alla luce degli effetti prodotti sul perdurante stato dell’urbanistica della Città.
Il Consiglio di Stato infatti afferma testualmente sull’argomento senza perifrasi:
“Certamente, come sostenuto nel ricorso, appare del tutto palesemente che nella vicenda vi siano sottostanti responsabilità amministrative, riguardanti tanto un notevole ritardo nell’avviare la redazione del P.S.C., vista la rilevante sottolineatura di scadenze normative incombenti, quanto una sostanziale confessione di aver condotto un procedimento di aggiudicazione caratterizzato da illegittimità: ma le inefficienze dimostrate dagli apparati degli uffici comunali di Catanzaro non possono assurgere a ragione di illegittimità di una revoca che appare in fondo un tentativo di riparare, per quanto possibile, a ritardi e irregolarità”
Ed inoltre, aspetto anch’esso di non poco conto, stante le ristrette risorse economiche del Comune, “Le spese del grado di giudizio possono essere compensate, viste le originarie responsabilità del Comune di Catanzaro nei ritardi dell’avvio della predisposizione del P.S.C. e nel gestire non correttamente la procedura di gara in controversia”
Si tratta di spese che solo per la difesa del Comune nei due gradi di giudizio e la pubblicazione a livello europeo di due bandi di gara poi revocati, nonché per l’impegno di due commissioni giudicatrici, hanno comportato per le casse comunali lo sperpero di circa 100.000 euro, senza tenere conto di tutti gli altri costi diretti e di quelli ben più gravi indiretti che gravano sulla Città ed i cittadini per il perdurare di una situazione di carenza di un così importante strumento urbanistico. Insomma si \tratta di una vicenda torbida tutta da capire.
Ma le “illegittimità”, le “inefficienze” e le “irregolarità” (usando gli stessi termini del Consiglio di Stato) possono costituire l’essenza di un costume amministrativo a Catanzaro? È possibile che a pagarne le conseguenze siano oltre ai cittadini e chi opera sul territorio, anche i numerosi professionisti (catanzaresi e non) che hanno partecipato a ben due bandi di gara di livello comunitario, impegnando proprie risorse economiche e dedicandovi il proprio tempo?
Così oggi una grave censura del Consiglio di Stato sull’operato del Comune “nel gestire non correttamente la procedura di gara”, chiude con tristezza un altro importante capitolo di una vicenda penosa, iniziata nel 2008 con la pubblicazione del primo bando di gara per la redazione del PSC e che non si sa quando e come sarà ripresa. Non si comprende, infatti quale sarà il concreto prosieguo della redazione di un così importante strumento urbanistico che, a parte altri aspetti, dovrebbe però essere affidato presto a personalità esperte e colte, dotate dei requisiti, che non mancano nel panorama nazionale dell’urbanistica, come è sempre stato nella tradizione del Comune di Catanzaro (proff. Marconi, Vittorini, Spagnesi, Zagari).
Le decisioni delle sentenze in uno stato di diritto si accettano ma non ne possono esserne ignorati i presupposti e le motivazioni, nella fattispecie altrettanto importanti, riguardando il P.S.C. del Capoluogo di Regione e cioè la base del futuro della Città, che non può ridursi ad “un tentativo di riparare, per quanto possibile, a ritardi e irregolarità” o a “responsabilità amministrative” che suscitano dubbi (o certezze) di ogni genere."