Sinergie per il Parco nazionale della Sila

Cosenza Attualità

Il Parco Nazionale della Sila e l’Università della Calabria insieme per presentare, nella sala stampa dell’aula magna, il rapporto di ricerca curato dal Consorzio Universitario di Economia Industriale e Manageriale (CUEIM), elaborato per la candidatura di riconoscimento dell’Unesco dello stesso Parco Nazionale della Sila quale patrimonio dell’umanità.

Un lavoro interamente pubblicato nella rivista “Sinergie”, edita dal CUEIM, con il titolo “I territori classificati dall’UNESCO: vantaggi, potenzialità e percorsi per il Parco Nazionale della Sila, del quale fa parte come socio fondatore la stessa Università della Calabria.

E’ stata una buona occasione, introdotta dal Presidente del Parco, Sonia Ferrari, per registrare le adesioni ed il sostegno delle Istituzioni a favore delle aspirazioni del Parco Nazionale della Sila ad ottenere il riconoscimento da parte dell’Unesco che lo proietterebbe nei circuiti internazionali ai fini di una conoscenza diffusa ed attrazione turistica.

In tal senso si sono espressi gli Assessori regionali: Giacomo Mancini (Bilancio e Programmazione) e Francesco Pugliano (Politiche dell’Ambiente), nonché il Presidente dell’Amministrazione Provinciale di Cosenza, Mario Oliverio, e l’assessore alle politiche europee e ai rapporti con l’Università del Comune di Cosenza, Geppino De Rose, che hanno sottolineato i benefici derivanti all’intera regione da tale importante e straordinario riconoscimento, qualora arrivasse e la fiducia è tanta, da condividere e partecipare ad ogni cittadino.

“L’analisi preliminare delle caratteristiche del Parco – ha detto la Presidente Sonia Ferrari – conferma che la Sila può intraprendere con successo il percorso per il riconoscimento nella Rete Mondiale delle Riserve della Biosfera, poiché comprende sistemi ecologici rappresentativi del Mediterraneo ed è un’area significativa per la conservazione della diversità biologica. Le dimensioni del sito appaiono adeguate anche in confronto con altre “Biosfere” e, in caso di designazione, diventerebbe una tra le più grandi Riserve di Biosfera del bacino del Mediterraneo, almeno avuto riguardo alle aree core e buffer,che possono essere ricomprese all’interno dei perimetri dell’area protetta e nei territori dei Comuni limitrofi.

Parole e contenuti perfettamente condivisi dal Presidente del CUEIM, Gaetano Golinelli, che ha parlato dell’ottimo rapporto di collaborazione registrato tra le due istituzioni nella circostanza della stesura del dossier con il supporto dei ricercatori dell’Università della Calabria. “Il riconoscimento di un sito nel sistema UNESCO – ha sottolineato il Presidente Golinelli – muta la cornice di riferimento di un’area protetta, ed allarga il posizionamento dal sistema nazionale complessivo di aree protette a piattaforme di rilevanza regionale e mondiale. Fare sistema attorno a modelli globali di eccellenza implica non solo l’emersione dal contesto nazionale e la possibilità di intercettare occasioni di sviluppo, ma anche realizzare una efficace governante territoriale, sensibile alle istanze locali ed inserita in un contesto di sviluppo dinamico nell’ambito di un disegno di sostenibilità”.

L’iter burocratico della pratica per il riconoscimento dell’UNESCO ed i contenuti storici ed ambientali del Parco sono stati illustrati dal direttore del Parco Nazionale della Sila, Michele Laudati, ricordandone il notevole valore del patrimonio geologico a livello mondiale, che sarà oggetto di una accurata relazione ad opera del prof. Gian Battista Vai, dell’Università di Bologna, utile a proporre successivamente il Parco per la candidatura “GEOARCO”. “In ultima analisi – ha sottolineato il direttore Laudati – gli eventuali riconoscimenti UNESCO (Patrimonio, Geoparco e Riserva MaB) e la Carta Europea del Turismo Sostenibile (CETS), potrebbero garantire, definitivamente, un salto di qualità al territorio del Parco ed ai comuni della Riserva MaB, generando positive ricadute in termini sociali ed economici per le collettività locali e per l’economia dell’intera regione”.

Lo sguardo d’insieme delle varie classificazioni UNESCO è stato oggetto dell’intervento del responsabile della divisione energia ambiente del CUEIM, Stefano Banini, che ha spiegato l’iter per lo svolgimento dell’indagine sulla base di strumenti internazionali di classificazione a favore del Parco Nazionale della Sila, tenendo in considerazione i relativi documenti attuativi.

Un contributo altamente culturale e sociale sul valore del patrimonio boschivo è stato portato dal prof. Orazio Ciancio, Presidente dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali; mentre nella seconda parte del convegno dedicato alle testimonianze dirette degli operatori locali e conoscitori del territorio pertinente al Parco Nazionale della Sila si sono registrati degli interessanti interventi ad opera del Sindaco di Zagarise e coordinatore “Aggregazione dei Borghi del Parco Nazionale della Sila”, Pietro Raimondo, che con parole chiare ha spiegato che l’inserimento nel Programma MaB non deve passare assolutamente in secondo piano. “Tutto dipende da noi e dalla nostra vera intenzione di capitalizzare quello che naturalmente possediamo per fare turismo vero, agricoltura vera, riscoprire l’artigianato e quindi generare economia, ricchezze reali e speranze concrete per i nostri figli”.

“Eppure – ha detto il Sindaco di Spezzano Piccolo, Beatrice Valente – le potenzialità dell’altopiano silano sono infinite: turistiche, scientifiche, rurali, economiche, culturali. Basta solo lavorare con rigore e serietà per trasformare un angolo di paradiso in un territorio che non solo può mantenere la sua identità ma che può realizzare anche le aspettative delle popolazioni locali, trasformandosi in un laboratorio di idee e di opportunità”.

Della tutela del territorio ne ha parlato Giovanni Soda, dirigente del settore programmazione ed internazionalizzazione della Provincia di Cosenza; mentre il prof. Pietro Brandmayr, Ordinario di zoologia all’Università della Calabria, si è soffermato sugli aspetti faunistici della Sila che godono di una notevole attenzione da parte dell’ambiente scientifico nazionale. “Malgrado l’assenza di un progetto integrato, la biodiversità faunistica della Sila – ha affermato il prof. Brandmayr – risulta meglio indagata di quella dei massicci della Penisola Balcanica, se non altro per l’esistenza dell’Università della Calabria e l’attività più trentennale del personale del dipartimento di ecologia”.

Il convegno si è avviato verso la conclusione con una relazione scientifica ad opera del prof. Gian Battista Vai, Ordinario di Geologia presso l’Università di Bologna, e le conclusioni del Rettore dell’Università della Calabria, Gino Mirocle Crisci.

Al centro della discussione viene collocata l’evoluzione geologica del nostro Paese ed in particolare quella del territorio calabrese con al centro l’area silana sottoposta a studi e ricerche internazionali di alto valore scientifico che concorrerà certamente al riconoscimento dell’UNESCO quale patrimonio dell’umanità. E questo consentirà di avviare una campagna d’informazione e conoscenza – è stato l’impegno assunto dal Rettore Crisci – estesa all’intera popolazione calabrese.