Crotone: richiesta di costituzione registro “unione di fatto"
Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma dell’ associazione Marco Polo
" Negli ultimi tempi, si è sviluppato anche in Italia il dibattito politico culturale sulle “Unioni di fatto”. Effettivamente, accanto alla famiglia tradizionale, fondata sul matrimonio, si sono sviluppati negli ultimi trent'anni, soprattutto dopo l'approvazione della legge sul divorzio, altri modi di fare famiglia. Molte coppie decidono infatti di convivere, senza sposarsi, o per libera scelta o perché uno o entrambi i componenti vengono da un'esperienza matrimoniale precedente. Si formano in questo modo le cosiddette famiglie di fatto. “Non ne facciamo una battaglia di religione, non vogliamo equiparare la coppia di fatto alla famiglia, ma è anche sbagliato dire che solo la famiglia è il non plus ultra e che la coppia di fatto non conta nulla..Quando, nei fatti: “sono una realtà importante”. Con il matrimonio i coniugi acquisiscono diritti e doveri stabiliti dalla legge. Le coppie di fatto invece, per poter far valere alcuni di questi diritti, devono dimostrare di vivere "more uxorio". L'unico documento che attesta legalmente la convivenza è il certificato di stato di famiglia che deve essere richiesto all'ufficio anagrafe del comune di residenza; ai fini anagrafici la famiglia è definita dall'art. 4 del Decreto del Presidente della Repubblica n. 223 del 1989.La legge prevede inoltre che i conviventi possano attestare questa loro condizione anche per mezzo di un'autocertificazione. Il certificato che attesta la convivenza è utile ad esempio per l'assegnazione di un alloggio popolare o per ottenere congedi lavorativi. Infatti la legge n. 53/2000 sui congedi parentali, riconosce al lavoratore e alla lavoratrice il diritto a un permesso retribuito di tre giorni all'anno in caso di decesso o di documentata grave infermità del coniuge o di un parente entro il secondo grado o del convivente, purchè la stabile convivenza risulti da certificazione anagrafica.. Anche se le famiglie di fatto sono in costante aumento, la normativa in proposito è limitata. Sono state emesse invece numerose sentenze da cui vengono tratti i principi fondamentali di orientamento in materia. E' opportuno precisare che tra conviventi non coniugati: 1. in caso di decesso non si può ottenere la pensione di reversibilità; 2. in caso di "separazione" non si ha alcun diritto al mantenimento; 3. si può ereditare solo per testamento, fatta salva la quota spettante agli eredi legittimi quali i figli, i genitori, i fratelli e le sorelle;
4. non è possibile scegliere il regime patrimoniale della comunione dei beni (cointestando i vari beni immobili e stabilendo contrattualmente determinate regole di convivenza, si possono ugualmente ottenere risultati se non identici, piuttosto simili). Per quanto riguarda i figli, non ci sono differenze tra famiglia fondata sul matrimonio e famiglia di fatto, poiché dalla riforma del diritto di famiglia del 1975 i figli legittimi e quelli naturali sono stati equiparati giuridicamente. La potestà sul figlio naturale viene esercitata da entrambi i genitori, se entrambi lo hanno riconosciuto e sono conviventi; dal genitore che convive con il figlio, anche se è stato riconosciuto sia dal padre che dalla madre; dal genitore che lo ha riconosciuto per primo, se nessuno dei due genitori convive con il figlio. Qualora si interrompa la convivenza, i genitori affronteranno un unico giudizio davanti al Tribunale per i minorenni competente per stabilire l'affidamento dei figli e per definire l'assegno di mantenimento. In seguito al matrimonio dei genitori il figlio naturale viene legittimato. Il Decreto Legislativo 151/2001 che tutela la maternità e la paternità riconosce ad entrambi i genitori anche naturali, adottivi o affidatari, il diritto individuale al congedo parentale. La nuova legge sulle adozioni non prevede per una coppia convivente la possibilità dell'adozione, a meno che la convivenza duri da tre anni e vi sia l'impegno al matrimonio. Per quanto riguarda invece le convivenze omosessuali, queste ancora nel nostro paese non vengono riconosciute neppure sotto forma di famiglie di fatto, nonostante una raccomandazione del Parlamento Europeo (risoluzione A3-0028/94) inviti gli stati membri ad abolire ogni disparità di trattamento delle persone con orientamento omosessuale. Con provvedimento del 15 gennaio 2003, il Parlamento europeo ha chiesto agli Stati membri di riconoscere pari diritti alle coppie civili La Carta dei Diritti fondamentali dell'Unione Europea vieta qualunque discriminazione motivata dall'orientamento sessuale e riconosce a tutti il diritto a costituire una famiglia. E' un percorso di libertà in cui l'Italia è rimasta indietro, bloccata da pregiudizi anacronistici. “La Corte Costituzionale Italiana ha ribadito con la sentenza n.138 del 15.04.2010, che esclusivamente il matrimonio tra un uomo ed una donna è da considerarsi legittimo sul piano costituzionale perche trova fondamento nell‟art. 29 della Costituzione e perché le unione omosessuali non possono ritenute omogenee al matrimonio. Dunque nessuno lesione dell‟art. 3 della Costituzione sulla uguaglianza, anzi sarebbe se mai dannoso trattare allo stesso modo due realtà che uguali non sono”. “La Suprema Corte di Cassazione (Cass. civ., III sez., 7.6.2011, n.12278) in cui, per la prima volta, e in linea con la giurisprudenza della Corte Europea dei diritti dell‟uomo, sembra finalmente delinearsi anche per il nostro paese un nuovo concetto di famiglia che supera “la famiglia nucleare, per ricomprendere i rapporti tra i prossimi parenti, legittimi o naturali, i quali esercitano un ruolo considerevole nella vita affettiva della persona”. Anche di recente, il Giudice europeo dei diritti dell’uomo ha avuto modo di ribadire che la nozione di famiglia, accolta dall'art. 8 Conv. eur., non presuppone necessariamente la sussistenza del vincolo matrimoniale, potendo basarsi anche sull‟esistenza di legami di fatto particolarmente stretti e caratterizzati da una stabile convivenza. Ebbene, il caso sottoposto all‟esame della nostra Suprema Corte, che ci riporta al precedente riconoscimento al solo convivente “more uxorio” di una tutela risarcitoria da fatto illecito (Cass., 29.4.2005, 8976), si arricchisce oggi di un valore aggiunto, in quanto si decide di estendere la tutela risarcitoria da fatto illecito all‟intera famiglia di fatto, ovvero anche ai discendenti naturali, riconosciuti e non, quando sia “provata la stabilità e la continuità nel tempo del rapporto e delle relazioni affettive”. In molti paesi Europei leggi specifiche riconoscono dignità e diritti alle coppie di fatto: Belgio, Danimarca (primo paese al mondo a legalizzare la cosiddetta "partnership registrata". Era il 1989), Finlandia, Francia, Germania, Islanda, Lussemburgo, Paesi Bassi (è consentito l'istituto del matrimonio anche a coppie omosessuali), Norvegia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Spagna (matrimonio consentito agli omosessuali dal 2005), Svezia (La legge garantisce molte delle conseguenze del matrimonio, adozione di bambini inclusa), Ungheria (una legge del 1996 incide sul diritto di proprietà dei beni acquisiti da una qualsiasi coppia), Norvegia, Svizzera. I seguenti paesi invece non prevedono alcuna legislazione specifica per la regolamentazione delle unioni civili: Albania, Bulgaria, Bielorussia, Bosnia Erzegovina, Cipro, Estonia, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Malta, Macedonia, Moldavia, Monaco, Polonia, Romania, Russia, San Marino, Serbia e Montenegro, Slovacchia, Turchia, Ucraina ( ma in alcuni di questi Paesi, onor al merito, da più anni, è in vigore il “divorzio breve”, ossia 30 giorni se non esistono figli e sessanta in presenza di figli minori). A livello locale esistono i registri delle unioni civili. La registrazione anagrafica della convivenza ha solo un significato simbolico, a meno che il singolo Comune non decida di aggiungere al valore simbolico dell'unione diritti reali (ad esempio, accesso agli alloggi popolari). I primi comuni a dotarsi di un registro furono Empoli (nel 1993) e Pisa (nel 1996): attualmente sono molto numerose le città italiane che si sono dotate di un registro anagrafico delle unioni civili. Alcune Regioni italiane hanno approvato statuti che sarebbero favorevoli ad una legge sulle unioni civili: la Calabria (6 luglio 2004), la Toscana (19 luglio 2004), l'Umbria (2 settembre 2004) e l'Emilia Romagna (14 settembre 2004). La maggior parte degli statuti si rifà alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea che all‟articolo 9 sancisce, tra i diritti fondamentali della persona, il "Diritto di sposarsi e di costituire una famiglia". Il secondo Governo Berlusconi (2001-2006), ha impugnato per presunta illegittimità costituzionale gli statuti della Toscana, dell'Umbria e dell'Emilia Romagna: i primi due ricorsi sono stati respinti. L‟approvazione del Regolamento per l‟Istituzioni del Registro sarà dunque un altro piccolo passo che l‟Amministrazione comunale di Crotone compirà verso la vicinanza, l‟inclusione ed il riconoscimento di tutti i propri cittadini, nessuno escluso, anche laddove le leggi statali rimangono in silenzio. Un piccolo passo avanti di civiltà, sicuramente non l‟ultimo. In Italia, in base ai dati Istat, diminuiscono i matrimoni, più bambini dalle copie di fatto. anche se niente a che vedere con Francia e Svezia dove le nascite fuori dal matrimonio superano il 50%, ma anche in Italia sta crescendo il numero delle coppie che si formano e mettono su famiglia senza andare all‟altare. È quanto emerge dagli ultimi indicatori demografici dell‟Istat che confermano alcune tendenze: una popolazione sempre più invecchiata, l‟allungamento della vita media, l‟aumento della popolazione (si avvicina quota 60 milioni), dovuto all‟aumento degli arrivi degli immigrati. Anche nel 2007 la stima della speranza di vita alla nascita è risultata pari a 78,6 anni per gli uomini e superiore agli 84 anni per le donne. Rispetto al 2006 la crescita è stata rispettivamente di 0,3 e 0,2 anni. Per longevità in Europa gli uomini italiani risulterebbero secondi soltanto agli svedesi (78,9) ma davanti a olandesi (77,9) e irlandesi (77,6). Lo stesso vale per le donne, seconde soltanto alle francesi (84,4) ma davanti a spagnole (83,9) e svedesi (83,1) [...] All‟inizio del 2007 gli individui con 65 anni e più rappresentavano il 20% della popolazione (erano il 17% nel „97) mentre i minorenni solo soltanto il 17% (18% nel „97). E mentre l‟età media della popolazione sfiora i 43 anni, il peso degli ultrasessantacinquenni sulla popolazione in età attiva è da record: 30% contro una media europea del 25%. Aumentano le coppie che hanno figli senza sposarsi. I matrimoni celebrati nel 2007 sarebbero appena 242 mila pari a un tasso del 4,1 per mille, contro i 270 mila di cinque anni prima (4,6 per mille) e si registra un incremento delle nascite naturale che rappresentano il 18,6% del totale rispetto al 12,3% del 2002. Dal punto di vita territoriale restano tuttavia differenze marcate: nel Mezzogiorno si stima una nuzialità più alta rispetto al resto del Paese mentre la percentuale di nascite fuori del matrimonio è nettamente inferiore. La regione dove ci si sposa di più è la Campania. Si parla di “forza simbolica” di tali Registri, poiché l‟iscrizione in tali elenchi non viene affatto ad assumere carattere costitutivo di status ulteriori e quindi riconoscimento di poteri o doveri giuridici diversi da quelli già riconosciuti dall‟ordinamento agli stessi soggetti, ma produce solo un fatto “simbolico”, pur se “importantissimo atto”. Parlare di diritti civili e di Registro delle Unioni civili in questo periodo, caratterizzato da difficoltà occupazionali ed economico-sociale molto intenso per il nel nostro Territorio, potrebbe sembrare anacronistico, quasi scorretto. Tuttavia è soprattutto nei momenti di difficoltà che si misura la “civiltà” di una comunità, la capacità di avere uno sguardo rivolto verso tutti e tutto, di continuare ad “impilare i mattoncini” del progresso tra le mille emergenze quotidiane. Con l‟istituzione del Registro delle “Unioni di Fatto” si posa un altro “mattoncino” per la comunità Crotonese che dunque fa un passo in avanti verso la piena realizzazione della convivenza e della solidarietà sociale e civile. l Registro delle Unioni di fatto del Comune di Crotone avrà come effetto il riconoscimento di coppie che chiederanno congiuntamente di farne parte, dichiarando di essere legati da vincoli affettivi e di prestarsi assistenza e solidarietà materiale e morale, residenti anagraficamente da nel Comune di Crotone e coabitanti dal meno due anni. L‟iscrizioni è prevista per coppie composte da persone dello stesso sesso o di sesso opposto, ovviamente non legati da vincolo da parentela con matrimonio o altri vincoli legali come da regolamento. Il registro verrà conservato presso l‟Ufficio Anagrafe comunale, senza interferire con la regolare attività dello stesso. Sono previsti controlli periodici per verificare il vincolo di coabitazione. Per quanto sopra esposto e preso atto anche della positiva iniziativa che codesta Amministrazione ha intrapreso tendente a “riconoscere e attestare la cittadinanza ai figli di cittadini immigrati nati e residente nel nostro territorio”. La Marco Polo si auspica di trovare anche in questa legittima richiesta, la dovuta sensibilità, per “istituire anche a Crotone, il Registro delle Unioni di fatto”, peraltro, in sintonia, con la Firenze di Rienzi, la Torino di Fassino, la Milano di Pisapia, la Napoli di Magistras, domani, anche:la Crotone di Vallone, un primo gesto di civiltà verso una battaglia che renderà felice molte famiglie ad oggi mortificati dalla società “civile” e che da più anni attendono il giusto riconoscimento dei propri diritti, giustizia ed eguaglianza al pari degli altri cittadini normali e non più serie “B”. Ritenuti da una miopia legge che porta a considerare l‟Italia, ancora molto indietro in Europa. ll riconoscimento delle Unioni di fatto e dei diritti civili, pone la città di Crotone ed il suo hinterland, pioniera della civiltà, nel dibattito centrale delle politiche sociali e culturali compatibili con il resto del Paese, Ovvero in linea con le politiche progressiste deliberate dalla Comunità Europea afferente il rispetto dei diritti umani."
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