Salute e lavoro: quali sono i lavori più sani e nocivi per la salute? La speciale graduatoria
Forse una volta, tanti anni fa, ormai, si poteva scegliere che lavoro fare, perché lavoro ce n’era. Oggi, con tassi di disoccupazione, specie quella giovanile arrivati ai massimi storici specie in Italia, come di recente confermato anche dall’Istat, la scelta diventa sempre più ardua e spesso ci tocca fare, se lo troviamo un lavoro, qualcosa che ci piace poco o per nulla.
Come al solito, ci pensano gli americani a dirci quali sono i lavori più sani e quali più nocivi con una speciale classifica pubblicata da poco sul “The Huffington Post” ed è basata su pochi semplici parametri.
Il lavoro più salutare? Quello in cui c’è un buon rapporto con i colleghi, si usa la creatività e ha l’orario di lavoro flessibile. Al contrario quelli infausti per la salute sono le categorie più a rischio, quelle con un alto tasso di infortuni e pressione lavorativa, ovvero stress. In pratica non più solo riconoscimenti e stipendi alti, ma per scegliere una professione diventa importante anche la soddisfazione mentale e fisica che se ne potrebbe ricavare.
La classifica dei lavori più salutari:
1.Istruttore fitness e personal trainer
2. Maestro di yoga
3. Coreografo
4. Ingegnere di software
5. Fiorista
6. Assicuratore
7. Dentista, igienista dentale, tecnico di laboratorio, dietologi
8. Impiegato pubblico
9. Assistente amministrativo
10. Artigiano in piccole società
E quella dei più nefasti per la salute:
1. Pompiere, poliziotto
2. Impiegato
3. Lavoratore edile
4. Avvocato
5. Infermiere
6. Cameriere, commesso
7. Militare
8. Autista
9. Free-lance
10. Executive Manager
Secondo Giovanni D'Agata presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, se si potesse realmente scegliere, rimanere in un ambiente familiare, economicamente soddisfacente e senza troppe pretese sembrerebbe la ricetta giusta per trovare un lavoro sano, anche se sapersi accontentare e prendersi meno sul serio restano gli ingredienti principali per ottenere un elisir di lunga vita anche su un posto di lavoro “difficile”.