Rifiuti: emergenza senza fine in Calabria, e divampa la polemica
L'emergenza rifiuti in Calabria è diventata un vero tormentone, con le istituzioni di ogni livello pronte a rincorrersi ribattendo responsabilità e mancanze. Una condizione di grave emergenza, maturata nei mesi scorsi per via di una serie di intoppi che, di fatto, hanno paralizzato il sistema di conferimento. Il risultato finale è quello di una regione al collasso, nonostante un commissariamento lungo circa 15 anni e miliardi di euro spesi. Cumuli di spazzatura segnano ormai tutto il territorio calabrese, dove l'unica isola felice sembra essere la realtà del crotonese, dove rimane aperta e funzionante la discarica privata della Sovreco.
Va malissimo, invece, nelle province di Catanzaro e Reggio Calabria, ma non va meglio in quella di Cosenza e in quasi tutta l'area di Vibo Valentia. In queste due ultime realtà, però, resta il dramma di interi territori dove non esistono discariche. Nello specifico, poi, a Catanzaro i cumuli si registrano soprattutto in periferia, grazie al fatto che la città ha goduto di una corsia preferenziale nell'impianto di Alli. Un sistema che, però, ha mandato in tilt la gestione sul resto della provincia, con interi territori ormai invasi dalla spazzatura. Per questo, ieri, il commissario Vincenzo Speranza ha emesso una nuova ordinanza con la quale limita la precedenza dei camion di Catanzaro in un rapporto di 3 per il capoluogo e uno per i comuni della provincia. Tutto è cominciato nei mesi scorsi, quando l'Ufficio del commissario in Calabria non è riuscito a fare fronte ai debiti maturati nei confronti della Daneco, società che gestisce diversi impianti e discariche calabresi.
Una vertenza maturata nel tempo, che ha spinto la società a minacciare e a chiudere le strutture. Dall'Ufficio del commissario sono venuti fuori i mancati pagamenti dei Comuni, quindi le difficoltà di cassa che hanno impedito di saldare i conti con la Daneco. Ma l'emergenza è stata un crescendo di disagi e di mancate scelte che si trascinano da anni. Come quelle che riguardano Pianopoli ed Alli di Catanzaro. Nel primo caso, la discarica privata forse più importante della regione è satura e i lavori di ampliamento procedono a rilento.
Sorte ancora più drammatica per Alli, interessata prima da indagini della magistratura, con tanto di provvedimento di dissequestro, poi dallo sblocco. Ma la struttura è colma, i lavori sono lenti e servirà ancora un mese per completare gli interventi che consentiranno di aprire l'ampliamento della discarica. L'alternativa a questo stato di cose era stato individuato nella discarica di Melicuccà (Reggio Calabria), ma prima le proteste ambientaliste e poi i danneggiamenti anonimi con tanto di incendio doloso hanno impedito l'apertura e hanno lasciato chiusi i cancelli in attesa di riparare i danni. Proprio la discarica reggina dovrebbe giocare un ruolo primario.
L'obiettivo è quello di fare confluire gli scarti delle lavorazioni degli impianti di Sambatello, Gioia Tauro e Siderno, liberando di questo peso la struttura di Pianopoli che, a quel punto, potrebbe dedicarsi ad accogliere solo quello che proviene da Lamezia Terme e Catanzaro, ed una parte del Cosentino e Vibonese. Un meccanismo più fluido, nel quale, però, è evidente che si pagano le mancate scelte politiche del passato, quando non sono state decise nuove strutture e sono rimasti scoperti interi territori.
L'alternativa a questo stato di emergenza è identica a quella adottata dalla Campania: rifiuti da mandare fuori regione. L'ipotesi che si è fatta strada è quella della provincia di Taranto, ma i costi sarebbero enormi e il meccanismo rischierebbe di incepparsi per mancanza di fondi. Ed in questo contesto, di assoluta drammaticità, fioccano critiche e polemiche. I sindaci del catanzarese hanno invaso ieri la Prefettura per chiedere un intervento diretto. Risultato finale: il prefetto Reppucci ha chiesto lo stato di emergenza.
A Reggio è il partito Sinistra ecologia e libertà a chiedere le dimissioni del commissario Speranza, mentre il sindaco di Rossano (Cosenza), Giuseppe Antoniotti, è pronto a contattare tutti i colleghi del comprensorio per un'autoconvocazione in Prefettura, "al fine di avere risposte certe e togliere nell'immediato la spazzatura dalle strade". Una protesta galoppante che, ormai, interessa l'intera regione e che rischia di diventare una nuova bomba dal punto di vista politico, ambientale e della salute pubblica.
Il presidente della Provincia di Reggio Calabria, Giuseppe Raffa, ha etichettato come fallimentare la gestione commissariale e ha scritto una lettera al presidente dell'Upi Calabria, Wanda Ferro, per sollecitare l'individuazione dei sub ambiti da costituirsi a livello provinciale. Intanto, dall'Ufficio del commissario trapela ottimismo. Gli interventi necessari per tornare alla normalità sarebbero in corso, anche se servirebbero ancora alcuni giorni per completare i lavori in corso in diverse strutture. Solo allora, forse, la Calabria potrebbe tornare nella normalità, pur rimanendo ancora l'incognita sul futuro dello stesso ufficio commissariale, il cui mandato è scaduto e per il quale si attende una proroga che, comunque, potrebbe avere tempi molto ristretti.