Petramala su stabilizzazioni Asp
Riceviamo e pubblichiamo un comunicato a firma Franco Petramala ex direttore generale Asp di Cosenza, in merito alla stabilizzazione dei precari.
“Qualcuno aveva previsto proprio per questo tempo, una improvvisa accelerazione per tentare la soluzione per i 1500 precari della sanità. Purtroppo sono passati invano quasi tre anni e questo tema è stato agitato solamente per polemizzare, non per rendersi conto della sua dimensione e della sua importanza. Pare che una qualche presa di coscienza della delicatezza della cosa stia rivelandosi dalle prese di posizione dell’On Principe, del sen Gentile, del On. Guccione che continua ad essere attento al problema. Devo dire che il Governo Loiero, malgrado le difficoltà del settore, già dal 2008 ha dato impulso alla soluzione del problema, poiché la condizione di tanti lavoratori (solamente a Cosenza di circa 1176 assunti quasi tutti in epoca precedenti dal 2000 al 2007), determinava una situazione insostenibile per la erogazione del servizio e per il rispetto alla dignità dei lavoratori. L’ASP di Cosenza, di cui ero Direttore Generale, regolarmente autorizzata dalla Regione, ha proceduto alla stabilizzazione avendo come obiettivo la definitività del rapporto di lavoro e utilizzando per tempo le leggi nazionali che lo consentivano; avendo ben presente che successivamente sarebbe stato difficile procedere a politiche per il personale di apertura apprezzabile. Così furono stabilizzati i 439. E sul punto si è scatenata la polemica infinita che ha creato difficoltà di ogni genere, lì dove la revoca o la sospensione dei provvedimenti relativi, ancorché ingiusti ed ingiustificati, ha creato solamente amarezza soprattutto in testa ai lavoratori che intanto continuano a lavorare ma senza quella sicurezza e serenità che loro era stata data dalla stabilizzazione. Quindi, l’ASP di Cosenza ha utilizzato la Legge Nazionale. Non la Legge Regionale n° 1 né la Legge Regionale n°8, che sono successive alle procedure consentite dalla legge nazionale. Sta di fatto che le leggi ragionali del gennaio 2009 e del febbraio 2010, sostanzialmente di sanatoria per le posizioni di chi non poteva avvalersi delle provvidenze della legge nazionale, venivano impugnate dal Governo dell’epoca e in particolare la n° 8 del febbraio 2010 senza che la Regione si costituisse in giudizio. Stessa sorte hanno subito leggi analoghe del Molise e del Veneto. Nulla volendo osservare sulla decisione della Corte, dobbiamo sottolineare tuttavia il tentativo di stabilizzare chi lavora per gli Enti sanitari calabresi da molti anni. Il tentativo, ritengo, sia stato fatto anche in ragione delle tante iniziative di sanatoria di lavoro precario effettuato negli anni precedenti, compresi quei casi, moltissimi, di concorsi esterni con riserva agli interni o ai concorsi riservati agli interni, ben noti a tutti. A chi, oltre i 439 stabilizzati, non era compreso nel beneficio della legge, fu prorogato il contratto nel 2009 e 2010, così come a scadenza ne vennero prorogati altri, compresi gli interinali, mentre quelli delle cooperative godevano della proroga dei contratti commerciali malgrado il loro inserimento operativo e di fatto nella struttura. Comunque oggi si deve assumere una decisione, appressandosi il 31 dicembre 2012, e non per agitare il problema a parole o per soluzioni parziali ma approfondendo il tema e sollecitando i sindacati ad essere meno intimiditi, come purtroppo sono apparsi in questi 2 anni e mezzo. Quali soluzioni? Per coloro che non sono stabilizzati la soluzione non può che essere l’attivazione delle procedure concorsuali con punteggio privilegiato e/o con riserva di posti per come le stesse leggi finanziarie 2006 e 2007 consentono. La compatibilità con il regime del Piano di rientro c’è perché il divieto del turn over riguarda solamente i casi di pensionamento o decesso del dipendente e non per scadenza del contratto a termine. Infatti tali contratti avranno avuto sicuramente origine da una carenza di organico precedente il Piano di rientro e quindi si è consolidato l’onere finanziario, tanto che tuttora questi dipendenti sono retribuiti e più onerosamente che se fossero a tempo indeterminato. D’altra parte il Piano di rientro e le stesse indicazioni del Tavolo Massicci sempre salvaguardano i Lea che, per essere assicurati, hanno bisogno, per esempio secondo il nuovo Piano aziendale presentato dall’ASP di Cosenza, di ben 1200 dipendenti; ma la stessa cosa sarà anche per l’Ospedale, quindi nulla potrebbe ostare ad avvalersi ancora delle unità in servizio, perché questo non aggraverebbe la spesa, pur rimanendo fermo il divieto del turn over. D’altra parte Il Tavolo Massicci chiede per la sanità calabrese ristrutturazioni organizzative e logistiche delle unità che erogano prestazioni sanitarie e riduzione dell’onere del personale con assorbimento delle unità da turn over nonchè con riduzione delle altre spese, naturalmente ove compatibili. E’ su questo, mi si consenta, che probabilmente si stanno commettendo errori gestionali importanti e dannosi. Meglio approfondire questi argomenti per il bene dei calabresi che non polemizzare ancora su ciò che ha fatto il Governo Loiero sostenendo semplicisticamente che poteva fare di più”.
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