Vertenza Atam, Cgil e Filt Cgil Rc-Lo: si rischia bancarotta
Il rischio è che il diritto alla mobilità, che è un bene comune, venga meno. Il rischio è che la bancarotta dell’azienda lasci senza lavoro i dipendenti dell’Atam. È un grido d’allarme, quello che la Cgil del comprensorio Rc-Locri e la Filt Cgil Rc-Locri lanciano a ventiquattr’ore dal tavolo tecnico che si terrà in Prefettura e nel corso del quale verrà delineato il futuro dell’azienda dei trasporti pubblici locali.
L’intero comparto del trasporto gommato regionale è in crisi e, in questo contesto di disequilibrio economico, si inserisce la situazione dell’Atam.
“È la Regione Calabria ad essere la responsabile della situazione in cui ci troviamo: l’unica Regione – ribadisce la Cgil - che non ha subito decurtazioni del Fondo Nazionale Unico Trasporti e che, senza una corretta politica di gestione e programmazione dei trasporti, continua a perseguire una linea che va nella direzione opposta a quella concordata nell’ultimo incontro istituzionale”.
Il debito che l’azienda vanta nei confronti della Regione Calabria ammonta, infatti, secondo credito certificato in sede prefettizia, a circa 22 milioni di euro. Ciò vuol dire: un parco bus quasi fermo per mancanza di liquidità di impresa, disservizi, mensilità non retribuite e tagli in vista per il trasporto pubblico cittadino.
“Nonostante sia stato svolto, nell’ultimo anno – spiegano Mimma Pacifici (Cgil Rc-Locri) e Pasquale Laganà (Filt-Cgil) -, un piano di azienda di lacrime e sangue, in cui è stato chiesto il sacrificio dei lavoratori con un nastro giornaliero non più di sei ore ma di nove ore e il ricorso alla Cassa integrazione in deroga per non pensare maggiormente, in termini di costi, sull’azienda, dalla Regione non è emersa alcuna volontà a mantenere gli impegni sottoscritti.
E viene così a mancare la dignità del lavoro e, soprattutto, il servizio verso la cittadinanza”. “Ci troviamo nel mese di settembre – aggiunge Laganà – con un decreto dirigenziale regionale che comporterebbe, a partire dal mese di ottobre, un taglio lineare del 51% dei servizi che equivale a circa 500-700 posti di lavoro su territorio regionale e, nello specifico a Reggio Calabria, a circa 70-80”.
In questo contesto, in cui il pericolo dello scoppio di una bomba sociale è dietro l’angolo, c’è poi la questione salariale: i dipendenti dell’Atam non hanno percepito le mensilità di luglio e agosto e il resto della quattordicesima (una parte l’hanno ricevuta sottoforma di acconto).
Si tratta però solo della punta di un iceberg che, a poco a poco, sta crollando: “non è solo l’Atam – aggiungono Pacifici e Laganà – ad essere in una situazione di default a causa della non corretta gestione dei fondi da parte della Regione Calabria, ma anche la zona ionica è a rischio isolamento. Perché l’azienda Mediterraneabus non ha i soldi per pagare i propri dipendenti e, quindi, garantire un livello dei servizi realmente efficiente”.
La Regione Calabria non adempie ai propri impegni, continuando a non avere un piano di trasporto pubblici regionale strutturato: “i prestiti richiesti prima alla Banca Popolare di Bari (che ancora non sono stati saldati) e, adesso, alla Banca Carime, dimostrano come non sia corretta ed efficace la politica regionale sui trasporti. Una politica – specificano i rappresentanti di Cgil e Filt-Cgil – che, nei fatti, non esiste. E che si rispecchia nell’Atam: un’azienda a rischio crack perché continua a pagare gli sbagli di una classe dirigente incapace e una cattiva gestione dei fondi regionali”.
“I lavoratori sono scesi in piazza – aggiungono – non perché vogliono qualcosa che non gli spetta. Sono scesi in piazza perché sono stanchi di essere ripetutamente beffati: promesse non mantenute e accordi non rispettati. E, soprattutto, protestano perché a rischio c’è qualcosa di ancora più importante: la possibilità di garantire un servizio pubblico essenziale. Quello alla mobilità. E per farlo, a tutt’oggi, ci si affida agli incassi giornalieri per poter permettere a qualche bus di circolare”.
“Non è possibile che, dopo i tagli sulla rete aeroportuale, portuale e ferroviaria, ci siano quelli sul gommato. È l’isolamento”. “In queste condizioni – si chiedono Mimma Pacifici e Pasquale Laganà – di quale città metropolitana stiamo parlando? di quale futuro di sviluppo se non viene garantito un diritto costituzionale? È la classe politica dirigente ad essere responsabile di questo. È lei che ci deve dare delle risposte. Da parte nostra, continueremo a stare al fianco di questi lavoratori, il cui sit-in di protesta in Piazza Italia non termina oggi”.
“Auspichiamo che la stessa cittadinanza capisca che si sta parlando di un bene pubblico essenziale che sta a disposizione. Un servizio che, soprattutto in prossimità del nuovo periodo scolastico, potrebbe portare gravi ripercussioni in tutte le famiglie”.
“Il Sindacato e i lavoratori dell’Atam – concludono Mimma Pacifici e Pasquale Laganà - si rivolgono alla cittadinanza per avere vicinanza su problematiche che, per davvero, interessano l’intera collettività di una città”.