Successo di pubblico per la Bookhouse al Marca
Il grande successo di Bookhouse. La Forma del Libro ha convinto gli organizzatori a prorogare la mostra sino al 24 novembre prossimo. “Nell’era degli ebook, il libro di carta è ancora il più amato. L’aspetto innovativo e spettacolare della mostra, che ha consentito di rivelare emblematicamente non solo i contenuti del libro, ma la perfezione assoluta della sua forma, ha creato un interesse superiore alle più ottimistiche previsioni,” afferma Alberto Fiz, direttore artistico del MARCA e curatore della mostra.
La rassegna propone una visione del libro emozionante e imprevedibile attraverso l’interpretazione di 50 artisti che hanno reso omaggio a questo magico strumento che da oltre mezzo secolo mantiene fondamentalmente inalterata la sua fisionomia.
Il libro, del resto, così come gli archivi e le biblioteche, sono al centro del dibattito artistico contemporaneo: l’edizione 2012 di Documenta ha dedicato una parte considerevole delle opere a questo soggetto e la Biennale veneziana di quest’anno s’intitola Palazzo Enciclopedico.
In questo contesto s’inserisce la rassegna presentata al MARCA di Catanzaro che, come sottolinea Wanda Ferro, Commissario Straordinario della Provincia di Catanzaro, è stata premiata dal pubblico per i grandi protagonisti che la animano e per le specifiche caratteristiche del progetto che dimostra la forza rigenerativa del libro, nonché la sua vitalità: “Sono particolarmente soddisfatta che questa mostra sperimentale abbia avuto un forte impatto sulle nuove generazioni coinvolgendo, come mai prima d’ora, non solo le scuole della Provincia, ma di tutta la Regione che hanno già prenotato le loro visite sino a fine novembre. Senza dubbio si tratta di uno degli eventi culturali più visitati tra quelli realizzati nella nostra città.”
La mostra è organizzata dalla Provincia di Catanzaro con il contributo della Regione Calabria e rientra nel progetto POR Calabria FESR 2007/2013.
Bookhouse. La Forma del Libro affronta una problematica centrale della nostra società e lo fa attraverso la voce autorevole di un eccezionale gruppo di artisti in un contesto che coinvolge i più importanti linguaggi contemporanei, dalla pop art all’arte povera, passando attraverso la transavanguardia, le videoinstallazioni e le tecnologie più innovative. Tutti si sono confrontati sulla forma taumaturgica del libro, un oggetto così perfetto che Umberto Eco l’ha paragonato alla ruota.
“Il significato del libro risiede nella sua forma pensante”, afferma Alberto Fiz. “Se fosse semplicemente un contenitore di testi o di immagini, sarebbe già stato spazzato via. Mantiene, invece, il proprio ruolo primario in quanto è un oggetto sensibile, in grado di creare un rapporto simbiotico con il lettore e, nello stesso tempo, ha la capacità di organizzare il pensiero. Un messaggio, quello proposto dal libro, partecipativo e polisemico che fissa il provvisorio in permanente e dove l’unità fisica presuppone l’unità di senso.”
Di fronte ad un sistema dove prevalgono oggetti inerti, spesso desunti dalla società del consumo, il libro è di per sé un elemento modulare, di carattere relazionale la cui semplice presenza evoca il contenuto. La grande mostra si sviluppa sui tre piani del museo dialogando anche con la collezione di arte antica.
E’ la prima volta, nell’ambito di un’istituzione pubblica italiana che il libro, inteso come spazio fisico di ricerca, così come dimensione segnica e proiezione della memoria collettiva, diventa il protagonista di una rassegna trasversale di tale complessità che spazia da Claes Oldenburg a Michelangelo Pistoletto; da Anselm Kiefer a Pier Paolo Calzolari; da William Kentridge a Irma Blank; da Pierre Alechinsky a Jiri Kolar; da Jannis Kounellis a Candida Höfer; da Giulio Paolini a Dennis Oppenheim; da Mimmo Paladino a Airan Kang; da Enzo Cucchi a Emilio Isgrò, da Vincenzo Agnetti a Rashid Rana, da Michael Rakowitz a Ceal Floyer. Non manca, poi, una serie di spettacolari lavori site-specific realizzati per l’occasione come Idiom, l’installazione di 8 mila libri alta quattro metri dell’artista slovacco Matej Krén dove un gioco di specchi crea una spirale infinita di volumi in un labirinto di colori e forme profondamente intimista. Sull’esterno del museo, poi, viene collocata la cascata di libri ideata dall’artista spagnola Alicia Martín che coinvolge lo spettatore in un’esperienza fisica ed emozionale. Questi due lavori di così forte impatto sono stati resi possibile grazie alla collaborazione dell’editore Rubbettino che ha messo a disposizione, per questa impresa, oltre 10 mila volumi provenienti dai propri depositi.
In una mostra così trasversale e variegata, non manca nemmeno un libro danzante collocato in una soluzione di 800 litri d’acqua del coreano Kibong Rhee e una camera da letto interamente sviluppata intorno ai libri, alle copertine e ai segnalibri, specificatamente ideata dallo svizzero Peter Wüthrich come ironica ipotesi ambientale. Va osservata dal basso in alto, invece, Hanging Book, l’installazione dell’americano Richard Wentworth che, per l’occasione, rielabora il proprio progetto realizzato nel 2009 per la Biennale di Venezia.
Da Documenta 13, arriva, poi, il libro in pietra di Michael Rakowitz che vuole essere una riflessione, non priva di speranza, sugli orrori della storia.
La mostra del MARCA si svincola dall’ipotesi del libro d’artista, sebbene, in taluni casi, non manchino logiche convergenze per orientarsi verso un’estensione dell’opera d’arte dove il libro diventa esso stesso scultura, installazione o ambiente ed è inteso come la parte che contiene il tutto, una metonimia intorno alla quale si sviluppa il significato dell’opera d’arte.
Se nel 1970 Germano Celant, nel suo celebre saggio Book as Artwork, aveva definito il libro come medium autosignificante, in questo caso lo stesso impone la propria ragione all’opera d’arte che s’interroga sulla permanenza dei segni in una prospettiva dove il contenuto e il contenitore sono per certi versi assimilabili. Il viaggio intorno al libro coinvolge biblioteche e archivi passando dal cavallo-libreria di Mimmo Paladino che contiene i volumi dell’Ulysses di James Joyce illustrati dallo stesso Paladino, all’immagine fotografica di Candida Höfer dedicata alla Biblioteca Nazionale di Napoli dove si relazionano storia e architettura. In questo ambito, spicca From The Entropic Library la straordinaria scultura di Claes Oldenburg e Coosje Van Bruggen di nove metri di lunghezza proveniente dal museo di Saint-Etienne. Si tratta di un’opera del 1989 dove il grande maestro della pop art americana fa esplodere una libreria interrogandosi sul caos linguistico e culturale. Una biblioteca della memoria è quella proposta da Anselm Kiefer con un’installazione dove i libri in piombo entrano in relazione con l’enigmatico poliedro che compare nell’opera di Albrecht Dürer. Se per Michelangelo Pistoletto il libro è l’estensione dello spazio, per Pier Paolo Calzolari rappresenta un elemento sospeso in continua metamorfosi. L’immagine fisica del libro compare nelle opere di Enzo Cucchi e Giulio Paolini, mentre Jannis Kounellis si sofferma sulla dimensione primaria del segno.
Nell’universo digitale, il libro richiede una rinnovata attenzione in quanto si tratta di uno strumento materiale con un immenso potere evocativo e in mostra compare il libro-scultura; il libro scrigno della memoria; il libro come codice senza parole; il libro-ombra; il libro come pluralità di libri; il libro come spazio immateriale, il libro bianco.
Il compito di raccontare le sperimentazioni tecnologiche del Terzo Millennio è affidato allo ZKM di Karlsruhe, il Centro di Arte e Media più importante a livello internazionale diretto da Peter Weibel che affronta la sfida imposta da un sistema dove il libro non è più un corpo solido ma liquido in progressivo movimento.
Le suggestioni e le problematiche imposte dalla mostra, del resto, sono moltissime e comprendono la scultura-dentiera di Dennis Oppenhiem, la biblioteca di fumo di Claudio Parmiggiani, il Cristo cancellatore, una fondamentale opera in 38 libri di Emilio Isgrò realizzata nel 1968, un anno prima di un altro lavoro determinante, il Libro dimenticato a memoria di Vincenzo Agnetti. Il viaggio prosegue con il misterioso video del russo Dmitry Prigov The Evangelist o con un altro video, quello di Gary Hill Big Legs Don’t Cry che già nel 1985 ipotizzava la presenza sensoriale del libro. Ma altre suggestioni giungono dalla poltrona-libro di Art & Language dalle microsculture in carta di Sabrina Mezzaqui, dalla raccolta di libri su Vincent Van Gogh di Stefano Arienti, dall’inquietante video di Paolo Canevari che fa bruciare a fuoco lento Mein Kampf o dalle accumulazioni di Gianfranco Baruchello. Nuovi interrogativi giungono dal libro che attende di essere scritto ipotizzato da Gregorio Botta, dalle riscritture di Irma Blank; dal libro bruciato di Robert Rauschenberg o dalla onirica proiezione della Lettura proposta da Jean-François Guiton.
Il percorso comprende anche le false architetture di Clegg & Guttmann, i disegni del libro cancellato che caratterizzano il video di William Kentridge Anti-Mercator, per proseguire con il paesaggio-libro di Ceal Floyer o con le sedimentazioni archeologiche di Maddalena Ambrosio; con i quadri elettronici di Davide Coltro, con la biblioteca sommersa di Per Barclay o con il libro in tessuto di Maria Lai, l’artista novantatreenne scomparsa nei giorni scorsi.
Una straordinaria e provocatoria biblioteca di immagini, dunque, che permette di realizzare un viaggio nell’arte contemporanea dove il libro viene completamente riscritto.
In un progetto di così ampia portata sono state molte le collaborazioni con istituzioni pubbliche e private italiane e straniere tra cui quella con il Musée d’Art Moderne di Saint-Etienne Metropole, lo Zentrum für Kunst und Medientechnologie, l’Archvio Agnetti, l’associazione Zerynthia-Ram radioartemobile e la Dena Foundation.
La mostra è accompagnata da un libro in italiano e inglese edito da Silvana Editoriale con testi di Achille Bonito Oliva, Alberto Fiz, Lorand Hegyi, Lea Vergine e Peter Weibel. Accanto al saggio inedito di Emilio Isgrò e all’intervista di Mimmo Paladino con Marco Vallora, il volume è arricchito dalle testimonianze degli artisti che raccontano il loro rapporto con il libro.
Gli artisti presenti in mostra: Vincenzo Agnetti, Pierre Alechinsky, Maddalena Ambrosio, Stefano Arienti, Art & Language, Per Barclay, Gianfranco Baruchello, Irma Blank, Gregorio Botta, Pier Paolo Calzolari, Paolo Canevari, Clegg & Guttmann, Davide Coltro, Enzo Cucchi, Ceal Floyer, Maria Friberg, Jean-François Guiton, Gary Hill, Candida Höfer, Emilio Isgrò , Airan Kang, On Kawara, William Kentridge, Anselm Kiefer, Jirí Kolár, Jannis Kounellis, Matej Krén, Anouk Kruithof, Maria Lai, Alicia Martín, Sabrina Mezzaqui, Claes Oldenburg & Coosje Van Bruggen, Dennis Oppenheim, Mimmo Paladino, Giulio Paolini, Claudio Parmiggiani, Michelangelo Pistoletto, Dmitry Alexandrovich Prigov, Michael Rakowitz, Rashid Rana, Robert Rauschenberg, Kibong Rhee, Gerhild Rother, Lisa Schmitz, Richard Wentworth, Peter Wüthrich.