La Uiltec regionale sull’ordigno ritrovato nelle sede Enel di Rende
“A distanza di una settimana circa dal ritrovamento di un ordigno esplosivo presso i locali dell’Enel di Rende, sono ancora tante e senza risposte, le domande che i lavoratori ed il sindacato si pongono.
Come è possibile penetrare in luoghi di lavoro chiusi al pubblico senza che nessuno se ne accorga e piazzare una bomba col chiaro intento di farla ritrovare? A chi era diretto l’avvertimento? Se era indirizzato all’azienda, quale attività dell’Enel ha ingolosito i bombaroli? Chi ha messo l’ordigno vicino alle rampe che collegano i garage con gli uffici tecnici, sapeva che le telecamere non erano predisposte per registrare ma solo per collegare un monitor?”. E’ quanto si legge in una nota della Uiltec regionale.
“Certo – continua la nota - un paranoico irresponsabile può essere dappertutto e quanto successo a Brindisi lo scorso anno, quando una bomba devastò l’ingresso di una scuola ed uccise una studentessa, lo dimostra, ma se non si tratta di un paranoico irresponsabile, perché proprio all’Enel?
Le nostre sono le domande che si fanno i lavoratori della Zona Enel di Cosenza – Rende e purtroppo sono ancora senza risposta.
Gli inquirenti continuano nella loro opera minuziosa per cercare di dare una risposta a tutti questi interrogativi, ma nel frattempo i lavoratori continuano a prestare la propria opera sotto la pressione che prima o poi possa capitare qualcosa di grave ed irreparabile.
Sappiamo che l’azienda si è mossa immediatamente per ripristinare le telecamere e per attuare altri sistemi di sicurezza, ma fino a quando non si troverà una risposta certa a tutte le domande, si continuerà a lavorare senza la tranquillità necessaria per un’attività pericolosa come quella elettrica, dove l’infortunio è sempre dietro l’angolo.
Confidiamo - conclude Uil Tec - nella professionalità degli inquirenti affinché si riesca a dare riposta ai quesiti dei lavoratori e del Sindacato, ma chiediamo anche all’azienda di volersi dotare di tutte le misure di sicurezza e salvaguardia per evitare, non solo a Cosenza, che quanto è successo non debba più ripetersi”.