Trafugati reperti del V e III secolo .a.C., denunciati
Avevano in auto una terracotta, coppette, microceramiche a figure nere, brocchette e altri reperti archeologici trafugati in scavi clandestini nel catanzarese: due persone sono state denunciate dai carabinieri di Sellia Marina e del nucleo tutela patrimonio culturale di Cosenza per ricettazione. I reperti, di alta qualità, tra V e III secolo a.C., farebbero ritenere la presenza, nella zona, di un'importante necropoli. Le indagini proseguono per identificare altri tombaroli.
h 15:44 | È stato il capitano Giovanni De Nuzzo, comandante della Compagnia di Sellia Marina, ad illustrare i particolari del recupero, mentre il maggiore Raffaele Giovinazzo, comandante del Nucleo specializzato dell'Arma ha evidenziato l'importanza del ritrovamento. La pattuglia di Simeri Crichi, diretta dal maresciallo Sandro Brescia, ha fermato i due giovani; insospettiti dall'atteggiamento dei due, i militari hanno avviato la perquisizione. Dai soggetti denunciati non è venuta nessuna collaborazione rispetto al luogo dove i beni archeologici sono stati trafugati. Il maggiore Giovinazzo ha sottolineato che si tratta di "un bel recupero, non tanto dal punto di vista numerico, quanto per il tipo e la natura degli oggetti. Un'operazione - ha aggiunto- resa possibile dalle attività di controllo meticolose svolte sul territorio, in una zona, quale quella catanzarese, ricca di siti archeologici molti dei quali ancora nemmeno noti e censiti". Importante, secondo i due ufficiali, che "i cittadini possano prendere coscienza dell'importanza storica e scientifica di questi siti, segnalando ai carabinieri avvistamenti e ritrovamenti. Gli scavi illeciti - hanno aggiunto Giovinazzo e De Nuzzo - equivalgono al furto, mentre esistono dei premi per i cittadini che ritrovano fortuitamente reperti archeologici". Proprio per contrastare l'azione illegale di scavi archeologici, i carabinieri di Sellia Marina hanno avviato da tempo diverse azioni di controllo grazie anche al supporto dei carabinieri dell'ottavo elinucleo di Vibo Valentia. Il maggiore Giovinazzo ha anche denunciato la situazione illegale del mercato dei reperti: "L'attività clandestina è aumentata - ha detto - e abbiamo registrato episodi anche all'interno del Parco archeologico Scolacium. Si tratta, tra l'altro, di un'attività invasiva che pregiudica ulteriori studi scientifici, fatta spesso con attrezzature non idonee e rudimentali. L'attività di furto di reperti è favorita anche dagli importanti lavori pubblici presenti anche nel catanzarese, con interventi in zone che presentano aree archeologiche".