Cosenza, in crisi il settore delle assicurazioni
"Va bene, viviamo la crisi economica peggiore dal dopoguerra ad oggi e quindi qualcuno potrebbe sostenere che è normale che le aziende debbano tirare la cinghia per sopravvivere. Ma i conti non tornano". E' quanto sostiene Dario De Santis della Fisac-Cgil Cosenza.
"In Italia - continua De Santis - le tariffe assicurative sono tra le più care d'Europa, mentre le Compagnie d'assicurazione continuano a depotenziare le strutture liquidative sul territorio, contrariamente a quanto raccomandato dall'Organo di Vigilanza. Questo con un conseguente peggioramento della qualità del servizio all'utenza. Riflessi negativi anche sul mercato del lavoro: vengono soppressi e accorpati gli uffici di liquidazione danni presenti sul territorio e la gestione delle pratiche viene centralizzata ai call center direzionali, formati da personale con scarsa esperienza, ma con un basso costo retributivo. Come al solito si preferisce risparmiare sul personale a scapito del servizio, ma nessuna preoccupazione riguardo alle scandalose retribuzioni e alle stock option del top management.
Dicevamo - continua il rappresentante sindacale - che i conti non tornano: la crisi economica in atto non può essere invocata come una scusante in quanto queste politiche di abbandono del territorio sono iniziate molto tempo prima (alla fine degli anni '90).
Inoltre vengono mortificati i diritti dei consumatori/utenti e i diritti dei lavoratori, solo per comprimere i costi. Tutto questo però non si riflette sul calo delle tariffe anzi... Secondo il dato della Federconsumatori l’aumento nell’ultimo decennio è stato pari al 107%.
Per quanto riguarda la Calabria e la provincia di Cosenza in particolare, le cose sono ancora peggiori rispetto al panorama nazionale. Nella provincia di Cosenza - che ha una estensione territoriale superiore alla intera Liguria e dove la rete di comunicazioni stradale e ferroviaria non sono certo tra le più efficienti del paese - diverse Compagnie hanno abbandonato il campo accorpando gli uffici, nella migliore delle ipotesi, nel capoluogo di regione: avevano iniziato qualche anno fa la Ras e Allianz (poi confluite nello stesso gruppo), hanno poi seguito l'esempio Ina Assitalia, Generali e Carige. Di recente si è accodata anche la Cattolica.
Bisogna aggiungere - continua De Santis - inoltre, che dal 2013 anche l'Assimoco Assicurazioni ha annunciato la chiusura dell'Ispettorato Sinistri di Cosenza e che il personale impiegato verrà trasferito su Bari con notevolissimi disagi, anche in quest'ultimo caso, per i dipendenti interessati. E temiamo che il contagio non sia ancora terminato".
"Una domanda finale: come fa - conclude De Santis - un legale di Cosenza, Rossano o di Castrovillari o peggio ancora un semplice cittadino a raggiungere le strutture competenti, sempre più lontane, per ottenere la liquidazione di un sinistro? E cosa dire infine per quanto riguarda i disagi che il personale trasferito dovrà sopportare?
Questa è la conferma che le compagnie focalizzano i loro sforzi solo sul contenimento dei costi, senza pensare alla qualità dei servizi erogati".