Cosenza: effettuati dalla Polizia più di 1000 controlli ambientali, determinate oltre 300 sanzioni

Cosenza Cronaca

Da circa due anni la Polizia Provinciale di Cosenza, su delega del Procuratore della Repubblica di Paola, Dott. Bruno Giordano, effettua specifici accertamenti, al fine di verificare le modalità di smaltimento dei reflui fognari delle utenze allacciate alla rete idrica ma non alla rete fognaria, per i comuni ricadenti nelle competenze della citata Procura.

Sono stati compiuti, a tal uopo, più di mille sopralluoghi, con l’impiego di 480 uomini, presso le civili abitazioni e i fabbricati dei comuni di San Pietro in Amantea, Lago, Falconara Albanese, Guardia Piemontese, Bonifati, Fiumefreddo Bruzio, Cleto, Amantea, con l’ausilio, quando necessario, delle Polizie Municipali e dei tecnici comunali.

Tale operazione è stata programmata per porre in essere attività di contrasto all’inquinamento del mare, dei corsi d’acqua, del suolo e del sottosuolo, annosa piaga che affligge le nostre fasce costiere, partendo proprio dalle utenze domestiche non allacciate alle pubbliche fognature e, quindi, la stragrande maggioranza delle case e dei fabbricati ricadenti nelle zone rurali al di fuori dei centri abitati.

Gli agenti della Polizia Provinciale sono tuttora impegnati a verificare la sussistenza di eventuali ipotesi di reato, qualora si trovino davanti casi di scarichi non autorizzati che s’immettano direttamente nelle acque provocando, ad esempio, moria di pesci e soffocamento della flora acquatica oppure, nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico/ambientale, qualora provochino coltri di schiuma, acque colorate o alterazioni di vario genere. Cause, queste, di degenerazione estetica e ambientale; tutte ipotesi previste nell’art. 734 del Codice Penale e nel D. lgs. 42/2004.

Ciò che più di frequente è emerso e continua ad emergere durante i sopralluoghi, tuttavia, sono i casi di scarichi non autorizzati che, mediante condotta o sistema stabile di collettamento, vengono direttamente immessi nel suolo, anche tramite fossa settica disperdente (non a tenuta stagna), disciplinati e sanzionati dal D. lgs. 152/2006.

Nella maggior parte dei luoghi esaminati, infatti, si è in presenza di fabbricati costruiti moltissimi anni fa, aventi come unico metodo di smaltimento dei reflui fognari, i cosiddetti “pozzi neri”, in completo contrasto con le vigenti normative. Sono state comminate, dunque, più di 300 sanzioni amministrative per i titolari delle suddette utenze.

I reflui devono essere stoccati in vasche perfettamente impermealizzate che non comportino la possibilità di trasudamento e dalle quali non fuoriescano rigagnoli di scolo, in attesa di un successivo smaltimento. Devono essere qualificati come rifiuti allo stato liquido e sono, pertanto, soggetti alla parte quarta del D. lgs. 152/2006. Gli utenti devono, quindi, dimostrare, tramite esibizione dell’apposito “Formulario Identificazione Trasporto Rifiuti”, di aver fatto ricorso, periodicamente, alle ditte autorizzate a tale smaltimento.

Tramite gli elenchi anagrafici forniti dai comuni, i cittadini sono stati preventivamente informati, di quali siano le norme vigenti in materia ambientale e quale la documentazione da produrre per dimostrare di essere in regola.

L’attività, coordinata dal Comandante della Polizia Provinciale, Dott. Giuseppe Colaiacovo, in continuo contatto con la Procura della Repubblica delegante, proseguirà nei prossimi mesi, con un costante impegno da parte degli agenti dislocati sul territorio, al fine di portare a termine i sopralluoghi sulle utenze rimanenti e di poter sanare tale preoccupante situazione, nel più breve tempo possibile.