San Basile: cresce l’attesa per il concerto degli Spasulati
Cresce l’attesa per l’arrivo degli Spasulati a San Basile. Domani 9 agosto, infatti, la band nata nel 1996 a Santa Sofia d’Epiro, e conosciuta per le sue sonorità reggae cantante in lingua arbereshe, farà tappa nella cittadina del Pollino con il tour live 2013 che promuove l’ultimo lavoro discografico della band “La vida”. Un evento nel segno della forte caratterizzazione del contesto locale che fa da filo rosso ai primi appuntamenti dell’Estate a San Basile, voluta dall’Amministrazione comunale, guidata dal Sindaco, Vincenzo Tamburi, e dal suo vice, Gaetano Marcovecchio, e che si protrarrà fino al 3 settembre con quindici appuntamenti spalmati lungo tutto l’arco estivo.
“Siamo orgogliosi e felici di accogliere la Spasulati band nella nostra cittadina - hanno affermato gli amministratori locali - certi che con la loro musica potremo godere del talento e della passione di giovani legati alle proprie tradizioni e alle proprie radici culturali e sociali. Con questo concerto vogliamo richiamare l’attenzione di tanti giovani nella nostra cittadina utilizzando la Spasulati band come testimoni di eccellenza di quanto i talenti della nostra terra possano davvero invertire il senso della storia locale se finalizzati al bene ed al bello”.
La Spasulati nasce nel 1996 da quando quattro adolescenti spiantati (questo è il significato letterale di “spasulati”) che decisero di mettersi insieme per suonare il reggae. La loro storia è costellata di grandi successi, a partire dal 2001 quando a Milano, in Piazza Duomo, aprono il concerto di Manu Chao. Hanno suonato sullo stesso palco di Linton Kwesi Johnson; partecipato per due edizioni al Rototom Reggae Sun Splash, ad Arezzo Wave, a Tavagnasco Rock e poi anche in Austria, Belgio, Germania, Inghilterra, Svezia, Svizzera, e, naturalmente, in Albania. La loro musica conquista le colonne delle riviste di musica e Rai Educational dedica loro un documentario, mentre di recente è uscito un film documentario di Salvo Cuccia “Rock Arbereshe” che ha fatto il giro di numerosi festival cinedocumentari. La loro musica è un esempio di contaminazione a 360°: dal reggae allo ska, passando al dub, per approdare ad una esplosiva interpretazione della patchanka ballkanica, non dimenticando le origini.