Sandri: Cassazione, Spaccarotella conscio del rischio di uccidere
L'agente Luigi Spaccarotella, calabrese di Cetraro (cs) era "intenzionato a colpire l'autovettura e non i suoi occupanti", ed ha "agito in condizioni oggettive tali da rappresentargli concretamente anche il rischio, da lui accettato, di attentare all'incolumità fisica altrui, come purtroppo verificatosi". Lo scrive la prima sezione penale della Cassazione, spiegando perché, il 14 febbraio scorso, confermò la condanna a 9 anni e 4 mesi di reclusione inflitta dalla Corte d'assise d'appello di Firenze al poliziotto, responsabile del reato di omicidio volontario con dolo eventuale per la morte del tifoso laziale Gabriele Sandri, avvenuta l'11 novembre 2007 nei pressi dell'area di servizio di Badia al Pino sull'autostrada A1.
La Suprema Corte, che ha rigettato il ricorso dei difensori dell'agente della Polizia stradale, condannato dunque in via definitiva, ripercorre nella sentenza n. 31449 depositata oggi, i fatti, condividendo 'in toto' la ricostruzione dei giudici d'appello. In primo grado, Spaccarotella era stato condannato a soli 6 anni di reclusione, perché la Corte d'assise di Arezzo aveva qualificato il reato contestatogli come omicidio colposo aggravato dalla previsione dell'evento. Il poliziotto, osserva la Cassazione, aveva la "ferma determinazione di arrestare, ad ogni costo, avvalendosi dell'arma di ordinanza, l'allontanamento dell'automobile dei giovani che si erano resi autori della precedente aggressione": Sandri, infatti, quando fu raggiunto dal proiettile, si trovava in macchina con i suoi amici, appena ripartiti dall'area di servizio dove c'erano stati tafferugli tra i tifosi laziali e ultras della Juventus.
"L'autore dello sparo - si legge ancora nella sentenza - si rappresentò la possibilità di cagionare un evento dannoso (si pensi solo all'ipotesi in cui fossero improvvisamente transitati, in quel frangente, sulle corsie autostradali altri veicoli che avrebbero potuto essere attinti dal proiettile in corsa) e, ciononostante, effettuò lo sparo e, perciò, ne accettò tutte le possibili conseguenze". Nessuna "condizione di elevato stress", dunque, come prospettato dalla difesa nel tentativo di parlare di "involontarietà" dello sparo: la Suprema Corte ricorda anche che con dichiarazioni spontanee rilasciate nel maggio 2009, Spaccarotella raccontò che, dopo aver sentito lo sparo dalla sua pistola e aver visto che l'auto in cui viaggiava Sandri era in movimento, pensò tra sé "è andata bene, non e' successo niente", provando, conclude la Cassazione, "un senso di sollievo derivante, con ogni evidenza, dalla consapevolezza della incontrollabile pericolosità del suo gesto".