Anziano morto in casa di cura, assolta paramedico
È stata assolta "per non aver commesso il fatto" il paramedico Saveria Romagnino, accusata di concorso in omicidio colposo con un medico e quattro operatori socio sanitari, in servizio nella casa di cura "Rsa Madonna di Porto" di Gimigliano (Cz), dove il 6 dicembre del 2009 un anziano non deambulante, Giuseppe Nesticò, è morto, dopo essere caduto dal divano, sbattendo la testa prima sulla propria sedia a rotelle e poi sul pavimento. Il giudice dell'udienza preliminare, Assunta Maiore, ha emesso oggi la propria sentenza nei confronti dell'imputata al termine del giudizio abbreviato nell'ambito del quale il pubblico ministero di Catanzaro aveva chiesto l'assoluzione, proprio come i difensori della Romagnino, gli avvocati Giacomo Maletta e Vittorio Ranieri, e della "Rsa", Antonella Canino. Aveva invece insistito perché la Romagnino venisse dichiarata colpevole l'avvocato Giovanni Grisolia, legale dei familiari della vittima, costituitisi parte civile.
Con la stessa accusa di concorso in omicidio colposo lo scorso 15 novembre sono stati rinviati a giudizio altri cinque imputati, il dottore Domenico Galasso (responsabile dell'organizzazione sanitaria della struttura), e quattro operatori socio sanitari, Dolores Colazzo, Orlando Colosimo, Gasperino Scalise e Maria Luisa Cantafio. Il processo avrà inizio il 4 marzo davanti al tribunale monocratico. "Trauma cranio-encefalico con ematoma sub durale a carico dell'emisfero cerebrale sinistro" a seguito di "ematoma intracranico post traumatico" la causa del decesso diagnosticata dal medico legale, Federica Colosimo, nominato all'epoca dei fatti dal sostituto procuratore Elio Romano, che, su segnalazione dei familiari dell'anziano deceduto, ha avviato le indagini condotte dagli uomini del Nisa. Secondo la ricostruzione dell'ufficio di Procura, la mattina del 6 dicembre di due anni fa gli operatori sanitari, su disposizione di un dottore, avrebbero collocato il paziente Nesticò sul piano di seduta "senza particolari cautele tali da impedire l'involontaria e repentina caduta, come ad esempio accomodare il paziente su una sedia a rotelle dotata di apposita cintura", per poi dedicarsi ad altro, piuttosto che controllare l'anziano. Questi, sempre secondo l'accusa, era così caduto sbattendo la testa senza che chi di dovere se ne accorgesse, di qui l'accusa di concorso nell'omicidio colposo per gli indagati (difesi dagli avvocati Gioconda Soluri, Giacomo Maletta, Vittorio Ranieri, Rosa Lamanna, Paola Parentela, Antonio Gigliotti, Salvatore Varano e Simona Cavalieri). (AGI)