Vibo, dentro il rudere dell’ex Palazzo Gasparro danzano i ratti

Vibo Valentia Attualità

Se dovessimo provare a mettere un tavolino di raccolta firme per richiedere ai passanti un giudizio sulla sconcia struttura che descrive uno degli obbrobri più sconcertanti presenti in via Scesa Carmine, in pieno centro storico, probabilmente non basterebbe una risma di carta.B Perché non v’è chi, percorrendo quel tratto di discesa che conduce a via Carmine, non sia rimasto scosso dallo quallido scenario rappresentato dal rudere di Palazzo Gasparro, assurto, ormai da anni, ad autentico ricettacolo di immondizie ed erbacce che hanno superato anche la cosiddetta misura ad altezza d’uomo.

Un ricettacolo, per come si evince dalla foto, distribuito e recintato tra quattro mura che ospita, tra l’altro, la “danza” e “dimora” di topi che, indisturbati, sia di giorno che di notte, scorazzano per la preoccupazione dei residenti che più volte nel passato si sono rivolti all’amministrazione comunale per protestare e chiedere l’eliminazione del manufatto. Quello che resta dell’ex, settecentesco, Palazzo Gasparro, di proprietà della signora Laura Gasparro, consorte del notaio Francesco Cutrellè ed oggi trasformato in una vera e propria discarica abusiva, in passato è stato anche oggetto di un tentativo di cessione bonaria, attraverso un prezzo simbolico, da parte della stessa famiglia Gasparro - Cutellè al Comune. Non se ne fece nulla.

“Non è più tollerabile questa situazione – ha detto Leoluca Prestia, imprenditore, che vive, unitamente alla propria famiglia, quotidianamente, gli effetti devastanti, soprattutto sotto il profilo igienico sanitario, la vicenda - perché abbiamo i ratti sotto il muso. E’ necessario che il Comune intervenga subito, senza perdere tempo. Invito il sindaco a sincerarsi di quanto sto affermando e di assumere i provvedimenti più conseguenziali”. L’ing. Antonio D’Agostino, presidente del Forum delle Associazioni, che vive il problema in quanto interessato soprattutto sul piano sociale, spiega, tra l’altro, che “la giunta dell’amministrazione Nicola D’Agostino aveva mandato in appalto un progetto di sistemazione dell’area, precedentemente redatto ma, malgrado l’aggiudicazione avvenuta nell’anno 2012, non si è mai proceduto alla realizzazione delle opere per il venir meno delle risorse finanziarie.

Sembrerebbe che esse facessero parte di alcune economie derivanti dal ribasso d’asta relativo all’appalto dei lavori di ristrutturazione di corso Umberto I, il cui cofinanziamento regionale sarebbe stato revocato a seguito di irregolarità nella rendicontazione delle spese. Il Palazzo venne demolito negli anni ’70 – aggiunge Antonio D’Agostino – mentre il notaio Francesco Cutellè si trovava fuori sede. Se ne lamentò avendo vissuto l’operazione come un atto violento oltre che inutile e dannoso in quanto l’edificio era costituito da strutture massicce per cui sarebbe stato sufficiente, in vista di un suo possibile recupero, rimuovere gli elementi ammalorati: copertura e qualche solaio gesto ”. E’ un problema che giriamo all’attenzione di chi dice di voler bene a questa città e che si dichiara disponibile a spendersi anche per una giusta opera di bonifica che la condizione igienico sanitaria ed ambientale del sito in questione suggerisce.