I Riformisti italiani sulla situazione ambientale a Crotone
“Nel nostro territorio, l’esponenziale insorgenza di tumori e la conseguente incidenza di mortalità sono non solo un campanello d’allarme, che purtroppo è stato sottovalutato, ma, soprattutto, i chiari indicatori di un ambiente insalubre e pesantemente inquinato”. E’ quanto scrive il coordinatore provinciale di Crotone dei Riformisti italiani, Michele Calvo.
“Il fenomeno - continua la nota - come dimostrano gli inequivocabili risultati delle indagini e degli studi epidemiologici, è inquietante e desta, pertanto, forti preoccupazioni, purtroppo confermate dalla constatazione di fatto che, nella nostra città, i casi di tumori sono il 15% in più rispetto alla media nazionale.
Lo studio Sentieri (Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento), i cui risultati sono stati presentati al XXXV° congresso annuale dell’Associazione italiana di epidemiologia e pubblicati dalla rivista “Epidemiologia e prevenzione”, condotto da trentadue studiosi appartenenti a più istituzioni scientifiche, tra cui l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) ed il Centro Europeo Ambiente e Salute dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità), avente come oggetto di studio ed indagine le cause di mortalità, nel periodo 1995-2002, nelle popolazioni residenti in quarantaquattro siti di interesse nazionale per le bonifiche (SIN), ha rilevato, nella città di Crotone, “un eccesso di mortalità per tumore maligno della pleura sia tra gli uomini sia tra le donne. L’incremento della mortalità per tale patologia riflette un effettivo incremento del rischio di mesotelioma pleurico causato da esposizione all’amianto nel polo chimico di Crotone”. Anche uno studio epidemiologico precedente, sempre svolto dai ricercatori dell’Iss, aveva riscontrato, nel capoluogo pitagorico, un “eccesso significativo di mortalità per mesotelioma pleurico nel periodo 1988-1997”. A livello locale, la Fimmg e la Simg (le principali organizzazioni dei medici di medicina generale) hanno congiuntamente svolto uno studio epidemiologico sulla prevalenza, nell’anno 2002, delle neoplasie maligne nel territorio dell’Asl 5 “Alcmeone” (che comprende tutta la nostra provincia nonché i comuni di Marcedusa e San Giovanni in Fiore). All’indagine hanno aderito e contribuito centodiciotto medici, che hanno raccolto i dati, oggetto di studio ed analisi, su una popolazione assistita di 128.306 individui (63.000 uomini e 64.795 donne) che corrispondono al 67% della popolazione residente. Dai suddetti dati, pubblicati sul bollettino dell’ordine provinciale dei medici chirurghi ed odontoiatri n. 2 del 2004, si è rilevato “un totale di 1.263 neoplasie maligne, di cui 627 negli uomini (49,64%) e 636 nelle donne (50,36%)”, così suddivise per distribuzione anatomica e per sesso: prostata (24,1%), sangue/linfomi (14%), polmone (13,5%), colon (11,6%), rene/vescica (8,8%), stomaco (6,1%), cute/derma (4,3%), fegato (4,2%) negli uomini; mammella (46,1%), utero/ovaie (15,6%), sangue/linfomi (9,7%), colon (8,1%), stomaco (4,4%), tiroide (3,3%), vie biliari/pancreas (2,1%), altre (2,1%) nelle donne.
La stessa indagine ha, altresì, riscontrato che “nello stesso periodo, sono stati segnalati 190 decessi per neoplasie maligne (120 uomini e 70 donne), a cui corrisponde un tasso di mortalità a 100.000, pari a 148,08 (188,9 uomini e 108,1 donne)”.
Dinnanzi a questi dati inconfutabili, ci chiediamo per quale motivo la classe politica, che ha amministrato in questi anni, non abbia prioritariamente focalizzato la propria attenzione sul problema, nonostante la necessità di uno studio eziologico sull’insorgenza delle neoplasie maligne nella popolazione, né messo al centro della propria azione amministrativa la bonifica dell’area della Montedison sin dalla sua dismissione. Di certo, la bonifica dei siti contaminati diviene impellente nonché cogente, ma è anche opportuno, se non addirittura necessario, passare al setaccio tutto il territorio e le zone limitrofe, al fine di rinvenire eventuali discariche abusive di scorie e rifiuti derivanti da attività industriale ed altro, monitorare la qualità dell’aria, controllare la qualità delle acque (potabile e non), effettuare analisi tendenti a rilevare l’eventuale contaminazione della catena alimentare nonché sottoporre la popolazione a controlli e screening, tenuto conto che le tipologie di tumori riscontrati nella stessa popolazione sono varie, come dimostrano i dati dell’indagine condotta dai medici dell’Asl 5 “Alcmeone”.
Per quanto concerne l’ex sito industriale, riteniamo che sia necessario un costante monitoraggio degli interventi di bonifica e di risanamento ambientale, affinché gli stessi siano eseguiti secondo i protocolli e le procedure richiesti, e che, pertanto, sia indispensabile incaricare della stessa supervisione una personalità del mondo scientifico che abbia comprovata competenza ed esperienza sul campo, come i ricercatori dell’Iss o dell’Oms. L’affidamento dell’incarico ad una personalità esterna ed estranea al territorio si rende necessario quanto inevitabile, considerata l’inadempienza di una classe politica che non ha mai programmato ed attuato una seria e concreta politica ambientale, perdendo pertanto di credibilità.
Infine, lanciamo un accorato appello alle istituzioni preposte affinché adottino tutti i provvedimenti e le iniziative richieste per la rimozione dei manufatti in eternit (coperture di tetti, tubi di aerazione, canne fumarie, tubazioni e cassoni per acqua potabile, tubazioni di scarico, ecc.) presenti negli edifici privati, anche perché gli stessi manufatti sono suscettibili di danneggiamento in quanto esposti a fattori di deterioramento (vibrazioni, infiltrazioni d’acqua, correnti d’aria, ecc.,) e, così, le fibre e la polvere di amianto, disperse nell’ambiente, possono essere inalate dagli occupanti, causando gravi danni alla salute”.