Nessuna intesa con l’Asp di Catanzaro: i farmacisti ricorrono ai tribunali
Il Consiglio Direttivo dei titolari di farmacia della provincia di Catanzaro, riunitosi il 2 luglio, all’unanimità ha deliberato di dare immediato avvio alle iniziative necessarie, giudiziarie e non, per ottenere ciò che la legge riconosce e che la Asp di Catanzaro nega.
Fino all’ultimo momento i farmacisti hanno confidato, per ripetute rassicurazioni del Direttore Generale dell’ASP Gerardo Mancuso, in un accordo per il recupero degli oneri finanziari sostenuti per aver anticipato per anni (dal marzo 2008 al dicembre 2012) somme alla parte pubblica.
"Nonostante una crisi che non ha certamente risparmiato il settore - scrive il presidente della federfarma di Catanzaro Vincenzo Defilippo - i titolari di farmacia responsabilmente si erano disponibili anche a rinunciare a parte di quanto avevano diritto. Con lo spirito di leale cooperazione e di chiara buona fede che da sempre contraddistinguono la mia categoria nel rapporto con le Istituzioni, le farmacie hanno assicurato al Governo regionale, impegnato nel durissimo compito di “governare” il deficit sanitario della nostra Regione, ogni e più ampia forma di collaborazione".
"Tale collaborazione - prosegue Defilippo - si è concretizzata già da tempo in un innovativo servizio di assistenza farmaceutica territoriale che va ben oltre il pur importantissimo Accordo per la Distribuzione per Conto foriero di ingenti risparmi per le Finanze regionali, attuando ulteriori azioni di sostegno, tutte importantissime per il buon esito dell’azione di governo del deficit e tutte sostanzialmente a carico della categoria dei Farmacisti privati. E’ importante sottolineare che tale pluralità di azioni è stata sempre e soltanto portata avanti dai soli Farmacisti, che pure pagandone i relativi costi, hanno dovuto addirittura “insistere” con i rappresentanti del Governo regionale per ottenere l’interesse necessario per condividere e coordinare la concreta attuazione di tali misure".
"Seppur perplessi, i Farmacisti non hanno tuttavia abbandonato le loro intenzioni, continuando a portarle avanti nella consapevolezza, a questo punto comincio a ritenere solo “romantica”, che - continua il presidente di Federfarma - il conseguimento del bene comune rimanga l’unico modo per il raggiungimento anche del bene del singolo in una società retta da principi di convivenza civili e sostenibili nel tempo dal punto di vista economico. I farmacisti non possono continuare a farsi carico, professionalmente ed economicamente, dei risparmi di spesa e dell’innalzamento dei livelli di efficienza ed efficacia dell’assistenza farmaceutica territoriale che pure hanno procurato e procurano al Governo regionale, il quale puntualmente se ne fa vanto in ogni occasione pubblica istituzionale piuttosto che politica".
"Ciò perché - insiste Defilippo - il sistema creato dai vertici dell’Azienda Sanitaria di Catanzaro consistente presumibilmente nell’ assegnare ad altri fini le somme spettanti, per Convenzione Nazionale, ai farmacisti, conduce ad un meccanismo malato per il quale i farmacisti si trovano a “finanziare” seppur indirettamente l’ ASP e con un tasso di interesse estremamente favorevole: un sistema, peraltro, molto facile da adottare che non richiede particolari doti e competenze contabili ma che rappresenta una “strategia” perversa che merita quanto meno di essere denunciata da subito all’opinione pubblica. Poi, il mancato buon fine di un accordo sugli interessi, che avrebbe permesso ai farmacisti di ristorarsi dopo anni di ritardi, e che avrebbe allo stesso tempo sicuramente consentito notevoli risparmi anche all’ASP, avvalora la tesi; ed il venir meno dell’accordo, costringe i titolari di farmacia, loro malgrado, ad avviare costose iniziative giudiziarie, con la conseguenza che la ASP dovrà a breve pagare considerevoli maggiori somme per interessi e spese legali".
"Purtuttavia - conclude la nota - con senso civico i titolari di farmacia sino all’avvio delle azioni legali restano disponibili ad aprire un tavolo tecnico di confronto per superare i presunti ostacoli ad una definizione del contenzioso, rispettosa delle leggi vigenti e realmente ispirata a correttezza e collaborazione istituzionale".