Festival Leoncavallo: resoconto quarta giornata
Convegno “sviluppo nella legalità”: Voto di scambio, concorso esterno in associazione mafiosa e Legge Lazzati”. Nel Chiostro domenicano si è accesa la discussione, un vero e proprio duello dialettico, sulla c.d. “legge Lazzati” (n. 175/2010), fortemente voluta dall’emerito Presidente Onorario della Suprema Corte di Cassazione dott. Romano De Grazia e che prevede il divieto per i sottoposti a misure di prevenzione ed i sorvegliati speciali per reati di mafia, di svolgere attività di propaganda elettorale, in favore o in pregiudizio di candidati o simboli, con qualsiasi mezzo, direttamente o indirettamente. Un testo di legge che ha messo in ansia una parte della politica compromettendo il rapporto fra quest’ultima e la mafia da sempre una “coppia di fatto”. Presente il magistrato calabrese insieme a Valentina Amantea, neo dottoressa dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, che nella sua tesi conseguita con la votazione di 100/10 e lode, ha offerto un profilo dettagliato sulla struttura della legge. Così il magistrato calabrese:”Giuseppe Lazzati,ex rettore dell’università cattolica di Milano, spirito profetico, grande mente, parlava un linguaggio intriso di valori che sono poi quelli della Carta. Non ci può essere giustizia senza legalità, non ci può essere legalità senza solidarietà.
Gli articoli della costituzione 2 e 3 costituiscono in questo senso una lirica, un inno, all’interno del quale è posto l’uomo con la sua dignità. La legalità non ha nessun colore politico e se non la si ripristina all’interno delle istituzioni è inutile parlare di sviluppo e crescita” Ed a proposito del testo normativo sottolinea: “Ho predisposto uno strumento per difendere l’anello più debole della società. Ci sono voluti 18 anni per affermare il principio di diritto contenuto nel testo applicata per la prima volta in Aspromonte a San Luca. La legge fu però boicottata perché di facile applicazione. Ho lottato infatti contro pressapochismo, gelosie e vendette. Ai provvedimenti concreti, tuttavia, si preferisce l’antimafia di parata che serve a poco e nulla”. “Io non condivido la legge Lazzati - esordisce il direttore di Calabria Ora, Sansonetti. La pericolosità sociale è provvedimento di polizia. Considero gli indiziati innocenti fino alla condanna definitiva così come sancisce l’art 27 della Costituzione. Perciò tutte le misure basate su una “pre-giustizia” sono costituzionalmente illegittime. Mi preoccupa moltissimo che sulla base del concetto di “indiziato”, una struttura dello stato democratico, per garantire una funzione così importante, come la lotta alla mafia, mette in discussione alcuni principi essenziali dello Stato di diritto: la campagna elettorale, pur con i suoi mille difetti, è il cuore della democrazia.
L’aspirazione di averne una troppo pura è un rischio. Quale significato ha chiamare alla bandiera della legalità un popolo che ha vissuto solo su sopraffazioni? Quella dell’antimafia non è una professione. Fare il tifo per i giudici e le manette non basta. L’assenza dello Stato di diritto è la causa della presenza della ‘ndrangheta. Azzeriamo la vecchia antimafia della retorica. Il rapporto fra mafia e politica si recide solo tagliando quello ancora più solido tra società e organizzazione mafiosa. Si deve ripartire da qui”. Riferimento poi al recente arresto (terzo per l’attuale assise regionale) del consigliere Rappoccio, accusato di aver costruito dei corsi fantasma e barattati con i il voto politico:”È la questione delle questioni. Un caso emblematico: ha costruito sull’assenza di lavoro, del diritto al lavoro, il proprio potere. Come si può pensare di intervenire solo con provvedimenti repressivi. Non possiamo pensare che baionette e leggi antimafia si porti la legalità. Modificare la composizione del corpo elettorale mediante misure di polizia è, nei fatti, illegittimo”
• Bagno di folla per lo spettacolo teatrale “Terroni” di Roberto D’Alessandro. Lo spettacolo nasce esplicitamente dall’esigenza di divulgare il contenuto dell’omonimo libro di Pino Aprile. La necessità di far conoscere al maggior numero di persone la storia dell’unità d’Italia, della sua economia, di quanto fin’ora taciuto dalla storiografia ufficiale sugli eccidi compiuti durante la cosi detta “lotta al brigantaggio”, sugli squilibri tra nord e sud su cui fu basata tutta l’economia del nascente Regno D’Italia, su come di fatto l’unità d’Italia fu un atto di conquista sleale e scorretto da parte del Piemonte a danno del Regno delle due Sicilie. Se non si ristabilirà la verità su ciò che è accaduto 150 anni fa l’Italia non vivrà mai alcuna pacificazione. La creazione di una supposta e sostenuta minorità Meridionale è l’atto più grave che i fratelli del nord hanno fatto ai danni dei fratelli del sud, ancora esiste a Torino il museo Lombroso, che aveva trovato (a dir suo) il cranio del delinquente naturale vicino Catanzaro. Di come ancora oggi la differenza di trattamento tra nord e sud sia marcata, dell’assenza totale di infrastrutture nel mezzogiorno e della deliberata volontà di mantenere il Sud in una condizione coloniale, poiché questa è stata sin dall’unificazione e da colonia viene ancora trattata. Dalla prese di coscienza si spera poi un risveglio culturale e una riscossa, politica, economica sociale.
I nomi degli 8 finalisti del Concorso Lirico “R.Leonacavallo”: 1. Cappelletti Francesca M.RITA Soprano; 2. Chuprinova Olesya Mezzosoprano; 3. Grieco Luana Mezzosoprano; 4. Heo Jonghoon Baritono; 5. Kim Mansoo Baritono; 6. Park Bin Soprano; 7. Pavone Claudia Soprano; 8. Serani Fabio Tenore
I componenti la giuria: Taggeo (presidente), Gobbi, Crucitti, Calvelli, Piscitelli.