Lavoro: Cisl, tutelare meglio chi è affetto da tumore
La Cisl di Reggio Calabria chiede maggiori tutele per i lavoratori affetti da patologie oncologiche "Le patologie oncologiche ed invalidanti non debbono pregiudicare i sacrosanti diritti dei lavoratori" ha detto, nel corso del convegno organizzato dalle Consigliere di parità dell'amministrazione provinciale e regionale, Rosalba Mallamo.
"Il tumore - ha detto la dirigente della Cisl - cambia la vita, ma non i valori ad essa correlati. Il paziente oncologico, oltre il diritto a ritrovare il benessere psico fisico, mantiene il diritto al lavoro e al pieno recupero del ruolo sociale attraverso cui esplica la sua personalità. La peculiarità della patologia oncologica impone cure che si estendono per un lasso di tempo superiore a quello utile per curare altre infermità. La nostra legislazione, alla luce della riforma Biagi, attribuisce al lavoratore assente per malattia - ha spiegato - il diritto alla percezione della retribuzione e alla conservazione del posto di lavoro per un certo periodo, superato il quale il datore di lavoro puo' procedere al licenziamento.
La determinazione del suddetto "periodo" è tuttavia demandata alla contrattazione di 2° livello (il cui principio fondamentale è quello di una concertazione tra aziende e organizzazioni dei lavoratori)". In quella sede, a parere della dirigente della Cisl," eè quanto mai necessario ed indifferibile introdurre una serie di tutele attraverso cui evitare che il lavoratore ammalato perda il posto di lavoro per il decorso del periodo di cura, agevolando nel contempo il suo reinserimento nel posto di lavoro".
Ciò è possibile, ha proseguito, attraverso diverse tipologie di agevolazioni: dalla scelta di una diversa articolazione dell'orario di lavoro che possa consentire al malato di sottoporsi alle necessarie terapie, all'assegnazione di mansioni compatibili con l'eventuale riduzione della capacita' lavorativa. "Così facendo - ha spiegato Mallamo - si possono scongiurare "abbandoni" dell'azienda da parte del lavoratore, o atteggiamenti del datore di lavoro finalizzati a considerare il dipendente ammalato, improduttivo, tanto da modificare le mansioni allo stesso affidate in senso dequalificante e peggiorativo, incidendo anche sulla dignità personale del lavoratore-paziente e sulla sua autostima e immagine sociale, il cui declino asseconda il progredire della malattia. Altri importanti passi - ha detto - vanno necessariamente compiuti in altri delicati ambiti, non ultimo quello logistico amministrativo, ciò al fine di razionalizzare tempi e procedure inerenti cure ed assistenza sanitaria, così da evitare ulteriori "emigrazioni" verso altri lidi sanitari, alquanto onerose, attesa peraltro la presenza in loco di ottime professionalità". (AGI)