Truffe, arresti e sequestro beni per 6 milioni di euro
La Guardia di finanza ha eseguito 7 misure cautelari, tra cui arresti e obblighi di firma, a carico di altrettanti imprenditori di Lamezia Terme accusati, a vario titolo, di bancarotta fraudolenta e truffa aggravata. L'inchiesta che ha portato all'emissione delle misure è stata condotta dalla Procura della Repubblica di Lamezia. Sono stati anche sequestrati beni per un valore di sei milioni di euro, tra cui terreni, fabbricati, quote societarie ed automezzi.
h 13:12 | I provvedimenti riguardano gli amministratori di 8 imprese operanti nel settore dei trasporti per conto terzi di Gizzeria (Cz) e Lamezia Terme. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di bancarotta fraudolenta aggravata, truffa aggravata, omesso versamento di iva e ritenute Irpef, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti ed occultamento di scritture contabili. L'ordinanza scaturisce da indagini avviate a seguito del fallimento, dichiarato nell'ottobre 2010, della "Poliservice s.r.l." - una società operante nel settore dei trasporti "conto terzi".
In particolare, i finanzieri, coordinati dalla procura lametina, hanno accertato che la società era stata costituita ad hoc nel 2008 per consentire alle altre, operanti nel medesimo settore e riconducibili essenzialmente ad un ristretto nucleo familiare, di conseguire illeciti risparmi di imposte e contributi previdenziali e assistenziali, per poi essere destinata, a causa degli ingenti debiti erariali accumulati, al fallimento per insolvenza, dopo aver distratto o dissipato il patrimonio e i ricavi e aver creato passivita' per quasi quattro milioni di euro. Il disegno criminoso sarebbe stato realizzato mediante la formale stipula di contratti di "associazione in partecipazione" tra la "Poliservice s.r.l." e le altre imprese, che licenziavano formalmente quasi tutti i propri dipendenti per farli assumere, "sulla carta", dalla prima. Quest'ultima, in qualità di associata, impiegava lo stesso personale (complessivamente circa 300 dipendenti) nelle attività lavorative rispettivamente svolte dalle associanti.
Gli inquirenti avrebbero accertato che, in realtà, i dipendenti avevano continuato ad espletare le stesse mansioni ed erano organizzati e gestiti, oltre che in alcuni casi remunerati, direttamente dai gestori delle imprese di provenienza, per cui la stipula dei contratti (peraltro vietati dalle norme sul collocamento della manodopera), era dolosa, finalizzata solo a consentire alle associanti di sottrarsi agli obblighi di versamento degli oneri previdenziali, assistenziali e fiscali, trasferiti all'associata che sistematicamente vi si sottraeva fino al fallimento, richiesto e ottenuto dalla Procura della Repubblica nell'ottobre 2010. A fronte delle false prestazioni, la Poliservice emetteva ingenti fatture alle associanti, consentendo loro anche di fruire detrazioni d'Iva e deduzioni di costi "gonfiati" rispetto alle effettive spese sostenute per il lavoro. La Poliservice ometteva il versamento dell'iva e delle imposte dirette su tali falsi "ricavi". La frode era celata anche da frequenti e consistenti pagamenti, documentati dalle associanti con bonifici e assegni "tracciati" a favore della Poliservice che le indagini finanziarie hanno dimostrato essere solo in parte utilizzati per pagamenti di stipendi, mentre ingenti somme erano prelevate dall'amministratore della Poliservice in contanti, per pagare "fantomatici" fornitori.
Le imposte evase prese a base per il sequestro "per equivalente" derivano in totale da: Iva non versata per 1.214.365,49 euro; ritenute Irpef operate e non versate per 434.562,36 euro totale imponibile di fatture false emesse per 8.982.720,64; totale iva fatture false emesse/utilizzate: per 1.797.835,85 euro. Fra i beni sequestrati: 74 fabbricati, 93 terreni, 195 mezzi, quote societarie e disponibilità finanziarie, pari a quasi sei milioni di euro. (Agi)
13,30
E' stata definita in codice operazione "Tricky Truck", l'azione giudiziaria che ha permesso alla Guardia di finanza di Lamezia Terme di seguire 7 misure cautelari, tra cui arresti e obblighi di firma, a carico di altrettanti imprenditori lametini accusati, a vario titolo, di bancarotta fraudolenta e truffa aggravata. I destinatari dei provvedimenti dagli arresti domiciliari sono: Luigi Barbagallo, 48 anni, Carmelino Scalise, 65 anni entrambi di Lamezia Terme, Francesco Argento, 66 anni e Alfredo Argento, 73 anni, entrambi di Gizzeria. Mentre i destinatari dell'obbligo di dimora nel comune di residenza sono Michelino Argento, 45 anni, Francesco Argento, 48 anni e Domenico Cerra, 44 anni tutti di Gizzeria. I particolari dell'operazione sono stati illustrati questa mattina nel corso di una conferenza stampa dal procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Domenico Prestinenzi, dal comandante provinciale della Guardia di Finanza, generale di Brigata, Antonio De Nisi, dal comandante del gruppo delle fiamme gialle lamettine, maggio Maurizio Pellegrino. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal giudice delle indagini preliminari del tribunale lametino Barbara Borelli, che ha accolto in pieno la richiesta della procura. L'inchiesta che ha portato all'emissione delle misure e' stata condotta daql sostituto procuratore, Luigi Melidona.