Job Act: riflessioni dei GD Federazione di Cosenza
“Ci destano perplessità le prime dichiarazioni sul Job Act. Sembra tornato di moda lo slogan del governo Monti e della ministra Fornero: “licenziamenti più facili per aumentare l’occupazione”. - È quanto si legge in una nota dei Giovani democratici Federazione Provinciale di Cosenza - L’idea è quella di agevolare i licenziamenti per incentivare gli imprenditori ad assumere, ma nello stesso tempo garantire a tutti coloro che perdono il lavoro un sussidio, a differenza della situazione attuale in cui ci sono solo la cassa integrazione e alcuni sussidi particolari. Quest’ultimo pezzo della proposta è sicuramente coerente con l’obiettivo del Partito Democratico e della nostra giovanile di combattere la precarietà.
Ciò che non ci convince - si legge ancora nella nota - è l’idea che la lotta alla precarietà si possa accompagnare ad una corsa al ribasso dei diritti dei lavoratori. Non solo non è chiaro come vengono recuperate le risorse per pagare un sussidio universale, ma ci preoccupa anche l’idea che per agevolare l’occupazione si debbano rendere più facili i licenziamenti che non hanno una causa economica, ovvero che non dipendono dalle esigenze tecniche ed economiche dell’azienda.
Più che ridurre i diritti dei presunti garantiti, dobbiamo puntare ad un avanzamento delle tutele dei precari, partendo dall’introduzione di un salario minimo legale che possa interessare quelle posizioni lavorative non coperte dalla contrattazione collettiva. Ci sono tantissimi uomini e donne, soprattutto giovani, ai quali non è riconosciuto il diritto costituzionale di “ottenere una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro, sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.”
Combattere la precarietà vuol dire poi incentivare il lavoro a tempo indeterminato e universalizzare le coperture per malattia e maternità a prescindere dalle tipologie contrattuali.
Ma ciò che in primo luogo serve per tutelare i lavoratori è la ripresa della crescita e dell’occupazione. Come spiega bene Krugman, economista e Premio Nobel, quando l’economia va male, il potere contrattuale dei lavoratori si riduce, cioè pur di non perdere il posto, i lavoratori sono disposti ad accettare un peggioramento delle proprie condizioni di lavoro. Al contrario quando l’economia e l’occupazione crescono, i lavoratori sanno che possono rifiutare un peggioramento delle proprie condizioni di lavoro perché possono comunque trovare un occupazione simile altrove.
Ecco allora che più di perderci in fumose discussioni da tecnici giuslavoristi, dobbiamo preoccuparci dell’economia reale, dei consumi e degli investimenti pubblici e privati che restano al palo.
La speranza - si legge infine - è che l’Italia e l’Europa possano finalmente abbandonare le fallimentari politiche di austerità volute dalla destra europea e dalle forze conservatrici. L’appuntamento che il governo Letta ha fissato sin dal suo insediamento è quello del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea. È li che finalmente si possono individuare i settori strategici per l’Europa in cui investire risorse, creare lavoro e fare ripartire l’economia. Non perdiamo questa occasione, torniamo a conciliare crescita e diritti.”