Cgil: Campi della Legalità a Polistena, Isola Capo Rizzuto e Riace
Giorni intensi, ricchi di emozioni e fitti di incontri e appuntamenti. Una serie di tavole rotonde incentrate sul tema della legalità, della lotta anti-‘ndrangheta, della memoria, della Resistenza; ma anche, sul tema del modello di accoglienza verso gli immigrati, dell’identificazione e su quello dell’inclusione sociale. Infine, i progetti pratici di integrazione e formazione: dal lavoro sui campi (nei terreni confiscati alla ‘ndrangheta) a quello nei laboratori di formazione.
Tanti, quindi, i temi che i giovani e i volontari dello Spi Cgil provenienti da molte regioni di Italia hanno affrontato attraverso i Campi della Legalità che - tra il mese di luglio e di agosto - si sono tenuti in Calabria: a Isola Capo Rizzuto e a Polistena (dove i ragazzi hanno lavoratori sui terreni confiscati alla ‘ndrangheta); a Riace (dove si sono svolti i laboratori sul tema “Diritti, legalità e immigrazione”: luoghi di conoscenza e di formazione).
Molte, le realtà che sono emerse durante i Campi, dove il concetto di “normalità” è stato più volte sottolineato. Perché, è la normalità che si vuole raggiungere: uno status retto da regole e rispetto delle leggi, dell’etica e della morale. E’ questo, infatti, il messaggio che Cgil, Spi Cgil, Arci e Libera hanno voluto lanciare per mezzo di questa significativa iniziativa territoriale in Calabria. Ecco perché Cgil e Spi Cgil hanno deciso di essere partner e protagonisti attivi di questi Campi: per sottolineare che, solo attraverso il rispetto della legalità, solo ponendo una netta distinzione tra zona bianca e zona nera, si può creare un futuro. Un futuro nel segno della giustizia, dell’equità sociale, del diritto al lavoro. Per godere veramente delle proprie libertà.
Nel solco di un cammino, fatto di legalità e di diritti, il Sindacato e le altre associazioni partecipanti (Arci e Libera) hanno, concretamente e con impegno, svolto delle attività che hanno prodotto risultati. Risultati importanti come quelli raggiunti a Riace: due settimane intense, durante le quali, i giovani provenienti da tutta Italia e i volontari-pensionati Spi Cgil (un primo gruppo di Bologna e un secondo di Ravenna) hanno trattato e affrontato temi difficili e complessi.
Con rispetto, hanno ascoltato le testimonianze dei familiari delle vittime di ‘ndrangheta, hanno incontrato realtà di integrazione (il modello di Riace) e quello, al contrario, delle difficoltà di inclusione socio-economica (nel caso della tendopoli di Rosarno). Diversi aspetti di un problema che è, soprattutto, una risorsa. Infatti, nel corso di uno degli ultimi incontri in programma nella seconda settimana del Campo di Riace, i partecipanti hanno incontrato il Sindaco di Rosarno: una donna forte e scomoda, un modello di legalità e di rispetto delle Leggi e dello Stato. Elisabetta Tripodi ha interagito con i giovani e i volontari Spi Cgil di Ravenna spiegando la storia della sua amministrazione: un’amministrazione che porta avanti un “progetto civile attraverso un consiglio comunale rinnovato, un impegno costante e un piano di sviluppo che punta a garantire e creare servizi pubblici essenziali e fondamentali per il bene della cittadinanza. Di tutta la cittadinanza (compresi gli immigrati, nda)”.
Un’esperienza, quella dei Campi di Riace, che – in molti – hanno definito “ricca di contenuti e profondamente emozionante”. I partecipanti, sempre assistiti dagli organizzatori dell’iniziativa (Spi Cgil, Cgil Rc-Locri e Arci Rc), hanno vissuto esperienze importanti, “formative e che ci hanno fatto riflettere. Così, abbiamo conosciuto una realtà di cui leggevamo poco sui giornali o tra i titoli di cronaca; che è profondamente radicata in Calabria ma che, ormai, è presente in tutta Italia”.
“La ‘ndrangheta – hanno sottolineato i campisti – è un’organizzazione criminale potente e di cui, dopo aver vissuto qui nel Campo, conosciamo più aspetti e ne comprendiamo la portata. Adesso, abbiamo gli strumenti con cui decifrarla”. Dalla visita alla Bottega della Legalità di Reggio Calabria e al Porto di Roccella all’ascolto delle testimonianze delle vittime di ‘ndrangheta; dalla Storia raccontata dalla Partigiana Pinuccia all’incontro con gli emigranti; dal colloquio con i Sindaci che fanno buona amministrazione a quello con il Primo cittadino del Paese dell’accoglienza. Ma anche i laboratori a Riace, gli stimoli e le riflessioni scaturite da ciò che si è acquisito, dalle informazioni immagazzinate ed elaborate in modo critico e costruttivo. Infine, le bellezze dei paesaggi della provincia reggina. Ecco, qual è stato il programma sviluppato nelle due settimane del Campo della Legalità di Riace.
Le ricchezze di una cultura e di una storia che affascina, accanto alle brutture di una ‘ndrangheta che – come una piovra – ha i suoi tentacoli in più settori del territorio. Una cultura mafiosa che si sta combattendo quotidianamente e lo ha dimostrato e lo dimostra l’impegno degli organizzatori. Un seme che viene piantato, ogni giorno, per far nascere piantine della Resistenza, della legalità. L’obiettivo del Campo di Riace, come quello degli altri Campi, è stato proprio questo: parlare per non dimenticare, ricordare per reagire. Perché la Resistenza del passato passa per quella dell’oggi, contro ogni nemico delle libertà.