Ospedale Lamezia: nuovo servizio di diagnostica dei tumori polmonari
Un nuovo servizio di rilevanza regionale è stato attivato all’interno dell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme. È operativo infatti da qualche settimana all’interno del nosocomio lametino un team di lavoro interdisciplinare dedicato alla diagnostica dei tumori polmonari e al trattamento delle urgenze broncopneumologiche. A darne notizia è il direttore generale dell’Asp di Catanzaro Dott. Prof. Gerardo Mancuso che ha fortemente creduto in tale servizio, sottolineando come il lavoro di riorganizzazione dell’ospedale non passa solamente attraverso un’azione di risanamento economico ma mira anche al miglioramento e potenziamento dell’offerta di salute. “Questo gruppo di lavoro – ha spiegato il direttore Mancuso – esegue una nuova metodica diagnostica denominata broncoscopia con TBNA (trans-bronchial-needle-aspiration) che è una tecnica di prelievo ancillare alla broncoscopia introdotta dopo l’avvento del broncoscopio flessibile. Si può senza dubbio affermare che l’agoaspirazione transbronchiale è stata quella più innovativa e che maggiormente ha contribuito ad allargare gli orizzonti dell’esplorazione endoscopica tracheo-bronchiale, estendendo il campo d’azione del medico endoscopista anche alle lesioni situate esternamente alla parete bronchiale e consentendo l’approccio bioptico dei processi tumorali polmonari periferici e del mediastino finora irraggiungibili al semplice esame endoscopico”.
Questa nuova metodica, che richiede la compartecipazione di diversi specialisti, ha fatto il suo ingresso all’ospedale di Lamezia Terme in virtù della sensibilità della dirigenza e dell’entusiasmo e della professionalità delle diverse figure professionali coinvolte (Endoscopista, Pneumologo, Radiologo, Anestesista e Anatomo-patologo). Del team fanno parte il dottor Angelo Aldo Schicchi (Endoscopista), il dottor Santino Lio (Patologo), il dottor Paolo Gambardella (Pneumologo), il dottor Giuseppe Stagliano (Anestesista), il dottor Nicola Zizzi (Radiologo) e l’infermiere professionale Endoscopia Nadia Melina. “In pratica il radiologo – spiega Gerardo Mancuso – dopo aver eseguito una Tac del torace ed individuato una lesione periferica del polmone o del mediastino, crea una mappa del percorso che gli altri operatori (endoscopista, pneumologo) utilizzano per indirizzare il broncoscopio in prossimità della lesione che non è raggiungibile endoscopicamente; a quel punto viene utilizzato un sottile catetere ad ago con il quale si punge la lesione tumorale effettuando un prelievo di cellule che il patologo, presente in sala, legge al microscopio in tempo reale confermando la diagnosi di tumore; tutto ciò nel mentre il paziente viene assistito dall’anestesista che ne monitorizza i parametri vitali e rende la procedura indolore”. “La procedura, innegabilmente d’avanguardia – ha sottolineato il direttore generale – si configura come un fiore all’occhiello dell’attività endoscopica del nosocomio lametino e ha trovato l’immediato e positivo riscontro dell’utenza calabrese che gode del vantaggio di eseguire in loco un’indagine d’alta specializzazione altrimenti eseguibile solamente in pochissimi centri e completando il ventaglio di procedure diagnostiche dei tumori del mediastino e del polmone già praticate in questo ospedale come la broncoscopia con biopsia (circa 250 broncoscopie eseguite) e le biopsie eco - e TAC - guidate delle lesioni ilo-polmonari (oltre 100 procedure effettuate)”.
“Lo stesso gruppo di lavoro (ad accezione in tal caso del patologo) – ha aggiunto Mancuso – si occupa della rimozione endoscopica dei corpi estranei inalati accidentalmente nella trachea o nei bronchi; in tali casi il paziente versa in gravi condizioni cliniche con rischio di mortalità per mancato arrivo di ossigeno nei polmoni e quindi rischio di soffocamento, come recentemente accaduto ad una giovane signora che, nel corso di un pasto, ha inalato una quantità di cibo nei bronchi tale da indurre un’insufficienza respiratoria acuta con il collasso in un intero polmone; in tal caso l’equipe medica, prontamente allertata, è intervenuta: dapprima il radiologo ha messo in evidenza la sede dell’ostruzione e successivamente, l’endoscopista, coadiuvato dalla presenza dell’anestesista, ha potuto individuare, mediante broncoscopia, il bolo alimentare ostruente i bronchi rimuovendolo endoscopicamente e consentendo il rapido e netto miglioramento del quadro di insufficienza respiratoria acuta manifestato dalla paziente che poi, nei giorni successivi, è stata dimessa senza alcuna complicanza”. “Analogo trattamento – ha concluso il dg dell’Asp – è stato effettuato per un anziano paziente affetto da un tumore polmonare in uno stadio avanzato ostruente i bronchi che è stato sottoposto in urgenza a terapia endoscopica palliativa ripristinando il lume bronchiale e consentendo quindi il passaggio di aria fino ai polmoni”.