Marcianò: “Dalle Province non si passa! Bisogna fare i conti!”
“Ma è possibile che le contraddizioni in questo Paese sono destinate ad esplodere sempre con prepotenza? E’ questo l’interrogativo da cui voglio partire per analizzare questo “pasticcio all’ italiana” messo a punto da tecnocrati per mortificare la democraticità rappresentativa del nostro Paese che altro non è che una manovra di facciata per celare l’ incapacità di mettere a punto un impianto realmente utile per i cittadini. Ecco dunque, un’altra volta, un’Italia malata di ansia di riforme, senza però averle mai fatte. Un Paese che costruisce controriforme senza mai aver avuto riforme serie”. E’ quanto afferma il consigliere provinciale di Reggio Calabria, Michele Marcianò
“Se il ddl “svuota poteri” – continua Marcianò - abolendo le Province, ne salvaguarda per intero le funzioni, destinandole però in futuro alla competenza concorrente di Regioni e Comuni, e i livelli occupazionali, che senso avrà la soppressione? e che risparmio produrrà? Affrontiamoli a viso aperto, allora, questi costi. Eliminando le Province si arriverebbe a risparmiare realmente 12 miliardi come si è scritto e detto a gran voce in questi giorni? No perché le Province spendono circa 10 miliardi per funzioni e servizi ai cittadini. Abolendole si evince che all’ incirca 8 miliardi dovrebbero comunque essere spesi da "altri". Sono i costi derivanti dalla manutenzione delle scuole e la formazione professionale, territorio, urbanistica e viabilità, mobilità e trasporti, ambiente, centri per l'impiego, cultura, sport, turismo e servizi sociali. I restanti due miliardi servono per il pagamento degli stipendi dei dipendenti.
Facendo un calcolo molto veloce si scopre così che l'incidenza sulla spesa pubblica di Presidente, Assessori e Consiglieri provinciali (105 milioni) è solo dello 0,01%.
Sfatato così il mito dei costi, resta da sciogliere l’altro mistero: l’irrilevanza dell’Ente secondo la tesi degli abolizionisti. La presenza di un ente intermedio di area vasta è un dato su cui tutti sono concordi, mentre la materia del contendere è la coincidenza di tale presenza con quella provinciale. Se facciamo un’analisi comparata nei paesi europei è facile constatare che questi presentano una struttura dei poteri locali a tre livelli. Esaurite e smentite le due certezze su cui si fonda il ddl, contenimento dei costi e irrilevanza della Provincia, mi chiedo come si faccia poi, alla luce di questo quadro a compiacersi con tale affermazione “con questo provvedimento si azzera tutta la classe politica intermedia del Paese” è offensivo non solo nei confronti di coloro che tutti i giorni si confrontano con il territorio ed i loro problemi, ma ancor di più per quel “popolo sovrano” che ha eletto quella classe politica attraverso il voto. “Popolo sovrano” che invece sta ricevendo dal governo solo fumo negli occhi. Atteggiamento che non ha davvero più senso oltre a non essere corretto. Si può discutere su tutto, ma una cosa deve essere chiara: sostituire un ente democratico e valutabile dai cittadini con un consorzio non solo è lesivo per la democrazia, ma non risolve un problema funzionale.
Mi rivolgo dunque - conclude Marcianò - tutte le Amministrazioni provinciali, ai rappresentanti ad ogni titolo e dipendenti, affinché ci si attivi con coraggio e determinazione per riaffermare con ferrea volontà il valore di una Istituzione fondante la Repubblica, incardinata nella storia del Paese e delle Comunità locali, al cui servizio quotidianamente si pone; nonostante la “truppa” del cerchio abolizionista”.