Elezioni: Fini, non si può passare di condono in condono
"Non si può passare di condono in condono": è quanto affermato dal presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini che questa mattina a Crotone ha incontrato gli operatori economici della provincia nella sede dell'Ance, l'associazione dei costruttori edili. Rispondendo alle domande degli stesi operatori e dei cronisti Fini ha spiegato che "il condono di qualsivoglia natura in via del tutto eccezionale, una tantum, può essere una soluzione ma se passiamo ogni cinque o dieci anni di condono in condono, poi è del tutto inutile dire: dovete rispettare il paesaggio e quindi non costruire abusivamente, dovete pagare le tasse e quindi non evadere il fisco, perché se il cittadino che già ha tanti sacrifici cui dover sottostare ha poi l'impressione che tanto fra cinque o dieci anni ha un altro condono, è evidente che si finisce per premiare i furbi e danneggiare quelli che facendo tutto intero il loro dovere finiscono per essere dei fessi".
"Allora - ha aggiunto - io non dico no per ragioni teorico culturali, dico no perché ci sono già stati i condoni e di fatti l'ultima volta che si fece il condono lo stesso Berlusconi disse è l'ultimo; guai perché non si può fare un condono ogni certo numero di anni, purtroppo lo ripropone nella speranza di avere il consenso di chi ha qualcosa da condonare senza però rendersi conto che così facendo è un incentivo a comportamenti non rispettosi al cento per cento della legge".
"La questione meridionale c'è ancora, non se ne parla più ma c'è ancora. Il fatto che sia stata rimossa la questione meridionale dall'agenda, il fatto che a un certo punto si sia imposta invece, e questo è un grande merito della Lega, si sia imposta una questione settentrionale, deve far riflettere soprattutto nel momento in cui col voto non devi scegliere il governatore di una regione ma devi scegliere il governo nazionale". Ha detto ancora a Crotone il presidente della Camera intervenendo sui temi della campagna elettorale.
"Se è vero che esiste ancora una questione meridionale ed è vero che negli ultimi tempi questa questione non è stata affrontata con sufficiente decisione, - ha continuato Fini - bisogna anche guardarsi intorno, prima di votare, circa la natura delle coalizioni, perché non c'è alcun dubbio che nel passato in alcune aree del paese, soprattutto nel sud, il Pdl aveva raccolto un consenso elevatissimo anche per la capacità che aveva avuto di porre alcune questioni: la legalità, lo sviluppo, il rilancio dell'imprenditoria, ma è amaro dirlo, quel consenso non è stato poi onorato con degli interventi, non al cento per cento perché era forse impossibile ma sufficientemente in sintonia con le aspettative.
Questo è accaduto - il tempo è galantuomo - perché il deus ex machina, il ministro più autorevole del governo di centrodestra, Tremonti, è un ministro culturalmente leghista. Prova ne sia che oggi è il punto di riferimento, è candidato premier per la Lega. Quando, nel momento del confronto più aspro tra me e Berlusconi, gli ponevo questa questione, aveva buon gioco lui a dire non è vero, oggi credo che al contrario i fatti mi abbiano dato ragione. Tutto quello che accadeva dal Po in giù era in qualche modo meno avvertito come urgente, come drammatico, in ragione del fatto che era a trazione leghista l'azione del governo di centrodestra. Personalmente mi auguro che ciò non si ripeta anche nel futuro".
"Più che su abolizione delle province e accorpamento dei comuni oggi bisogna considerare le enormi spese delle Regioni". Ha affermato ancora Gianfranco Fini a proposito della soppressione delle province e dei tagli alla spesa pubblica. "Siccome - ha detto - si deve riscrivere in qualche modo, ridisegnare l'architettura istituzionale anche per ridurre i costi ormai non più sopportabili, la mia opinione è che l'identità nazionale sia basata sul radicamento a livello comunale, a livello provinciale in alcuni casi".
"Noi siano un popolo che è figlio dei comuni, dei gonfaloni municipali, le Regioni sono istituzioni di tipo burocratico amministrativo. La mia opinione è che si fa un gran discutere sull'abolizione delle province - ha detto - sull'accorpamento dei comuni, ma secondo me bisognerebbe riflettere sui costi enormi delle Regioni se rapportati con i risultati concreti che le Regioni hanno ottenuto". (AGI)