Comparto agricolo calabrese chiusura d’anno difficile per l’Arcea
Sarà una chiusura d’anno difficile per l’Agenzia della Regione Calabria per le Erogazioni in Agricoltura e per i suoi dipendenti che, proprio nel periodo in cui è richiesto loro il maggior sforzo per il raggiungimento degli obiettivi annuali di spesa, non riceveranno la tredicesima mensilità e le retribuzioni accessorie. Ma, soprattutto, si profilano serie incertezze per il proseguimento delle attività della stessa ARCEA, definita da più parti una struttura d’eccellenza, che, nell’attuale periodo di crisi economica, ha finora garantito la regolarità nella erogazione dei contributi europei, consentendo la sopravvivenza delle aziende agricole calabresi e dei loro dipendenti.
"La causa di tali difficoltà - Scrivono in un comunicato stampa i dipendenti Arcea - è da imputarsi alla Regione Calabria che non ha provveduto al trasferimento del contributo necessario a far funzionare l’Agenzia per l’anno 2012 e si accinge ad approvare, col bilancio di previsione 2013, uno stanziamento del tutto insufficiente ad assicurare la prosecuzione delle ordinarie attività istituzionali e la sostenibilità finanziaria dell’Ente nel breve periodo. Forse è utile ricordare cosa è e cosa fa l’ARCEA. Ente strumentale della Regione Calabria, istituita con L. R. n. 24/2002, l’Agenzia è dotata di proprio personale, consistente in 38 unità lavorative in servizio, vincitrici di concorso pubblico. L’Ente svolge le attività di Organismo Pagatore per la Regione Calabria, per come riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole nel 2009, erogando ogni anno circa 450 milioni di Euro a favore di oltre 150 mila soggetti operanti nel settore agricolo e sostituendo in tali funzioni l’AGEA, con sede in Roma. ARCEA, dal canto suo, ha dimostrato al momento della sua nascita che è possibile passare da qualche punto percentuale al 100% del pagato.
Centinaia di milioni di contributi europei immessi nel sistema agricolo ogni anno, una quotidiana opera di sintesi tra le esigenze degli operatori agricoli e le istanze delle associazioni di categoria e un bagaglio di professionalità acquisite in ambito nazionale ed europeo, vengono adesso messe seriamente in discussione a causa delle ristrettezze finanziarie e della scarsa attenzione che la Regione Calabria dimostra di avere verso un proprio Ente strumentale, preferendo convogliare le risorse più consistenti verso realtà istituzionali con un numero di dipendenti più elevato e, dunque, maggiormente forti dal punto di vista della protesta sociale.
Ma i dipendenti dell’ARCEA - si legge ancora - non intendono assistere passivamente allo svuotamento di risorse in atto e nell’assemblea del 13 dicembre 2012, di concerto con le Organizzazioni Sindacali, hanno proclamato lo stato di agitazione permanente di tutto il personale, comunicato anche all’Assessore all’Agricoltura, attesa la gravissima situazione finanziaria in cui versa l’Ente, che sta causando l’impossibilità di fare fronte al pagamento degli stipendi e dei fornitori. Bisognerebbe ricordare all’intera classe politica e amministrativa regionale che proprio nelle ore in cui con questa legge di bilancio si sta determinando di fatto la chiusura dell’ARCEA e la sospensione di ogni attività per impossibilità di assumere nuovi impegni, i dipendenti dell’Agenzia dovrebbero erogare a migliaia di aziende oltre 90 milioni di euro tra fondi del Programma di Sviluppo Rurale e della Domanda Unica, profilandosi uno scenario drammatico ed un grave danno per l’intero settore agricolo calabrese.
Il senso del dovere, la professionalità e l’abnegazione di tutto il personale in servizio presso l’Agenzia, che, senza pretese, è riuscito ad assicurare la continuità amministrativa ed evitare che i contributi venissero restituiti al bilancio comunitario e persi definitivamente non possono più sostituire un impegno serio da parte della Regione Calabria nel determinarsi in ordine al futuro dell’ARCEA, fornendo adeguate risorse finanziarie e riformando l’intera struttura organizzativa.
Bisogna far capire anche ai livelli istituzionali più alti che l’ARCEA è un acceleratore intelligente di spesa e se viene trattato come uno dei tanti enti strumentali si creeranno solo ritardi e inefficienze, mentre occorrerebbe sempre di più avere al centro della propria attività l’interesse degli agricoltori, la velocità delle erogazioni e lo sviluppo conseguente del territorio in cui questi operano. Resta solo da chiedersi: perché ledere l’operatività di un’Agenzia definita virtuosa e costituita da professionisti che garantiscono alti standard di qualità nell’erogazione dei servizi? Quanto intende investire la Regione Calabria nell’ARCEA, dimostrando in tal modo vicinanza a tutti gli agricoltori calabresi?"
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