Ciclone Cleopatra. Cisal, Saraceni e Iuliano: “Basta fare le stime di danni evitabili!”

Calabria Attualità

“Anche quest’anno, con l’arrivo anche nel nostro Paese del periodo delle piogge di tardo autunno – l’inizio inverno è anticipato con l’amara constatazione che si è costretti a fare la conta degli ingenti danni fisici e a piangere, purtroppo, la perdita di vite umane causate da disastrosi eventi metereologici di una natura che, stanca di subire maltrattamenti d’ogni sorta, si ribella alla mano incurante dell’uomo che ha compiuto e sta compiendo da tanto, troppo tempo scempi paesaggistici in barba ad ogni forma di “autotutela” ambientale. – Si legge in una nota di Paola Saraceni, Segretario Generale Cisal e di Antonello Iuliano Responsabile Nazionale Ufficio comunicazione er rapporti con la stampa e media -

Quanto è accaduto nei giorni scorsi in Sardegna e Calabria (nella prima ancor più che nella seconda), regioni centro-meridionali devastate dall’alluvione provocato dal ciclone “Cleopatra”, è solo l’ennesima (ultima in termini cronologici) conferma di quanto sta accadendo da anni li ed altrove ed è, altresì, ulteriore palese testimonianza del prevalere degli interessi privati su quelli della collettività; del risaltare della più assoluta mancanza di rispetto della natura e delle più elementari norme ambientali di cui, invece, è necessario tener conto quando si progettano prima e, realizzano poi, attività dell’uomo.

Non vi è dubbio che alcune forze ed eventi della natura, seppur prevedibili, non siano controllabili in tutta la loro portata ma, ciò non toglie che la società e prima ancora la politica, in tema di ambiente, hanno sempre fatto e continuano a fare troppo poco e non hanno tenuto debitamente conto delle reali esigenze della collettività, lasciando prevalere l’interesse dei singoli. Così, nonostante i bei discorsi e i tanti convegni e seminari sul tema, quando si è poi trattato di concretizzare una corretta pianificazione di interventi per il ripristino dell’ambiente, si è sempre fatto molto meno del necessario ed investito cifre irrisorie, in nome di esigenze di bilancio.

Ma il bilancio ora deve fare i “conti” con le spese necessarie per gli interventi di soccorso, con quelle sanitarie delle vittime, con quelle per il risarcimento dei danni ai privati e, da ultimo, al ripristino funzionale dello stato dei luoghi (ponti, strade, etc..); ragion per cui, alla fine, non è stato nemmeno tutelato il c.d. “contenimento della spesa pubblica” e dunque, ridotto il passivo di bilanci.

Si è lasciato fare tutto ciò, in un territorio a connotazione morfologica prettamente montuosa e collinare (circa il 70% del totale) quindi – colpevole anche un selvaggio disboscamento, ma non solo - facilmente soggetto a frane e smottamenti, senza però tener conto che i soldi sin qui spesi e che ancora si dovranno spendere per riparare, sono sempre molti di più di quelli che sarebbe stato necessario investire nella prevenzione. Il tutto, poi, con l’aggravante che pur volendo, alla perdita di vite umane non vi è alcun rimedio. Perché, dover poi sempre piangere? Non è sempre vero che “prevenire è meglio che curare”?

LA CISAL FPC – DIPARTIMENTO MINISTERI – PRESIDENZA DEL COSIGLIO – SICUREZZA CISAL Fpc, rammaricata per la colpevole sordità di molti amministratori pubblici, nell’esprimere tutta la propria vicinanza alla popolazione calabrese e sarda (a quest’ultima esprime, anche, le proprie sentite condoglianze per la perdite dei figli), colpite duramente dalla forte alluvione, ringrazia tutte le forze di sicurezza e di protezione impegnate ad aiutare le popolazioni colpite.

La stessa sigla sindacale, per il tramite di Paola Saraceni, Segretario Generale del suindicato Dipartimento, chiede, ora e qui, con forza, interventi coraggiosi e lungimiranti (così come accade in tanti altri Stati dell’U.E. e negli U.S.A., dove ben 81 tornado hanno provocato meno danni di quelli sardi) nonché l’attuazione di politiche nazionali, finalmente e realmente, tendenti a favorire una corretta opera di prevenzione e gestione dell’ambiente e del territorio - con concrete opere di bonifica e messa in sicurezza delle zone maggiormente a rischio - e che pongano fine ad uno sfruttamento selvaggio dei territori per incuria o, peggio ancora, per mero interesse economico di pochi. Basta dover scrutare con terrore il cielo o ascoltare timorosi le previsioni metereologiche! Basta fare la conta e stime di danni in gran parte evitabili! Basta piangere morti!”