Attentato Brindisi: Comunisti: “Non si può morire andando a scuola”
"Un ordigno esplode davanti l’Istituto professionale Morvillo- Falcone di Brindisi: con esso, esplode la violenza e la ferocia della criminalità organizzata, contro studenti innocenti e per una di loro, Melissa Bassi, esplode addirittura la morte! L’attacco davanti l’edificio scolastico pugliese è l’attacco ad un’intera società civile, che si riconosce nei valori imprescindibili della democrazia! Ma in questa Italia stanca ed affamata, dov’ è finita la democrazia? Uno Stato in cui l’ individuo è privo di sentirsi libero, poiché minacciato da un potere malefico, che attenta ai suoi diritti e alla sua esistenza, non è uno Stato democratico! A quanti altri stupri di democrazia bisogna assistere? Quante altre vite devono essere spezzate, prima di accorgersi che l’apocalisse dell’ingiustizia sta inghiottendo una nazione intera!"
E' quanto scrive in una nota Daniela Labate coordinatrice Provinciale Federazione Giovanile Comunisti Italiani. "Il fatto che come bersaglio di attacco sia stata scelta una scuola e una ragazza di soli 16 anni - continua la nota - abbia perso la vita, rende ancora più orrido il clima di assoluta emergenza democratica! I signori del male, hanno compreso che la cultura è l’arma più potente contro l’oppressione, poiché riscatto sociale dell’essere umano e che le nuove generazioni, non hanno paura d’impugnarla! Ecco perché colpire una scuola, che peraltro porta il nome di chi, con la propria vita, ha pagato la sua battaglia per la democrazia; ecco perché colpire il “pneuma” di una società, ovvero i giovani studenti, che non piegano la schiena all’arroganza di un’oligarchia deviata, ma con le loro fronti alte e pulite, lottano per conquistare una società libera e giusta per tutti! Che esploda invece lo sdegno per questo vile e terribile attacco; che esploda ogni forma di viva e positiva energia, per contrastare la mafia e restituire civiltà e democrazia all’ Italia intera! Già, perché il fenomeno mafioso, non è una piaga sociale che investe solo il Sud; l’Italia tutta è stretta nella cruenta morsa della criminalità organizzata, che attraverso fitte e oscure trame, intreccia accordi e affari che riempiono le sue traboccanti tasche, mentre la società viene depauperata di risorse, sviluppo e democrazia, in quella che non è più soltanto una “questione meridionale”, ma una “questione italiana”! Necessario, quindi, mobilitarsi ed intervenire, non impiegando forze militari, ma attuando un grande processo di sensibilizzazione; un urlo di libertà, che spezzi il silenzio dell’omertà! In tal senso, forte è l’urlo dei comunisti italiani, che parte proprio da una città come Reggio Calabria; una città ad altissima densità mafiosa, dove il malaffare imperversa, protetto da poteri compiacenti ed orecchie sorde! E’ il momento che le orecchie della società ascoltino: la mafia non è amica, non è il “compare”, non ti fa il “favore”, perché la mafia ti ammazza, nella carne e nello spirito! Il popolo bue, carente di coscienza critica e pieno di indifferenza, ma soprattutto i giovani che disconoscono le proporzioni della criminalità organizzata, è ora che comprendano bene il sistema mafioso e risvegliando le proprie coscienze, siano pronti a combatterlo, senza se e senza ma! Il Partito dei Comunisti Italiani, rappresentante di una volontà popolare e portavoce di una politica sana, continuerà ad impegnarsi nella “resistenza” contro ogni forma di potere che eserciti oppressione; ma l’impegno del popolo non basta! Lo Stato, in primis, deve intervenire a difesa della democrazia, poiché come aveva saggiamente intuito, il grande meridionalista Pasquale Villari: “ finchè comanderanno quelli di lassù, continueranno a comandare quelli di quaggiu”! E’ perfettamente inutile - conclude Labate - inviare l’esercito più potente, se non si pone fine a quel sistema di indegne collusioni ,che spesso caratterizzano le istituzioni! Da questo punto di vista, la società ha bisogno di uno Stato candido e irreprensibile, che possa coraggiosamente lottare per la giustizia e la democrazia! In tal senso, un ultimo monito va in particolare ai giovani, che rappresentano la categoria più a rischio, in termini di diritti e democrazia, ma che sono anche la sola e preziosa risorsa per un domani migliore: coraggio, la mafia non va temuta, ma disprezzata ed annientata!"