Molinari e Barbanti (M5S) sul triplice omicidio a Cassano
Riceviamo e pubblichiamo nota congiunta del senatore, Francesco Molinari e del deputato Sebastiano Barbanti entrambi del M5S sul triplice omicidio avvenuto nei giorni scorsi a Cassano:
“Il terribile triplice omicidio di Cassano allo Jonio ci mette di fronte a due diverse questioni che s’impongono - nostro malgrado - al nostro sguardo.
La prima riguarda l’efferatezza di un crimine che genera orrore nella coscienza collettiva : tre persone uccise, tra cui un bambino di soli tre anni, e poi bruciate per ripagare - forse - l’onta di un’offesa, di uno "sgarro". Un ragionamento così contorto e distante dal nostro essere civili che neanche l'aiuto di un criminologo potrà mai farci arrivare a comprendere fino in fondo i presunti motivi di tale efferato delitto.
La seconda si riferisce, invece, ad un aspetto riguardante un tema assai delicato, tra quelli dei quali si occupa il nostro Stato - quello del diritto all’infanzia e della tutela dei minori : il piccolo Nicola Campolongo - detto Cocò - di appena tre anni, infatti, era stato affidato temporaneamente al nonno, un sorvegliato speciale i cui precedenti annoverano il sequestro di persona, la violenza sessuale e l'associazione per delinquere di stampo mafioso. E lo stesso bambino aveva già vissuto l’esperienza del carcere - entrambi i genitori sono attualmente privi della loro libertà per reati legati al traffico di droga - per l'opportunità offerta dal nostro ordinamento di non staccare la madre dal proprio figlio anche in tale degradante frangente.
Ora, senza voler entrare in questa sede nelle norme che regolano l’affidamento dei minori, ci sentiamo in dovere di sollevare alcuni legittimi interrogativi : dov’erano i servizi sociali? Dov’era il garante dell’infanzia quando un incolpevole cucciolo d’uomo è stato affidato da un magistrato che - forse - ha trattato la sua vicenda in modo troppo burocratico? Quali motivazioni possono aver condotto ad una simile decisione?
Non possiamo non osservare una certa perdita di umanità anche in aspetti fondanti del carattere solidaristico del nostro stato di diritto, nel voler ridurre ad una pratica la necessaria protezione di una vita innocente, e non dobbiamo evitare di trattare questo delicato argomento solo per non aprire la strada tortuosa delle responsabilità, che - allo scopo che interessa - qui non gioca.
La storia di Cocò è la storia di molti, troppi bambini che - pur senza questo orribile esito - vivono sulla propria pelle l’assenza di uno stato sociale attento e presente, forse più debole di quanto occorrerebbe. E di questo, ognuno di noi deve prendersi, fino in fondo, innanzitutto le proprie responsabilità civili, ad evitare che una considerazione meno che scrupolosa di tali vicende umane possa portare a tali barbare conseguenze.”