Donne: Demoskopica, in Calabria persi 20 mila posti in due anni
Il peso della crisi continua ad alimentare il disagio sociale in Calabria, soprattutto tra le donne: il tasso di disoccupazione femminile nel 2013 è balzato al 23,5%, in rialzo di ben 10 punti percentuali rispetto al 2011. Il che si traduce in quasi 60 mila donne calabresi in cerca di lavoro, vale a dire oltre 26 mila disoccupate in più rispetto al 2011. Parallelamente la quota di occupate si è contratta di quasi 2,5 punti percentuali tra il 2011 ed il 2013 con circa 20 mila posti di lavoro persi tra le donne in soli due anni.
«Il costo della recessione sociale – ha dichiarato l’economista Raffaele Rio - si misura anche nella dinamica del mercato del lavoro. La perdita di 20 mila posti di lavoro tra le donne calabresi pesa come un macigno sulle famiglia calabresi. È come se improvvisamente chiudesse l’intero gruppo Fininvest o, in un colpo solo, restassero a casa tutti i dipendenti del Gruppo Unipol, Edison ed Erg messi insieme.
Anche i primi provvedimenti che sembrano emergere dal Jobs Act del governo Renzi rischiano di peggiorare ulteriormente la condizione della donna nel mercato del lavoro. La prevista ulteriore flessibilizzazione del mercato del lavoro – precisa Raffaele Rio – consentendo al datore di lavoro la possibilità di utilizzare contratti brevi in un arco temporale di 36 mesi potrebbe produrre delle discriminazione nei confronti delle donne quali il mancato rinnovo del contratto alla notizia della maternità o la difficoltà di iscrizione del bambino all’asilo senza la dimostrazione di possedere un contratto almeno annuale.
La politica – conclude Raffaele Rio - presti al mercato del lavoro femminile la stessa attenzione che dedica alla legge elettorale o ad altro, altrimenti ci sarà sempre meno spazio per la ripresa economica e sociale».
Occupazione: in due anni, quasi 20 mila donne calabresi hanno perso il lavoro. Dati inequivocabili, tracciano i contorni di una fotografia ben precisa della situazione calabrese dell’occupazione femminile: dal 2011 al 2013 le lavoratrici sono passati da poco più di 214 mila a poco meno di 195 mila, ossia sono calate del 2,5% lasciando per strada circa 20 mila posti di lavoro in meno. In aumento anche le occupate a tempo parziale del 3,1% passando dal 24,9% del 2011 al 28% del 2012.
Senza lavoro: in due anni, la disoccupazione femminile calabrese aumenta il triplo di quella italiana. Cresce tra le giovani calabresi la percentuale delle “Neet”. Poco più di 26 mila disoccupate si sono registrate in Calabria in soli due anni. A tanto ammonta il numero dell’aumento delle donne calabresi in cerca di occupazione di 15 anni ed oltre nell’ultimo biennio: nel 2011, infatti, le disoccupate in Calabria conteggiate erano pari a 33,6 mila a fronte di 59,7 mila nel 2013, per un incremento totale di “senza lavoro” pari a circa 13 mila all’anno.
Un dato allarmante che trova drammatica conferma anche analizzando il relativo tasso di disoccupazione femminile che, nel breve arco temporale considerato, ha segnato una crescita del 10% passando dal 13,5% del 2011 a ben il 23,5% del 2013 e a ritmi decisamente più significativi del dato nazionale che ha fatto registrare un più 3,5% rispetto all’anno base considerato.
Preoccupa, infine, il crescente fenomeno delle cosiddette “neet”, le giovani calabresi, tra i 15 ed i 29 anni, non impegnate in un’attività lavorativa, né inserite in un percorso scolastico o formativo, stimabili in circa 65 mila persone pari ad oltre il 33 per cento del totale della popolazione femminile calabrese di questa fascia d’età.
In testa alla graduatoria per numero di di donne che non lavorano (inoccupate/disoccupate e inattive) e che non frequentano alcun corso di istruzione o formazione, la provincia di Cosenza con il 34,1% e Reggio Calabria con il 30,8%. A seguire Catanzaro (14,6%), Crotone (11%) e Vibo Valentia (9,5%).