Vibo Valentia, Capitaneria di porto, rinvenuta carcassa di delfino

Vibo Valentia Cronaca

Ormai si può parlare di una vera e propria emergenza: con il ritrovamento di una Stenella morta sul litorale di Trainiti (Vibo Valentia) salgono a sette i piccoli cetacei deceduti per cause ancora sconosciute sul litorale tirrenico della Calabria dall’inizio dell’anno.

Il Wwf ricorda infatti i casi analoghi di Pizzo, Cetraro, Nicotera, Tropea, Santa Maria del Cedro e Scilla che hanno preceduto il rinvenimento della giovane femmina di circa un metro e mezzo di lunghezza, arenatasi ieri sul litorale vibonese e segnalata alla Capitaneria di Porto di Vibo Valentia da alcuni giovani proprio davanti al Camping “ Trainiti”, dove un primo esame della carcassa è stato effettuato dallo stesso personale della Guardia Costiera e dal responsabile del programma Mare del Wwf per la Calabria, Dott. Pino Paolillo.

Al momento del rinvenimento la coda del piccolo cetaceo risultava avvolta in un groviglio di corda di nylon, ma in ogni caso, proprio al fine di accertare le cause della morte della Stenella, sarà effettuata un’indagine necroscopica da parte dei veterinari dell’ASP di Vibo Valentia.

A tale scopo il Comando della Capitaneria di Vibo ha inoltrato una specifica richiesta al Comune per il trasporto della carcassa presso la sezione provinciale dell’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno, con sede a Mileto.

Il fenomeno degli spiaggiamenti purtroppo sta interessando il versante tirrenico della penisola, tanto da spingere lo stesso Ministero dell’Ambiente ad organizzare e finanziare il Cert (Cetacean Emergency Response Team) un’apposita rete che ha il compito di monitorare l’evolversi del fenomeno e indagare sulle sue cause. Sulla base dei dati raccolti dagli studiosi e dei veterinari del Cert, coordinata dal Dott. Sandro Mazzariol , che comprende le Università di Pavia e Padova, le Asl, gli Istituti Zooprofilattici e grazie all’insostituibile attività del Reparto Ambientale Marino delle Capitanerie di Porto, sono stati registrati oltre 40 spiaggiamenti sul versante tirrenico della penisola, in particolare nel Lazio, in Campania, Calabria e Sicilia.

Nonostante non si disponga ancora di elementi sufficienti, gli studiosi ipotizzano tuttavia che la causa dei decessi potrebbe essere di natura infettiva: in diversi esemplari è stata infatti riscontrata la presenza di un batterio che provoca sindromi emolitiche e lesioni ulcerative, già noto come agente patogeno per i pesci, ma che potrebbe agire anche sulle popolazioni di Stenelle, da qui la necessità di acquisire il maggior numero possibile di dati sugli individui spiaggiati.

A proposito della principale specie oggetto delle ricerche, la Stenella striata (Stenella coeruleoalba) Il Wwf ricorda quanto accadde tra il 1990 e il 1992 , quando un’epidemia da morbillivirus, causò il decesso di centinaia di Stenelle, dapprima nei mari spagnoli, per poi estendersi a quelli della Francia, del Marocco , prima di interessare le coste italiane e quelle meridionali in particolare.

Determinanti saranno anche le indagini tossicologiche sui tessuti degli animali , in particolare in quelli adiposi, al fine di verificare la presenza di sostanze contaminanti dell’ambiente marino, quali ad esempio metalli pesanti e composti organoclorurati concentrati nel corpo dei cetacei che, ponendosi al vertice dalla catena alimentare, rappresentano un classico esempio di bioaccumulazione e quindi degli indicatori della salute dei nostri mari. E’ probabile infatti che proprio questi contaminanti causino un abbassamento delle difese immunitarie delle Stenelle , aumentando di conseguenza la loro vulnerabilità agli altri agenti patogeni.