Reggio: grande afflusso all’Assemblea Presinodale del Sinodo diocesano dei Giovani
I 519 posti del Cineteatro Odeon non sono stati sufficienti per far accomodare tutti i giovani accorsi per partecipare alla prima Assemblea Presinodale del Sinodo diocesano dei Giovani “Fede è Speranza, il futuro che noi vogliamo”. Lunedì scorso, infatti, è stata conclusa la fase di riflessione iniziale sul primo tema del percorso sinodale: Famiglia e Affettività.
I lavori dell’Assemblea hanno avuto inizio alle 19.00. Brigida Marino, membro della presidenza del Sinodo, ha ringraziato tutti i partecipanti per il lavoro svolto nelle Parrocchie e nelle zone pastorali: dal 7 febbraio al 18 marzo centinaia di giovani fra 18 e 30 anni hanno condiviso un percorso di riflessione fondato sulla famiglia e su tutte le tematiche inerenti l’affettività: innamoramento, amore, fidanzamento, matrimonio, convivenza, rapporti prematrimoniali, omosessualità e divorzio.
Mons. Morosini, durante la preghiera iniziale, ha affermato con decisione: “Da stasera dobbiamo far germogliare tutte le nostre Speranze che poi saranno accolte e portate avanti nella celebrazione del Sinodo. La Speranza deve portare frutto, deve essere costruita lentamente lì dove ci troviamo: giovani coraggio! Oggi non ci sediamo! Oggi decidiamo di ripartire!”
Terminata la preghiera introduttiva, Giulia Pensabene e Gabriella Sgrò, membri della Presidenza e della Segreteria del Sinodo, hanno illustrato la sintesi dei lavori svolti durante la fase parrocchiale e zonale dei lavori. Prima protagonista è stata la famiglia: “Secondo la stragrande maggioranza dei giovani che hanno partecipato ai lavori”, esordisce Giulia Pensabene, “la famiglia rimane riferimento fondamentale per i giovani. E’ uno dei luoghi più importanti per la crescita della persona, è agenzia educativa che più di tutte influisce sulla formazione in tema di affettività e sessualità, a differenza della scuola che dovrebbe occuparsene più da vicino. E’ considerata prima cellula educativa poiché è il frutto di un amore condiviso e di un progetto da portare avanti insieme”. Ma il lavoro svolto dai giovani non si è limitato alla semplice osservazione e deduzione…si è andati oltre, formulando pagine e pagine di proposte concrete, sintetizzate in undici punti. “Ciò che tutti i giovani chiedono”, afferma Gabriella Sgrò, “è veder crescere il sostegno alle povertà sociali e ai bisogni primari delle famiglie. Lo stato dovrebbe garantire a queste, maggiore assistenza e tutela dal punto di vista economico prevedendo agevolazioni per coloro che desiderano costruire una nuova famiglia”.
Al termine della sintesi Mons. Morosini prende la parola per tirare le fila di tutti gli spunti affiorati dal lavoro dei giovani. Le parole dell’Arcivescovo si sono soffermate su due proposte di impegno concreto “che già da oggi vi invito a mettere in pratica, senza differirle! Siamo chiamati a seminare la Speranza sin da subito!”. La prima proposta formulata dall’Arcivescovo riguarda i rapporti familiari: “Avete scritto in molti che nelle famiglie si registra, a volte, una mancanza di dialogo, l’incapacità di offrire e chiedere perdono, un crescente egoismo e individualismo. Pertanto vi chiedo: fatevi promotori di speranza a partire dalle vostre stesse famiglie! Aiutate i vostri genitori a superare i momenti difficili! Non stateli a guardar litigare! Aiutateli!”. Effettivamente dalle sintesi dei questionari distribuiti nelle 119 parrocchie della Diocesi ed anche nelle Università, è emersa la difficoltà dei figli nel vivere situazioni di tensione in famiglia, spesso causate da incomprensioni dei genitori: sono momenti in cui la Speranza viene meno. Proprio per questo padre Giuseppe ha chiesto che siano proprio i giovani a restituire Speranza ai loro genitori.
La seconda proposta formulata da Mons. Morosini ha a che fare con la dolente piaga della ‘ndrangheta. “Aiutiamo le nostre famiglie ad uscire dal circolo mortale della ‘ndrangheta. Senza risparmio e senza omertà se notiamo che in famiglia ci sono segnali di una presenza malavitosa interveniamo! E soprattutto date l’esempio! Rifiutate il denaro sporco che arriva in casa…credetemi, prima o poi brucerà e incendierà tutta la famiglia!”. Padre Giuseppe continua il suo appello facendo riferimento all’esperienza vissuta durante l’ascolto dei carcerati, soprattutto di coloro che hanno visto infrangere la loro famiglia a causa di attività illecite. Ma proprio la famiglia può diventare la primissima promotrice di legalità. I rapporti buoni vissuti all’interno delle mura domestiche garantirebbero un ostacolo efficace alla crescita della ‘ndrangheta. A patto che si abbia il coraggio di concretizzare il proprio dissenso.
I lavori del Sinodo si concludono poi con gli interventi del pubblico ed anche dei referenti delle undici zone pastorali della Diocesi. Ogni zona ha elaborato un progetto di speranza che viene appeso nel “muro dei sogni”. Il dibattito, guidato da Marcella Falcone e Giulio Lugarà, si è protratto per oltre un’ora ed è terminato con tre domande che saranno riprese nella fase di celebrazione del Sinodo, il prossimo ottobre: consumi l’amore o ti consumi per amore? Educati dalla famiglia…ed io a quale famiglia educo? Quale Verità vi farà liberi?
Con queste domande in testa e nel cuore i giovani della Diocesi hanno lasciato l’Odeon per continuare la riflessione nelle loro parrocchie. Dopo un ulteriore tempo di “approfondimento scientifico”, chiesto proprio dai giovani, su alcune tematiche della prima fase, la Presidenza e la Segreteria daranno avvio al secondo step del cammino sinodale: Cittadinanza e Partecipazione. Altri questionari, altre riflessioni, altri suggerimenti arriveranno dai nostri giovani: riusciremo a farne tesoro?