Rifiuti, operazione “Casa nostra” per turbata libertà degli incanti ed estorsione

Reggio Calabria Cronaca
Carmelo Ciccone

Nella mattinata di oggi, nei comuni di Palmi, San Ferdinando e Gubbio (PG), il Nucleo Operativo Ecologico Carabinieri di Reggio Calabria, unitamente ai carabinieri di Palmi e Gioia Tauro, nonché del NOE di Perugia, hanno arrestato Carmelo Ciccone (legale rappresentante della “RA.DI.” s.r.l. con sede a Palmi, nonché vice Presidente Consorzio Nazionale per il recupero degli imballaggi in plastica - CO.N.I.P.). Contestualmente è stata sequestrata la predetta società (del valore stimato di circa 20 milioni di euro), che si occupa della raccolta degli r.s.u., ingombranti, RAEE e differenziata nei comuni di Palmie San Ferdinando, nonché in altri comuni della Piana di Gioia Tauro.

La misura emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria –Antonino Laganà, su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia –Sara Ombra, scaturisce dalle indagini condotte dal N.O.E., che hanno consentito di accertare a carico degli indagati, responsabilità in ordine al reato di turbata libertà degli incanti ed estorsione, aggravati dall’art.7 del D.L. 152/91 (avvalendosi di minacce tipiche dell’associazione mafiosa di cui all’art. 416 bis), in quanto, al fine di conseguire un ingiusto profitto, consistente nell’aggiudicazione della Gara d’Appalto per la gestione degli r.s.u. del Comune di San Ferdinando (per l’importo di circa € 1.200.000) e presso altri Enti Locali, intervenivano direttamente per turbare la gara in questione, allontanandone gli offerenti ed inducendo il rappresentante della società Zetaemme di Sant’Agata del Bianco a ritirare l’avvalimento prestato a favore della società Evergreen di Rizziconi (RC) altra partecipante alla gara.

Le indagini traggono origine, dall’originario filone relativo all’operazione “Blak Garden” che ha visto proprio il responsabile della predetta Zetaemme, gravemente indiziato a livello cautelare del delitto di cui all’art. 260 D.lvo 152/06 rispetto alla gestione della discarica di Casignana, ma che, nella vicenda in esame, è vittima del reato.

Ciccone, per raggiungere lo scopo prefissato, si avvaleva di minacce esplicite di probabili ritorsioni: “Nel corso della conversazione Ciccone minacciava il rappresentante della Zetaemme, affermando chiaramente che “San Ferdinando è qua, a casa nostra” “consigliandogli” espressamente di ritirarsi dalla gara “se hai la bontà pigli e ti ..... se vuoi sempre, e se reputi opportuno...gli mandi un telegramma e gli dici che ti ritiri”; “Peppe ... non funziona così e non và manco bene”.

Nel corso di una conversazione tra i due “imprenditori” emerge chiaramente una sorta di spartizione territoriale della provincia tra le società operanti nel settore della raccolta e smaltimento dei rifiuti, tanto che Ciccone afferma: “.. Io sono che lavoro a S. Ferdinando per i fatti miei, normale e tranquillo con la gara aggiudicata, partecipo ad una gara...”; “...Tu gli dai l’avvalimento ad uno che non sai a chi gli dai l’avvalimento? Scusa un attimo, quando mi arriva una gara di Bianco io che faccio partecipo? Ti chiamo e ti dico senti sei interessato tu alla partecipazione a sta gara?...”; “. . .se tu partecipi a San Ferdinando che è a 5 km da casa mia …....”; “Fammi sapere come ti devi comportare che io devo sapere come mi devo comportare”.-

Le indagini hanno evidenziato in modo chiaro, una sorta di spartizione del territorio della provincia di Reggio Calabria, operata nel campo della raccolta degli RSU, che impediva di “sconfinare” nei territori altrui per la partecipazione alle relative gare d’appalto, intervenendo, come nel caso dell’appalto per la gestione degli r.s.u. del Comune di Palmi per l’importo di circa € 5.500.000), anche su ditte siciliane che partecipavano a gare nella provincia, avvalendosi di personaggi legati a “Cosa Nostra” Siciliana, per sondare il terreno e prendere informazioni utili sulla ditta che aveva presentato un’offerta per la gara. Difatti, il personaggio catanese è riuscito a concordare un incontro, sostenendo poi, con tono perentorio e minaccioso, che quelli della ditta siciliana non vanno da nessuna parte, poiché in Sicilia stanno bene e non hanno la necessità di andare a lavorare in Calabria: “...senti sto andando a trovare il mio paesano perché l’ho chiamato...”; “..non ci viene.., questo non andrà da nessuna parte...perché è già da questa parte ed è buono e non c’è bisogno che viene dall’altra parte...hai capito? siccome qui c’è lo zampino...già al figlio lo hanno portato da questa parte e il padre lo stanno portando qua...tutti e due... sia quelli di Catania e sia lui..hai capito?... “.

L’arrestato espletate le formalità di rito è stato tradotto presso la casa circondariale di Palmi, a disposizione dell’A.G., che nei prossimi giorni lo sottoporrà ad interrogatorio di garanzia. I beni sequestrati sono stati affidati ad un custode amministratore, che li gestirà nel periodo di vigenza del sequestro, assicurandone la funzionalità.