Semina astici a Vibo, Capitaneria assiste ricercatori
Si è tenuta ieri pomeriggio nei locali della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia Marina la Conferenza stampa relativa alla semina degli astici eseguita in Calabria. Presenti l’Assessore all’Agricoltura, Foreste e Forestazione Michele Trematerra, i funzionari regionali Ernesto Forte e Serafino Nero, dell’Università della Tuscia di Viterbo con il Pro-rettore Prof Giuseppe Nascetti ed il Prof Roberto Minervini, il Sindaco di Vibo Valentia Nicola D’Agostino, il Comandante della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia Marina Paolo Marzio, il Presidente del Parco marino regionale Costa degli Dei nella persona del Presidente Avv Vincenzo Graziano.
A seguire si sono concluse le operazioni di ripopolamento attivo con giovanili di Astice europeo, forniti dall’Università della Tuscia di Viterbo, in due areali della costa calabra: il Parco Nazionale marino di Isola Capo Rizzuto ed il Parco Regionale marino Costa degli Dei.
Gli interventi di ripopolamento attivo con una specie tanto pregiata e richiesta dal mercato si sono svolti nell’ambito dei progetti FEP previsti dall’Unione Europea ed attivati dalla Regione Calabria. L’intervento di semina suggella un iter che, ormai da tre anni, ha visto coinvolti la Regione Calabria che, per prima in Italia, ha creduto e reso possibile questo intervento di ripopolamento attivo che riporterà l’Astice lungo le coste calabre.
Non è stato un iter facile, come spesso accade infatti, non sono sempre i problemi tecnici quelli più difficili da superare. I funzionari regionali infatti, in particolare il Dirigente Ernesto Forte ed il Responsabile della misura Serafino Nero, hanno dovuto risolvere non pochi problemi “di principio” presso il Ministero delle Politiche Agricole e la stessa Unione Europea per poter procedere a finanziare con fondi FEP l’attività di ripopolamento.
Sono tematiche nuove per il nostro Paese che purtroppo non è all’avanguardia come il Giappone o anche i Paesi del Nord Europa in questo tipo d’intervento. La Regione Calabria è però davanti a tutti in Italia e questo è certamente merito di una sensibilità politica che, a cominciare dall’Assessore all’Agricoltura, Foreste e Forestazione Michele Trematerra fino ai funzionari dell’assessorato responsabili del settore ittico, ha consentito alla Calabria di poter disporre a breve dei primi dati su questa tecnica che apre importanti prospettive produttive al settore della pesca.
Non va dimenticato infatti che la pesca italiana sta attraversando un periodo di grande difficoltà dovuto alla scarsezza della risorsa ittica in mare nella cui gestione infatti, anche per ammissione della stessa Unione Europea, si è sbagliato molto negli anni passati. Gli interventi attuati infatti, tendenti a ridurre lo sforzo di pesca, non hanno sortito gli effetti sperati. Oggi il nostro Paese, nonostante sia proteso al centro del Mediterraneo ed ha una consistente flotta peschereccia, è importatore del 65% dei prodotti ittici di cui si alimenta e con un consumo pro-capite attualmente di 23 Kg.
Una quantità abbastanza modesta se confrontata con quella di altri paesi europei che si affacciano sul mare, è ipotizzabile quindi che il consumo pro-capite nazionale tenderà ad aumentare e le nostre risorse ittiche attuali, sfruttate almeno per l’85% dei suoi stock naturali, ci costringeranno ad aumentare le importazioni se non si troveranno soluzioni per rendere più produttiva la pesca e più diffusa l’acquacoltura marina.
In questa situazione, che rischia di trasformare anche la pesca come l’agricoltura in un settore “economicamente assistito”, bisogna intervenire per migliorare le condizioni di resa della pesca sia attraverso nuove forme di gestione delle risorse ittiche sia intervenendo con forme di ripopolamento ittico in mare. In questa nuova linea d’intervento l’Università della Tuscia di Viterbo, che è riuscita a mettere a punto una innovativa metodica di produzione di giovanili di Astice, è stata chiamata a fornire 27.000 giovanii Astici in fase “pelagica” e 2.400 esemplari nell’avanzato sviluppo di “bentonici” per una semina nelle acque del Parco di Isola Capo Rizzuto, mentre, nel Parco Costa degli Dei, grazie alla volontà del Parco e del Sindaco di Vibo Valentia Nicola D’Agostino, si sono effettuati due differenti programmi di ripopolamento per complessivi 50.000 giovanili di astici “pelagici” e 4.000 “bentonici”. A queste attività in mare ha dato il suo apprezzato contributo la stessa Capitaneria di Porto di Vibo Valentia Marina che ha partecipato con propri mezzi alle delicate operazioni di semina in mare nelle acque vibonesi.
I giovani astici rilasciati in mare, anche se dovranno subire le dure prove della selezione naturale, costituiscono un primo importante “nucleo” verso il recupero di una specie le cui catture in natura sono diventate ormai nulle o occasionali. Ma al di là del risultato tangibile della cattura di astici che si manifesterà nei prossimi anni sarà importante verificare gli effetti sulla produzione ittica di una metodica che dovrebbe diventare prassi regolare, così come si fa da tempo nelle acque dolci con i ripopolamenti ittici, procurando il novellame marino presso i centri specializzati, ma, forse meglio, dotandosi di propri centri di produzione regionale di novellame marino (Centri Ittiogenici Marini) gestiti o convenzionati direttamente con le Regioni. Sarebbe un altro passo importante ed ancora non praticato nel nostro Paese.
Si può affermare quindi che probabilmente è cominciata una nuova era nella gestione della pesca mediterranea e con orgoglio si può assicurare anche che è iniziata in Calabria.