Truffa ai danni dell’UE: Gdf sequestra beni per 500 mila euro a Cirò

Crotone Cronaca

I finanzieri del Nucleo Polizia Tributaria di Crotone hanno sequestrato beni (disponibilità bancarie e due terreni) per un valore di € 500.000,00 nei confronti di un imprenditore del cirotano, operante nel comparto agro-alimentare, in esecuzione di un decreto emesso dal GIP del Tribunale di Crotone, Dottor Michele Ciociola.

Quattro sono le persone indagate per concorso in truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Tra questi, oltre agli imprenditori, un pubblico funzionario al quale viene contestato di aver falsamente attestato, in sede di collaudo finale, la conformità degli acquisti rendicontati rispetto alla documentazione fiscale.

Il provvedimento è stato disposto a conclusione dell’attività investigativa che le Fiamme Gialle pitagoriche, coordinate dal Pubblico Ministero Francesco Carluccio, hanno condotto con riferimento ad un finanziamento pubblico, a fondo perduto, erogato all’azienda a fronte di investimenti per l’acquisto di attrezzature e beni strumentali.

Si tratta, nello specifico, di un contributo di €. 500.000, importo corrispondente al 50% della spesa ritenuta ammissibile in sede di concessione, cofinanziato al 50% dallo Stato Italiano e dall’Unione Europea.

Nel corso degli accertamenti, i finanzieri hanno approfondito l’esame dei rapporti economici intercorsi con i fornitori dell’impresa, analizzando attentamente la documentazione contabile relativa agli acquisti dei macchinari ed alle relative modalità di pagamento.

Dalla ricostruzione effettuata, è emerso che il principale fornitore corrispondeva ad una ditta individuale intestata ad un familiare dell’amministratore dell’azienda beneficiaria del finanziamento.

Quest’ultimo, inoltre, era anche delegato ad operare sui conti correnti bancari di entrambe le imprese e, in questa veste, avrebbe documentato operazioni di acquisto non realmente eseguite, o comunque ampiamente sovrafatturate, in modo tale da far lievitare artificiosamente le spese da rendicontare per ottenere il contributo. Di contro, la possibilità di operare sui conti gli ha permesso di dimostrare, almeno apparentemente, la regolarità dei pagamenti.

Tuttavia, la più ampia analisi dei movimenti finanziari ha consentito di individuare dei flussi di ritorno di somme sui conti correnti dell’impresa acquirente, coincidenti anche cronologicamente, perché contestuali o immediatamente successivi ai pagamenti delle fatture.

Questo “circuito” veniva realizzato mediante prelievi di contante da parte del fornitore, con successiva restituzione, sempre in contanti, al cliente, ovvero in taluni casi mediante emissione di assegni circolari in favore dei soci dell’impresa cliente, i quali provvedevano a completare il flusso di ritorno attraverso un versamento a titolo di “conferimento dei soci”.

I riscontri investigativi della Guardia di Finanza, dai quali è emerso anche un altro fornitore che ha sensibilmente gonfiato il valore della cessione di alcuni macchinari, sono stati corroborati ulteriormente dagli esiti di una consulenza tecnica disposta dal Pubblico Ministero che ha evidenziato anche la vetustà delle attrezzature

La Procura Regionale della Corte dei Conti di Catanzaro è stata notiziata per i profili inerenti il danno erariale connesso all’indebita percezione del contributo.