Armi nel parco della Sila, condannati quattro cacciatori
Quattro persone, tutte di Taverna, sono state condannate per aver introdotto armi e munizioni all'interno del Parco Nazionale della Sila, in violazione della legge quadro sulle aree protette. La condanna si riferisce ad un episodio avvenuto nel mese di gennaio 2009, quando una pattuglia del Corpo Forestale dello Stato, durante un servizio di appostamento mirato alla prevenzione e repressione attivita' illecita di bracconaggio all'interno del Parco Nazionale della Sila, ha sorpreso i quattro mentre tentavano di introdursi, attraverso una strada secondaria, a bordo di una Fiat Panda 4x4, all'interno di una pineta in localita' Poverella di Taverna, soggetta alla massima tutela in quanto ricadente nella zona 1 del parco della Sila. Furono quindi rinvenuti i fucili ed il relativo munizionamento e si era proceduto a contestare il reato, in concorso, di introduzione e di armi e munizioni all'interno di un parco nazionale vietato dagli art. 11 e 30 L. 394/1991 sulle aree protette, con il sequestro delle armi e delle munizioni. Il sequestro delle armi e delle munizioni era stato convalidato dall'autorita' giudiziaria, e, in seguito, in accoglimento di uno specifico ricorso, il tribunale ne aveva ordinato il dissequestro, disponendone la restituzione ai titolari. Successivamente, pero', il giudice per le indagini preliminari con decreto penale aveva riconosciuto la colpevolezza dei quattro, condannandoli. L'importanza della sentenza - secondo il Cfs - e' ascrivibile al fatto che, anche per il trasporto di armi all'interno del Parco nazionale della Sila, con riferimento anche a consolidata e costante giurisprudenza della Cassazione, non viene consentita la deroga prevista dalla Legge sulla caccia, la 157/1992, al divieto di trasporto di armi all'interno delle aree protette.