Rifiuti, Greco: è bastata la chiusura di Pianopoli per tornare all’emergenza
“Ci risiamo. È bastata la chiusura della discarica di Pianopoli per rigettare nell’emergenza l’intero sistema rifiuti in Calabria. È questo il triste finale di un film visto e rivisto, dove protagonista è il governo regionale calabrese che in questi anni non è stato in grado di trovare, o forse non ha voluto trovare, una soluzione definitiva al problema rifiuti. – Lo afferma in una nota il Presidente del Consiglio Provinciale di Cosenza, Orlandino Greco che aggiunge:
Sembra che sia stato già dimenticato, ma in Calabria c’è stato fino al 31 dicembre del 2012 una fase di commissariamento ambientale lunga quindici anni. Com’è possibile che ci si trovi nel 2014 in una situazione peggiorata rispetto al 1998? Qualcuno ci dica, a parte i costi degli uffici, degli apparati e delle poltrone, a cosa è servito un commissariamento lungo quindici anni. E in tutto questo costa sta facendo l’assessore regionale all’Ambiente Pugliano per impedire che l’emergenza si tramuti in un vero e proprio disastro ambientale. Basti pensare a quanto sta accadendo in una delle nostre “terre dei fuochi”, a Crotone, dove da anni si muore di tumore mentre in attesa della bonifica di un’area colma di rifiuti tossici industriali.
Pugliano spieghi ai cittadini quale sia il vantaggio di mantenere la Calabria in una perpetua situazione d’emergenza, quale sia il disegno politico della Regione che esclude progetti come la cittadella energetica di Castrolibero, quali provvedimenti sono stati presi per bonificare le tante aree inquinate da tonnellate di rifiuti sversati illegalmente. In queste condizioni sarebbe inutile finanche chiedere le dimissioni di Pugliano, che se avesse avuto un minimo di sensibilità politica le avrebbe già rassegnate da anni.
Intanto i dirigenti della Regione, lasciati dai politici in balia del caos, ricordano in una lettera indirizzata ai sindaci calabresi come sia già stata individuata l’ubicazione di nuovi impianti di stoccaggio per completare la dotazione regionale. Peccato che, nella stessa lettera, si precisa che per far fronte all’attuale domanda di smaltimento sono state individuate anche discariche fuori regione e fuori dal nostro Paese.
In questo disegno enigmatico e incomprensibile, quanto sta accadendo a Rossano per la sede di stoccaggio di Bucita rischia di causare gravi ripercussioni sul tessuto sociale delle comunità. Al sindaco e ai cittadini di Rossano va tutta la mia solidarietà, per una battaglia coraggiosa e giusta contro un governo regionale che decide senza consultare i territori, senza una progettazione sistemica.
L’intero scenario risulta caotico: la discarica di Pianopoli (quasi satura) resterà chiusa per almeno una settimana; i rifiuti che ingombrano le nostre città rimarranno in bella vista, con lo spettro incombente dell’emergenza sanitaria, fino a quando non verrà trovata una soluzione tampone; i sindaci saranno costretti ad aumentare le tariffe sulla spazzatura per pagare il turismo dei rifiuti intorno al mondo; l’assessore Pugliano convocherà l’ennesimo tavolo istituzionale mentre a Rossano si continuerà a lottare per impedire che Bucita diventi una sede di stoccaggio.
In questo quadro drammatico c’è l’ulteriore rischio, sempre più plausibile, che venga nuovamente commissariato il settore ambientale della nostra Regione. A voler essere dei malpensanti, si potrebbe credere che ci sia addirittura la volontà da parte di qualcuno, magari di qualcuno intenzionato a ricandidarsi alla presidenza della Regione, di mantenere il settore di rifiuti in uno stato di emergenza per arrivare ad un nuovo commissariamento ambientale. Si potrebbe pensare, che in vista delle elezioni regionali, potrebbero fare comodo delle nuove poltrone dove sistemare politici sulla via del tramonto.
La Calabria rischierebbe così di essere affossata dall’ennesima scelta operata dal centralismo statale e regionale che da troppo tempo impedisce di risollevare il destino della nostra terra. In questo momento storico, così delicato, diventa importante che gli amministratori locali e i politici si uniscano al Movimento per l’Italia del Meridione, che contro il centralismo e il corporativismo burocratico propone una politica legata alla storia e alle vocazioni dei territori.”