Coisp: “Da Genova nuove minacce a Mario Placanica”
“Non ci stancheremo mai di ripeterlo, 12 anni dopo solo la Polizia di Stato ha saputo trarre le necessarie conseguenze dai drammi che l’hanno coinvolta, ma per il resto è tutto uguale. 12 anni dopo quel maledetto G8 di Genova non è mutato l’odio di alcuni verso le Forze dell’Ordine, a cominciare da Giuliano Giuliani che, con il suo atteggiamento persecutorio nei confronti di Mario Placanica, non fa che istigare ed incoraggiare la violenza verso uomini incolpevoli che sono il bersaglio costante di ignobili delinquenti di turno. 12 anni dopo Mario Placanica sta ancora a sporgere denunce su denunce, per le interminabili minacce che continua a riceveree che, assieme a tutte le altre vigliaccate dei soliti codardi che sanno solo nascondersi la faccia e l’identità, gli hanno rovinato la vita”.
E’ questo il commento di Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, all’indomani dell’ennesima querela sporta da Mario Placanica, ex carabiniere coinvolto nella morte di Carlo Giuliani in occasione degli scontri avvenuti in piazza Alimonda, a Genova, durante il G8 del 2001.
A Placanica sono state rivolte gravissime minacce di morte, questa volta su facebook, come accaduto già in innumerevoli altre occasioni. E proprio in queste stesse ore, intanto, aumenta sempre più il numero dei firmatari della petizione promossa dal Coisp per chiedere la rimozione del monumento in granito posizionato in piazza Alimonda in “onore di Carlo Giuliani”, il giovane manifestante rimase ucciso durante il G8 del 2001 da un colpo di pistola partito dall’arma dell’allora ancor più giovane Carabiniere Placanica, contro ilquale il primo si stava scagliando imbracciando un estintore, nel pieno degli attacchi furiosi che riempivano ogni angolo della piazza in mezzo al fuoco dei mezzi dati alle fiamme dai black bloc che, impugnando ogni genere di arma impropria, circondavano il defender in cui Placanica era intrappolato. Lo stesso ex militare – che in seguito ha lasciato l’Arma dei Carabinieri – ha poi dovuto subire un interminabile iter giudiziario, in ogni grado e sede di giudizio, fino davanti alla Corte Europea, venendo sempre puntualmente ritenuto innocente, avendo agito per legittima difesa. Ma Giuliano Giuliani, padre di Carlo, non cessa di citarlo in giudizio e di recente ha promosso un ennesimo processo in sede civile, puntando ad ottenere il riconoscimento della responsabilità del Viminale, come lo stesso legale della famiglia ha spiegato.
“Non possiamo cessare di ricordare quanto Giuliano Giuliani rappresenti al meglio l’ipocrisia che domina da sempre sovrana sul dramma di quel G8 - insiste Maccari -. Un uomo il cui rapporto con il figlio verrà ricordato per le parole che pronunciò all’indomani della sua morte definendolo un poco di buono e spiegando che lui non lo voleva più in casa, ma che adesso vuole che lo si onori come un eroe perché questo è funzionale alla sua intenzione di mettere in piedi processi farsa per i suoi fini personali. Non accettiamo che lui e altri continuino a infierire su una persona innocente come Mario Placanica infischiandosene del valore della vita che tanto celebrano e che invece continuano a calpestare clamorosamente. Non accettiamo che vengano bollate come violenze ingiuste solo le cose che fanno comodo ad alcuni, e non le aggressioni perpetrate contro gli appartenenti alle Forze dell’Ordine le cui vite furono in pericolo come e quanto quelle di altri cittadini bersaglio della follia di delinquenti mescolati ai manifestanti che violarono le leggi senza alcun ritegno.
Giuliani e gli altri si rassegnino - conclude Maccari-. Chi ha devastato Genova attentando alla vita altrui non è un eroe, non lo sarà mai e non sarà mai celebrato come tale. Non basterà uno, nè cento pezzi di marmo, non basteranno le parole di qualche analfabeta che abbaia insulti contro Placanica, non basteranno le minacce a qualcuno e la finta solidarietà a qualcun altro. Nulla potrà cambiare la realtà - conclude Maccari -, nulla trasformerà un violento incappucciato che attenta alla vita di un Appartenente alle Forze dell’Ordine in un povero giovane dall’anima candida che dovrebbe simboleggiare non si sa cosa e non si sa per chi”.