Grillo: fa male sapere che il territorio vibonese è soggiogato dalla mafia
«Fa male. Fa tanto male sapere che il territorio vibonese è soggiogato dalla mafia. E questo non perché non lo si potesse immaginare, i fatti delittuosi sono all’ordine del giorno. Ma perché coloro i quali, come me, in questa provincia sono cresciuti non possono ormai sottarsi all’evidenza». Sono parole amare quelle con le quali il consigliere regionale Alfonso Grillo ha commentato la relazione semestrale della Dia, presentata dal ministro Alfano alle Camere, in cui si disegna la drammaticità vissuta da un territorio distrutto da una pervasiva criminalità organizzata.
«Sì», ha continuato. «A questo punto è un dato di fatto. La provincia di Vibo Valentia è la prima in termini di assoggettamento alla ‘ndrangheta. La mafia esiste ed è forte. Le tante inchieste condotte egregiamente dagli uomini dell’Arma ne hanno scoperto i loschi affari, le guerre tra faide e le corruttele divenute apicali anche nella pubblica amministrazione. Ma se la mafia trova spazio in una società civile, le ragioni non possono che essere diverse». Prima fra tutte, secondo il consigliere, la debolezza della classe politica.
«Molti Comuni nel Vibonese sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose», ha ricordato. «Aborro qualunque tipo di condizionamento mafioso e considero prezioso l’intervento delle Prefetture. A patto che però il favoreggiamento sia inconfutabile, inoppugnabile e sempre dimostrabile. Bisogna stare attenti con queste cose. Se ci si trova alla guida di un territorio, mai lasciarsi condizionare dal criminale di turno. Si deve tenere la schiena dritta e dimostrare al cittadino che anche nelle realtà più difficili si può vivere facendo a meno di chi magari offre una strada all’apparenza più semplice. N
on penso - ancora Grillo - occorrano leggi speciali in favore della Calabria, come sostiene la Bindi. Semmai abbiamo bisogno di misure speciali per l’occupazione, per favorire l’iniziativa imprenditoriale giovanile, l’accesso al credito alle imprese, per incentivare turismo e settori diversi, perché se c’è il lavoro la mafia non trova terreno nel quale affondare le sue radici». Spesso, resta un fatto di mentalità: «C’è una sfiducia dilagante nello Stato - la conclusione -.
Non può funzionare. Dobbiamo tutti, nel proprio, cambiare le coscienze: quelle dei disfattisti e degli arresi. La Calabria è fatta anche, soprattutto, di brava gente. Ma se non ci uniamo contro gli ‘ndranghetisti non sradicheremo mai il fenomeno. Anzi, ne verremo schiacciati. Due manette, purtroppo, non bastano ad estirpare questa mala pianta. E chi ci crede è un sognatore».