Orlandino Greco (Mpa): il Sud si salva anche a costo di andare da solo
"I recenti fatti siciliani, dalla lettera del Presidente Monti a Raffaele Lombardo alle dimissioni del Governatore siciliano, analizzati dal punto di vista del Sud Italia si prestano a un’interpretazione dissonate rispetto a quella riportata da alcune cronache “ufficiali”. - Così scrive Orlandino Greco, vicesegretario nazionale MPA. - Gli ultimi avvenimenti se opportunamente interrogati – continua Greco - testimoniano, infatti, una storia scomoda, di un Mezzogiorno che non ci sta a starsene buono e zitto e a versare il suo ennesimo tributo di sangue senza chiederne conto, senza alzare la voce per avere la sua parte, dopo aver fatto la sua parte.
Gli affari siciliani – è chiaro - afferma - sono gli affari d’Italia. E lo sono al punto da convincere il Presidente del Consiglio Monti a macchiarsi di un atto - la richiesta delle dimissioni di un Governatore di Regione- che puzza di incostituzionalità, di invasione centralistica contro l’autonomia. Un provvedimento che il Premier ha sentito di dover fare per amor di Patria e per la smania di salvare l’Italia. Il punto, però, visto dal meridione è che l’Italia salvata guarda sempre meno a Sud. C’è da sospettare che le spinte autonomistiche, orientate a un Mezzogiorno d’Italia più consapevole delle proprie potenzialità, non siano gradite a un Governo tecnico con l’ unico obiettivo di fare quadrare i conti, ma senza scontentare troppo i partiti, e nel rispetto di delicati equilibri estivi e autunnali.
Eppure i conti questa volta l’Italia è bene li faccia alla fine. Ha ragione Raffaele Lombardo quando, soffiando su un vento di Vespri, non ha paura di dichiarare: “Se siamo sporchi e brutti meglio separarci”. E se questo è vero per la Sicilia, aggiungo io, - afferma Greco- tanto più lo è per la Calabria, rinnegata dallo Stato Centrale, relegata a regione canaglia, umiliata dal Commissariamento di un settore nevralgico (la sanità) che ha finito col compromette irrimediabilmente il già debole tessuto economico. E, in definitiva, lo si può sostenere per tutto il Mezzogiorno d’Italia, sparito dall’agenda dell’attuale Governo. Lo testimoniano i più recenti provvedimenti: dal Decreto Salva Italia all’introduzione dell’Imu statale, “patrimoniale mascherata” , alla inevitabile innalzamento dell’Irpef. Come l’oblio del ponte sullo stretto, infrastruttura vitale. Atti che vanno nella duplice direzione di mortificare le spinte autonomistiche e di penalizzare fortemente le realtà con maggiori difficoltà, notoriamente più presenti al Sud. Lombardo “si dimette ma resta”. Sintetizzava così il Corsera, con un titolo che a molti sarà suonato come una minaccia. Facile intuire le motivazioni di avversari politici o le preoccupazioni di quanti progettano un dopo Lombardo senza movimenti per le Autonomie. Ma Il Governatore della Sicilia e fondatore dell’mpa “spacca tutto” e si fa portavoce di un disegno per un altro Sud d’Italia. Un Mezzogiorno che non abbassa la testa, che non si consegna al dominatore di turno, che non ci sta più a fare la solita parte “del brutto, sporco e cattivo”. I recenti episodi impongono una riflessione che travalichi i confini dell’Isola per abbracciare quelli di tutto il Meridione, fino a comprendere in una visione globale l’Italia intera.
La paventata bancarotta della Sicilia – rigorosamente accompagnata dalla solita aggressione mediatica abile a fare a pezzi il bel Paese - ha il sapore di facili strumentalizzazioni. Ma non è certo inusuale per la Storia d’Italia separare per poi ricomporre, mettendo tutti i buoni da un lato e i cattivi dall’altro. L’impressione è che la feroce campagna di stampa di questi giorni sia l’espressione di un certo modo di fare politica che toglie ai poveri per dare ai ricchi. Prassi fin troppo abusata ai danni di un Meridione d’Italia considerato buono come serbatoio elettorale, ma cattivo esempio o presunto tale per tutto il resto. Ma il Sud non abbassa il capo, anzi alza la voce. Rivendica un Paese federale, ma unito. Un federalismo solidale, in grado di affrontare le criticità del fondo perequativo (attualmente previsto dalla legge 42/2009) che assicura “copertura“ esclusivamente ai bisogni standard (sanità, istruzione e in parte trasporto pubblico) mentre demanda la gestione di tutti gli altri- ugualmente importanti - all’autonomia dei singoli territori. Al di là delle vicende siciliane, resiste un progetto ben più ambizioso che guarda alla costituzione un movimento meridionalista di più ampio respiro. Un movimento che vuole costruire un’altra Italia, quella nella quale il Mezzogiorno è capace di decidere la rotta, di contribuire a orientare le scelte politiche dell’intero Paese anche in una direzione alternativa, e senza limitarsi a subirle. L’impressione è che Il cambiamento questa volta venga dal basso – dal Sud. l’Italia la salva il Mezzogiorno puntando sulla valorizzazione del suo patrimonio culturale e architettonico, sul turismo e sulla ripresa economica. Accettando la sfida di farcela da solo."