Dimensionamento scolastico. Provincia Catanzaro boccia gli accorpamenti
“Con sentenza della Corte Costituzionale n. 147 del 2012 è stato definitivamente sancito il principio in base al quale il dimensionamento degli Istituti e la riorganizzazione della rete scolastica non possono ricondursi nell'ambito delle norme generali sull'istruzione, di competenza dello Stato, bensì nella competenza concorrente di spettanza esclusivamente regionale”. Lo afferma il presidente della Provincia di Catanzaro, Wanda Ferro, a proposito del tema del dimensionamento scolastico con il quale a partire dal 2008 scuole, presidi, famiglie ed enti locali sono stati chiamati a confrontarsi con cadenza annuale. “Facendo un passo indietro – spiega il presidente Ferro - giova ricordare che la manovra finanziaria approvata lo scorso luglio aveva stabilito, tra l'altro, gli assetti che la rete scolastica doveva assumere a seguito dei nuovi parametri dettati dai commi 4 e 5 dell'art. 19 della citata manovra (autonomia dell'istituto comprensivo con 500 alunni per i comuni montani, le isole e le minoranze linguistiche, e 1.000 alunni per gli altri comuni).
Fin da subito la norma aveva creato non pochi dubbi interpretativi con la conseguenza di una mia forte presa di posizione - in qualità di presidente dell'UPI Calabria e della Provincia di Catanzaro - intesa a non procedere a quanto stabilito dalla norma, nonostante lo stesso Ministero dell'Istruzione con circolare n. 8220 del 7 ottobre specificasse che la norma rispondeva a finalità di contenimento della spesa e invitasse i Direttori generali degli Uffici scolastici regionali a dare sollecita applicazione alla richiamata disposizione. In quell'occasione il dimensionamento approvato dalla Provincia di Catanzaro si è limitato a concludere il processo di generalizzazione degli Istituti comprensivi già avviato negli anni precedenti, con la soppressione di sole 6 autonomie (circoli didattici e scuole medie) a fronte della previsione ministeriale di circa 20 autonomie.
La scelta di non assecondare la tendenza sempre più diffusa a livello ministeriale ad operare tagli lineari indiscriminati, che di fatto si ripercuotono negativamente sul buon funzionamento delle istituzioni scolastiche, ha evitato che nella nostra Provincia, così come è accaduto in altri territori, si verificasse un vero e proprio congestionamento delle attività didattiche, quello che molti definiscono ‘effetto sardina’. Senza contare la salvaguardia di quei posti di lavoro che, diversamente, sarebbero andati persi. Resta ora aperto il problema della mancata attuazione del titolo V della Costituzione e diventa sempre più imprescindibile la necessità di aprire un reale dialogo tra Regione e autonomie locali da una parte e Stato dall'altra”.