Ravagnese, Andrea Francioni (Fli) sui depuratori locali
La protesta degli abitanti di Ravagnese che si lamentano per i cattivi odori provenienti dal depuratore, rende opportuna una riflessione sugli impianti di depurazione installati nella provincia e nel comune di Reggio. – Si legge in una nota di Andrea Francioni (Fli)- L’impianto di depurazione delle acque reflue è un sistema complesso e costoso, ma viene progettato e costruito con lo scopo di evitare che acque fognarie, prodotte dai centri abitati e da tutte le attività che si svolgono sul territorio, possano riversarsi direttamente nei fiumi e provocare quell’inquinamento che è la causa principale della contaminazione batterica e chimica del nostro mare e delle nostre coste. Le acque reflue sono raccolte dalle singole reti fognarie dei comuni e convogliate mediante collettori all’impianto di depurazione. Il primo trattamento consiste nella grigliatura per la rimozione del materiale più grossolano, in seguito si procede alla rimozione della sabbia e delle sostanze oleose, questi trattamenti meccanici terminano nella prima vasca di decantazione, dove avviene la rimozione della frazione organica per mezzo di processi biologici e fisico-chimici. Alla fine e dopo altri trattamenti, l’acqua deve apparire chiara, inodore e, inoltre, sottoposta ad analisi per escludere la presenza di qualsiasi contaminazione e solo a questo punto può essere riversata nell’ambiente. Un uso razionale e moderno di un impianto, può portare a ottenere un tipo di acqua perfettamente sterile, tale da poter essere riutilizzata nelle attività industriali e agricole. Può inoltre, produrre fanghi per fertilizzanti e gas metano per riscaldamento e per elettricità. Quello che al contrario un buon depuratore non deve produrre sono i cattivi odori, a volte pestilenziali, e le schiume che, sempre più spesso, osserviamo galleggiare tranquillamente nelle limpide acque del nostro mare. Fatti che rivelano, in modo inequivocabile, la pessima gestione dei depuratori e la mancanza di controllo da parte delle amministrazioni comunali che, quindi, si devono ritenere responsabili dell’inquinamento del nostro mare.
Tutto questo trova conferma nella relazione della società Acquereggine. Infatti, nel Febbraio di quest’anno, documentava che solo il depuratore di Pellaro era pienamente funzionante, mentre tutti gli altri o lo erano parzialmente o, in alcuni casi, erano totalmente inefficaci.- Continua la nota- Se mettiamo anche in conto le recenti vicissitudini della stessa società, concretizzatesi con il licenziamento di tutti gli addetti, ci sorge il dubbio su chi si occupi attualmente della gestione degli impianti.Chi controlla la qualità delle acque in ingresso e in uscita? Chi è addetto alla rimozione e allo smaltimento dei fanghi che si producono? Se come temiamo, nella nostra provincia, il sistema di depurazione delle acquee è entrato in crisi per mancanza di personale e di manutenzione, corriamo il rischio di avere una catastrofica stagione balneare che vanificherà, tanto per cambiare, tutti gli sforzi fatti dagli operatori turistici per accrescere, in qualità e in quantità, il turismo della provincia. Naturalmente anche i residenti nelle vicinanze dei depuratori, dovranno mettere in conto la probabilità che le esalazioni pestilenziali non diminuiranno e che, anzi, il caldo della stagione contribuirà ad accentuare. Per tutto questo, nell’interesse generale, riteniamo che la gestione del ciclo delle acquee, dalla captazione alla depurazione, debba essere diversamente organizzato. Innanzitutto occorre eliminare sprechi e improvvisazioni manageriali che, fino ad oggi, hanno solo determinato una depurazione delle acquee non adeguata alle necessità dei comuni e, per questo, proponiamo che la gestione sia assunta direttamente dai comuni interessati, andando così incontro alla volontà dei referendari del Giugno 2011 che, a larga maggioranza, hanno scelto la gestione pubblica dell’acqua a discapito di quella privata. Qualora tutto questo fosse oneroso per i piccoli comuni, come previsto dalla legge, questi si potranno associare in consorzi per la realizzazione di grandi impianti che, come altre esperienze hanno dimostrato, sono più economici e dotati di tecnologie avanzate. Oltretutto, questa scelta permetterebbe l’assunzione di personale professionalmente valido e altamente qualificato tale da scoraggiare, si spera, le solite assunzioni clientelari tanto care ai nostri amministratori pubblici.- Conclude la nota di Andrea Francioni- Da anni tutta la politica esalta le qualità paesaggistiche e culturali della Calabria, asserendo che ne fanno una terra a vocazione turistica. Ma non basta presagire un futuro legato allo sviluppo turistico,quando come biglietto da visita presentiamo un mare inquinato e spiagge sporche ed abbandonate a se stesse.