Roggiano Gravina si oppone al trasferimento del parroco Don Michele Coppa
La comunità dei fedeli e l’intera cittadinanza di Roggiano Gravina sta rispondendo con la preghiera e la fede alla decisione del vescovo della Diocesi di San Marco-Scalea, Leonardo Bonanno, di trasferire a Diamante don Michele Coppa di 61 anni e parroco da ben 27 della Chiesa San Pietro Apostolo. Con la preghiera, ma anche con lo scioglimento di tutti i gruppi e le associazioni parrocchiali, con una raccolta firme, con il presidio costante nella chiesa madre del paese e l’apertura di una pagina cliccatissima su facebook dal nome “Don Michele non si tocca”. Naturalmente è stato cercato, e ottenuto, anche un colloquio breve tra il vescovo e una delegazione di cittadini che, però, non è servito a dissuadere il monsignore dalla decisione presa.
Nel corso dell’incontro i parrocchiani si sono anche appellati al diritto canonico il quale dispone che per provvedimenti del genere si debba tenere conto anche del sentimento dei fedeli. Don Michele sacerdote e parroco, ma soprattutto una figura rassicurante, paterna e fondamentale per un paese difficile come Roggiano Gravina, noto purtroppo per vicende di cronaca nera. Don Michele sacerdote e uomo che è stato capace di salvare dall’aborto molte vite e accogliere gli immigrati, di aiutare i tossicodipendenti e lavorare a muso duro contro la criminalità. Tutte azioni che il sacerdote ha portato avanti in silenzio e con spirito di sacrificio. Lo stesso atteggiamento che sta assumendo ora dinanzi a questa situazione dolorosa anche per lui. “Nella nostra comunità si vive da qualche anno una situazione di grande disagio sociale e civile, oltre che di grande degrado morale, su cui il nostro parroco sta operando con impegno incidendo fortemente sull’operato della società – hanno scritto al vescovo i parrocchiani - . La sinergia con le forze dell’ordine e le istituzioni ha, inoltre, da sempre connotato l’attività pastorale di don Michele e soprattutto oggi è di fondamentale importanza per dare continuità ad azioni intraprese che sono ancora in corso.
L’esperienza maturata sul territorio – si legge ancora nella lettera indirizzata a Bonanno – durante questi ventisette anni di attività pastorale, infatti, ha fatto sì che don Michele diventasse punto di riferimento sicuro non solo per la comunità parrocchiale, per la quale si spende costantemente, ma per l’intera comunità civile e istituzionale. Egli riesce, infatti, per la conoscenza approfondita del tessuto sociale, a tutti i livelli, a favorire l’efficacia delle azioni di supporto e tutela di tutte le fasce deboli e disagiate con risultati che chiunque intervenisse al suo posto non potrebbe ottenere, non per mancanza di capacità, ma per una insufficiente consapevolezza delle dinamiche sociali di un territorio in continuo fermento e interessato da episodi di particolare gravità e allarme sociale”. La comunità ora ha deciso di andare avanti con la preghiera, organizzando per questa sera, una veglia nella chiesa San Pietro Apostolo e una fiaccolata. La speranza che monsignor Bonanno possa ritornare sui suoi passi, infatti, ancora non si è spenta.